La transizione delle aziende della mobilità all'elettrico è un trend in continua crescita, ma è anche un persorso fitto di ostacoli: poca liquidità per gli investimenti, poche competenze ma soprattutto una politica opaca. In questo, gli ecoincentivi sono un fattore cruciale. Insomma, sembrano questi gli elementi citati dal report ''E-Mobility Industry Survey'' a cura di Ancma e altre associazioni di categoria come MOTUS-E, ANFIA, ANIE Federazione e l'Università di Ferrara. Parlare di politica e moto, soprattutto in questo periodo, non porta buone notizie...
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Per conoscere questo scenario, sono state intervistate 122 imprese ANCMA che operano nella mobilità tradizionale, ma anche in quella elettrica. L'obiettivo: capire lo stato della transizione industriale verso l'elettrificazione. Dai costruttori di veicoli finiti (24% del campione), ai vari livelli di fornitura, compresi i fornitori di servizi, che rappresentano, ormai, il 25% del totale in Italia. L'indagine mette in luce le priorità delle aziende, ma anche la cultura dell'elettrificazione nel settore delle due ruote: il 65% degli operatori della componentistica ''la mobilità elettrica non è ancora una priorità'', mentre il 40% degli operatori che si stanno ri-specializzando più rapidamente sono OEM (Original Equipment Manufacturers). Non solo: l'ampia domanda di formazione in questo ambito, oltre che gli ostacoli nel percepire sostegni dalla Pubblica Amministrazione, mettono in evidenza come R&D e innovazione siano fondamentali per questa transizione: il 94% dei costruttori di veicoli finiti sta già investendo in questa direzione. L'indagine è dunque una fotografia dello scenario attuale, importantissima - secondo ANCMA - per affrontare i nodi che affliggono il sistema industriale italiano: in primis, i rapporti con la pubblica amministrazione e i suoi finanziamenti, oltre che i rapporti con il sistema della formazione professionale.