Ci si può divertire alla grande anche in un trofeo monomarca low cost come la Suzuki Gladius Cup: parola di chi debutta a 48 anni in una gara tra i cordoli dopo una vita di corse in fuoristrada e supermotard.
LA TELEFONATA Sono i primi di agosto e sono sdraiato su un lettino in riva al mare all'Isola d'Elba quando arriva una chiamata dall'amico giornalista (e collega Istruttore di Guida Sicura su Strada) Paolo Sardi, che potrei sintetizzare così:
"Ciao! Volevo sapere se per caso avevi la licenza velocità."
Ed io: "No, Paolo, non ce l'ho! Perché?".
"No, niente, era per sapere! Ciao e buone vacanze! ".
Dopo aver riagganciato, il mio cervello, che era svogliatamente appisolato sotto l’ombrellone, si e' svegliato bruscamente domandandosi perché mai avessi risposto in maniera cosi poco pronta ad una domanda che sicuramente nascondeva qualcosa… di buono. Richiamo al volo Paolo e gli chiedo:
"Scusa, ma nel caso avessi la licenza, cosa cambierebbe? Francamente non ricordo bene se ad inizio anno l'abbia fatta o no (bugia clamorosa: sapevo benissimo che non l'avevo fatta!)."
E Paolo: " Beh, in quel caso ti avrei proposto di andare come Wild Card a fare una gara della Suzuki Gladius Cup a Franciacorta!".
Con il cuore che va mille, rispondo quasi incredulo: "Ora che ci penso bene, mi ricordo che l'ho proprio fatta quella licenza li! Quindi accetto: nel weekend della gara sono sicuramente libero!".
"Ok - fa Paolo- sei ingaggiato. Ti faro sapere i dettagli più avanti! Ciao!”.
DA SOGNO A REALTA' Riattaccato il telefono, non sto nella pelle perché il mio sogno di fare finalmente una gara di velocità in pista, dopo aver sperimentato tutte le altre specialità motociclistiche (trial, cross, enduro, motorally e supermotard) rischia di diventare inaspettatamente realtà. Contemporaneamente all'euforia, monta però anche una certa ansia nel timore di non riuscire a procurami la licenza in tempo utile! Inutile dire che i giorni successivi trascorrono fra telefonate, un viaggio a casa per la visita medica e l'agognato rilascio della licenza che ufficializza la realizzazione del sogno: essere pilota di velocità, anche se solo per tre giorni!
LORENZO IL MAGNIFICO Al fatidico venerdì di partenza verso il circuito, sono carico come una molla e la cosa che rende ancora più fantastico il mio viaggio è che faccio la trasferta insieme al vincitore di tutte le edizioni della Suzuki Gladius Cup sin qui disputate, Lorenzo Segoni, scoprendo, tra l'altro, di essere suo compagno di squadra. Meglio che gli stia vicino ora, perché in piasta sarà dura, dico tra me e me, convincendomi che certe volte la realtà superi la fantasi, con il velato sospetto che, però, il meglio debba ancora venire.
IN GUANTI BIANCHI Arrivato al circuito mi sento accolto come un re, da Fabio e Nicola del Team Gian Moto e da Silvia Procacci di Suzuki Italia, che mi affida alle loro cure. Conosco subito anche Lei, la Suzuki Gladius, che è pure nei mie colori preferiti, blu e bianca. Una volta attaccati gli adesivi con il mio nome cognome e la bandiera italiana sul cupolino mi sento proprio pilota ufficiale con la sua moto, anche se, a dire il vero, la Gladius non la conosco affatto. Tra noi il ghiaccio si rompe quando viene il momento di andare a fare le verifiche tecniche. L'impressione dei pochi metri percorsi, dalla tenda del Team al box dei commissari, è di una grande agilità e maneggevolezza, accompagnate dal suono rauco dello scarico racing LeoVince.
DI TUTTO, DI PIU' Tra il venerdì delle prove libere venerdì e il sabato delle ufficiali riesco, in soli due giorni, a sperimentare una varietà di situazioni meteo che, in certe annate, non si trova nemmeno in una stagione intera di gare: sole e poggia; pista asciutta, pista umida, pista bagnata e pure pista allagata; gomme da asciutto sul bagnato, gomme da bagnato sull’asciutto e – come è normale che sia - gomme da asciutto. La prima sessione di prove ufficiali è preceduta da un piccolo scroscio e mi vede chiudere con il tredicesimo tempo, dopo aver avuto qualche dubbio sul tipo di pneumatico da montare, proprio come un pilota vero, ed aver optato – come tutti, alla fine – per pneumatici da asciutto.
SINGING IN THE RAIN Un’ulteriore possibilita di sperimentare cose nuove me la riserva il turno di qualifiche del pomeriggio di sabato, nel quale speravo inizialmente di migliorarmi. A stroncare ogni velleità arriva un diluvio, che spinge molti piloti a disertare la pista. Io decido invece di provare lo stesso, per fare esperienza, in vista di una possibile gara bagnata ed entro montando gomme rain. Con loro mi si apre davanti un mondo sconosciuto: mai avrei creduto che una gomma potesse tenere così tanto sul bagnato e riusco per la prima volta ad apprezzare la guida sull'acqua, complice una Gladius quanto mai sincera e granitica sull'avantreno, anche in condizioni di asfalto bagnato.
BEN PIANTATA La Gladius mi era piaciuta nelle qualifiche asciutte per questa sensazione di trovarsi su una moto facile, che ti pare di aver guidato da sempre e che ti trasmette una confidenza raramente provate al primo approccio. Con la pioggia mi sorprende la stabilita' dell'avantreno: mai si ha la sensazione che possa alleggerirsi o, peggio, arrivare a prendere sotto e chiudere. Il posteriore, dal canto suo, solo in condizioni di rapida riapertura del gas a moto piegata, innesca una lieve perdita di aderenza che si può però gestire con un po’ di esperienza parzializzando il gas.
