Torna il TT e tornano i riflettori sull’isola di Man e sui suoi folli 60 km da percorrere a tutta manetta. Il fascino di una corsa indubbiamente pericolosa ma che sta diventando sempre più un evento mondiale.
SFIDE Cosa spinge un uomo a sfidare la morte correndo a 130 miglia all’ora di media tra muretti case e terrapieni? Probabilmente la stessa cosa che lo spinge correre una gara di endurance di notte sotto la pioggia, a scalare un 8.000 sapendo che ha più di qualche probabilità di non tornare a casa. Oppure la stessa cosa che lo spinge a lanciarsi da un ponte con l’elastico o da un aereo attaccato a un pezzo di stoffa tenuto assieme da qualche cordicella. La parole adatte si chiamano adrenalina e sfida, sfida con sé stesso, con la propria paura e con quella rassicurante sensazione di avere tutto sotto controllo, anche se in realtà si sa bene che non è così.
ODIO E AMORE Il Tourist Trophy per molti è solo una corsa al massacro che ogni anno lascia dietro di sé almeno un paio di morti (anche quest’anno ci sono già stati, nelle prove libere dei sidecar) ma per altri, molti altri è “la gara”, la sfida ultima da affrontare e in cui cimentarsi. In Italia pochi ne parlano se non quando qualcuno ci lascia le penne o quando ci va Valentino Rossi (allora anche i quotidiani che fino al giorno prima l’avevano condannata si mettono a raccontarla in modo epico) ma è un fatto che, nonostante abbia subito una quantità infinita di tentativi di boicottaggio, la gara sul “Mountain” sembra diventare sempre più un evento mondiale e un evento sempre più importante.
EVENTO MONDIALE Siti, riviste, TV, piloti osannati, guest star da tutto il mondo nomi pesanti della MotoGP di oggi e di ieri. C’è stato Valentino, c’è stato Lorenzo, quest’anno è il momento di Mick Doohan e Crutchlow, nomi che in un certo senso contribuiscono a rendere il Tourist Trophy sempre più importante. Insomma, il TT c’era c’è e probabilmente ci sarà sempre, perché ricordiamolo, non essendo più parte di alcun campionato nessuno è obbligato ad andarci e chi ci va lo fa per scelta, proprio come chi decide di scalare gli 8000.
SICUREZZA E TT Il fatto che il TT stia diventando sempre più un evento anche mediatico lo dicono i nomi sempre più “pesanti” dei partner tecnici che abbinano il proprio marchio alla “road racing” più importante del mondo. Arai, Dainese utilizzano una della gare più pericolose del globo per portare il loro messaggio di sicurezza. Sicurezza e TT, sembra quasi un ossimoro ma su quest’isola nei primi dieci giorni di giugno succede anche questo.
I PROTAGONISTI Anche quest’anno c’è stato il pienone di iscritti anche quest’anno i nomi candidati alla vittoria sono sempre gli stessi. Manca Jan Hutchinson il recordman quello che l’anno scorso ha vinto 5 gare su 5 disputate, perché al TT tutti i piloti corrono in almeno un paio di categorie, il recordman è convalescente per un un incidente e non ha potuto essere della partita. Ma ci sono John McGuinnes, Keith Armor, Bruce Anstey e c’è Michael Dunlop l’ultimo erede di una dinastia che al TT è diventata leggendaria. E c’è Guy Martin lui e le sue basette la sua faccia da divo rock. Uno che nella vita poteva fare di tutto e invece aggiusta i camion aspettando di vincere per la prima volta un TT. Martin è l’idolo locale una specie di Kevin Schwantz delle Road Racing, idolo perché velocissimo (suoi diversi record di velocità), spericolato, non ha paura di niente, nemmeno di uscire con le ossa rotte da un botto spaventoso come è successo lo scorso anno.
MARTIN IL DIVO Idolo perché fortissimo ma ancora a secco di vittorie pur finendo 8 volte sul podio. Insomma Guy è un figo, talmente figo da essere diventato protagonista del film sul TT “closer to the edge”, un film in 3d che in Inghilterra ha sbancato il botteghino. Quest’anno è passato dalla Honda alla Suzuki e rinnova la sfida.
ITALIANO DA STRADA Così come la rinnova Stefano Bonetti, l’amico Stefano Bonetti (con lui sono istruttore in un corso di guida) già campione Italiano di gare in salita è l’italiano più veloce di sempre al TT e quest’anno corre per entrare nei primi 15 un risultato che visti i mezzi di cui dispone sarebbe quasi leggendario.
QUALIFICHE Le prime prove dicono che i nomi dei primi al momento sono sempre gli stessi, Anstey, Martin, McGuinnes, Dunlop. Questo è quello che hanno detto le prime prove parzialmente disturbate dal maltempo che da queste parti è una costante. Se volete seguire come sta andando collegatevi qui e potrete seguire il cronometraggio live. Noi continueremo ad ampliare la nostra gallery multimediale man mano che le foto saranno disponibili e lo stesso faremo con i video, giusto per farvi vivere un po’ di adrenalina seduti comodamente alla scrivania.
Video: Keith Armor segue John McGuinnes in qualifica
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Video: Il Mountain visto dal sidecar
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