LOW COST Insomma, la Suzuki Gladius si dimostra una una moto con un bel motore, che spinge da subito, corposo e con una potenza ideale per il vero divertimento di guida; un vero giocattolo per far provare le emozioni dell'agonismo in pista e procurare grosso godimento con un impegno di guida non eccessivo e, cosa non trascurabile, con bassi costi di gestione. Giusto per fare un esempio, la limitata potenza e la guida fluida e scorrevole che la Suzuki Gladius richiede per ottenere i migliori risultati, fanno sì che un treno di pneumatici sia sufficiente per fare i due turni di qualifica e la gara in condizioni di gomma ottimali, con la possibilità di riutilizzarlo ancora per le prove libere della gara successiva. E anche partire da zero è alla portata di molte tasche. Con poco più di 6.000 euro si compra la moto nuova (ma si può anche spendere meno...) e con altri 2.400 euro ci s’iscrive alle gare della Gladius Cup, ricevendo anche il kit per preparare la moto alla pista (pedane, cupolino, puntale, codone, scarico, centralina, tubi in treccia, etc…) e un po’ di abbigliamento casual.
TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE Suzuki, in puro stile Motomondiale, mette a disposizione anche la sua hospitality, dove i trofeisti si ritrovano a pranzare, a prendere l'aperitivo ed a scherzare insieme come una grande famiglia. Io sono l'ultimo arrivato ma il clima e' di quello che ti coinvolge e ti da' fin da subito senso di appartenenza al gruppo.
ANSIA DA PRESTAZIONE Quando arriva la domenica, si fa sul serio. Ripasso a memoria il programma: ci si allinea, ci si schiera in griglia, si mettono e si levano le termocoperte, si fa il giro di ricognizione e si aspetta che il semaforo rosso si spenga, proprio come fanno i campioni della MotoGP. Prima di entrare in pista l'ansia mi sale alle stelle, cerco di gestirla e mi ripeto che la cosa più importante è divertirsi. Mi guardo accanto e vedo che anche Segoni non scherza più come prima, è silenzioso e serio anche lui; mi rincuoro nel "mal comune".
L'ORA X Entro in pista, percorro il tracciato e trovo i meccanici ad aspettarmi nella mia postazione, anzi si sbracciano da lontano per aiutarmi ad identificare la posizione. Mi fermo, i meccanici alzano la moto sui cavalletti, mettono le termocoperte (spente) per mantenere il più possibile il calore dei pneumatici. Tutto è come sognavo che fosse, se non fosse per Paolo nelle improbabili vesti di ombrellina… Suona la sirena, si levano termocoperte e cavalletti. C’è giusto il tempo per una pacca sulle spalle e alcuni sguardi complici quando si alza cartello del minuto al giro di ricognizione. Rimango solo e tra poco faro' la mia prima partenza in mezzo ad altri piloti con un solo pensiero: come sarà arrivare in gruppo alla prima curva?
TUTTO DA RIFARE Parte il giro di ricognizione, gli altri piloti sfrecciano a velocità quasi da gara, mi accodo e cerco anche io di scaldare le gomme, divoro la pista in un boccone e rieccomi a riconquistare il mio punto di partenza nella fila segnalata dai commissari al muretto box. Semaforo rosso. Acceso, spento: via! Parto bene e cerco di muovermi il meno possibile dalla mia linea e quando arrivo alla prima curva mi inserisco dentro un po’ intimorito e mi trovo in mezzo al serpentone con piloti in ogni dove che cercano di farsi strada. La tensione lascia spazio all voglia di far bene e di mantenere il contatto con chi mi precede. Mi sento bene, senza paura, fino a quando all'uscita della prima variante un pilota davanti a me si mette di traverso cadendomi davanti e costringendomi ad un fuori programma nell’erba e sulla terra umida, dove, per un attimo, da buon endurista, mi sento quasi più a mio agio che non tra i cordoli. Perdo tre posizioni ma non faccio in tempo a rammaricarmi che subito mi accorgo dell'esposizione di bandiera rossa. Si rientra ai box, per una nuova procedura di partenza.
PRONTI? VIA! Eccola qui, ancora un’altra sorpresa riservatami dal mio sogno diventato realtà: ripetere l'emozione del via. Questa volta, forte dell'esperienza appena vissuta, parto nuovamente bene ma, in maniera più decisa, mi porto verso la corda della prima curva guadagnando qualche posizione rispetto alla partenza precedente. Cerco di nuovo di non perdere il contatto dal pilota che mi precede ma il gruppetto davanti si allontana e il serpentone si spezza. Io mi ritrovo al comando del gruppo degli inseguitori ed entro in una specie di trance fino a circa 4 giri dalla fine, quando vengo sopravanzato da un pilota che non riesco più a riacciuffare. Sotto la bandiera a scacchi sono undicesimo ma urlo nel casco e sono felice come se avessi vinto io: mi sono divertito come un bimbo e sprizzo gioia da tutti i pori.
ANCORA! Nel giro d'onore ho già un progetto in testa: quello di voler partecipare, l'anno prossimo, a tutto il trofeo e appena uscito di pista, una volta tolto il casco, chiedo a Silvia di Suzuki di promettermi che la Gladius Cup esisterà anche il prossimo anno, non ricevendo però alcuna rassicurazione in merito. Vi avverto, cari dirigenti di Suzuki Italia: non accetto di essere sedotto e abbandonato in questo modo. In caso di mancato svolgimento del Gladius Cup 2013 vi denuncerò per adescamento di quaranteenager (considerati i miei 48 anni)! Siete avvisati…