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I primi passi del team, le difficoltà e le soddisfazioni. Tutto nasce da qui.
La lista degli iscritti
alla 500 km di AssenNOTTE IN BIANCO Mannaggia alla mia mania di controllare la mailbox ogni sera prima di andare a dormire. Il risultato è che adesso sono qui a scrivere con gli occhi rossi e la testa pesante. Perché nella mia casellina, proprio ieri sera, è arrivato il documento ufficiale dall'Olanda: il sottoscritto è ufficialmente iscritto alla 500 km di Assen prima tappa del mondiale Endurance a cui il team Runner Bike di cui faccio parte parteciperà integralmente.
SOGNO O SON DESTO? È stato come bere un litro di caffé tutto in un botto, che mi ha svegliato dal torpore e non mi ha fatto dormire molto tranquillo. Ci pensate? Partecipo a un campionato del mondo, e non riesco ancora a crederci. Non che la cosa mi giunga all'improvviso, ma vedere il mio nome in quella lista mi provoca un certo brivido (mi hanno storpiato il cognome ma va bene lo stesso). Adesso si fa davvero sul serio, anche se a questa operazione stiamo ovviamente lavorando da un bel po'. Da novembre esattamente, da quando parlando del più e del meno, Ivo Bellezza, Max Tresoldi (del concessionario Maxmotors di Cernusco sul Naviglio il tecnico del team) ed io, forse un po' lanciati dalla vittoria nel campionato europeo di specialità, abbiamo accarezzato l'idea un po' folle di correre nel mondiale. Folle perché eravamo in tre, con tanti buoni propositi, ancora più passione e zero soldi.
L'IMPORTANTE È CREDERCI Non so come sia successo ma da quel breve incontro ne è scaturita una forza di volontà incredibile che ci ha portato, lentamente ma inesorabilmente, ad incastrare un tassello dopo l'altro. Improvvisamente siamo diventati un team, una squadra. In sincronia perfetta ognuno si è mosso per ciò che gli competeva: Max nel reparto tecnico, Ivo per la burocrazia, io cercando di dare a questa iniziativa una certa visibilità, convincendo anche HiPower a dare il proprio importante supporto. L'Endurance non si corre da soli per cui abbiamo trovato anche chi condividerà il sellino con noi (e questa è stata le cosa in assoluto meno faticosa). Ci siamo permessi di scegliere bene: Luca Pedersoli e Ivo Arnoldi, sono due che al gas danno del tu, e il bello è che anche loro sono stati subito "presi" da questa idea.
BASTA UNA MOTO Ma perché vi sto raccontando tutto questo? Perché ho tutta l'intenzione di rendervi partecipi di cosa accade e come si lavora all'interno di un vero team, e perché anche per me un'esperienza del tutto nuova. Come si prepara la moto, come ci si prepara fisicamente, come si studiano strategie di gara e tutte le difficoltà cui va incontro normalmente un team. E poi mi piace pensare che, tutto sommato, questa avventura è la stessa che potreste affrontare voi. Perché quanto mi sta accadendo dimostra che per correre un Campionato del Mondo basta una moto poco meno che di serie e qualcuno che creda nei vostri mezzi.
PAZZA IDEA Insomma, tutto nasce da un'idea un po' pazza. Non nego che, con il lavoro che svolgo, godo di una posizione di vantaggio (la visibilità sul sito e sui giornali è certo una buona carta da giocarsi), ma vi assicuro che tutto ciò che abbiamo l'abbiamo ottenuto soprattutto grazie alla nostra perseveranza. Così, lentamente, telefonata dopo telefonata, mail dopo mail, c'è stato chi ha cominciato a credere in noi. Suzuki per prima (forse anche come premio per aver vinto l'europeo lo scorso anno) che ci ha consegnato due GSX-R 1000 K6 immacolate e ci ha dato l'investitura "team ufficiale Suzuki Italia" (grazie a Max, concessionario Suzuki e ai suoi interminabili appostamenti con Suzuki Italia). La cosa ci riempie di orgoglio perché ci unisce a due team storici e importanti come Celani e Cruciani, gli unici ad essere supportati dall'importatore. Poi, Continental per i pneumatici, Alpinestars per l'abbigliamento, X-lite per i caschi e tanti altri amici (mi permetto di chiamarli così vista la fiducia che ci hanno dato).
15/2/06
Le moto
sono arrivate
nell'officina di MaxPRATICAMENTE DI SERIE All'improvviso, quasi senza rendercene conto, ci siamo trovati immersi in piena atmosfera mondiale e il Runner Bike (questo il nome del nostro team) ha preso quota. Ci piacciono le cose semplici e ci piaceva l'idea di correre con una moto il più possibile vicina a quella che si compra. Per questo abbiamo scelto la categoria Superstock, dove le modifiche ammesse sono minime (ammortizzatore, cartucce forcella, scarico) e dove, quindi, si risparmia anche qualche soldino. Però rinunceremo a tanti vantaggi fondamentali nelle gare di durata. Niente sganci rapidi, niente serbatoio maggiorato, ma questo, se possibile, ci ha caricato ancora di più.
CHI SEMINA RACCOGLIE? Poi abbiamo anche iniziato a "seminare" cercando qualche sponsor che ci aiutasse. Insomma vita dura da team vero. Forse siamo solo dei pazzi, forse siamo tanto appassionati da non vedere le grandi difficoltà che ci attendono. Ma lasciateci dire che questa cosa ci piace da morire. Saremo protagonisti di alcune tra le corse più dure del mondo come Le Mans, Bol d'or, Suzuka e Assen, nomi che mettono i brividi solo a pensarci, ma quello che più mi ha colpito è stato il supporto e l'interesse di amici e conoscenti che si sono prodigati per darci una mano. Un "volontariato" che ha fatto sì che il team crescesse e si sviluppasse praticamente da solo.
Uno dei
primi schizzi sulla
grafica della motoCHE BELLA ATMOSFERA La cosa più bella è l'atmosfera che sto vivendo in prima persona, gli altri "ragazzi" mi stanno trasmettendo una rilassatezza mista a convinzione dei propri mezzi incredibile, che fa lavorare tutti al meglio e non fa pesare il tempo rubato alle famiglie. Perché questa cosa, ovviamente, va avanti parallelamente alla vita normale di tutti noi, che abbiamo un lavoro che continua ogni giorno.
SEMPRE IN RITARDOTutto quindi è piuttosto complicato, soprattutto per chi parte da zero, e per chi parte in forte ritardo come noi (le moto sono arrivate non più di un mese fa). Una vera e propria corsa contro il tempo anche solo per fare la licenza (serve l'internazionale e c'è da affrontare una procedura burocratica piuttosto noiosa). Poi, per esempio, stiamo ancora scegliendo la grafica della moto e siamo ancora in ballo per i serbatoi (che vanno adattati con specifici bocchettoni per il rifornimento rapido), per la carenatura (che deve contenere anche il faro e quindi impone problematiche differenti rispetto ad una normale carenatura racing).
Ivo B. alla
prima uscita
con la K6PRIMO TEST Tra neve e freddo siamo anche riusciti a fare il rodaggio di entrambe le moto, cercando di districarci in mezzo ad una quantità di giornate di prove libere sempre piene. Il primo "test invernale" rischiava di naufragare miseramente. In un giorno mi sono sciroppato 1.000 km di macchina per andare a Rijeka e trovare... una bufera di neve. Il 12 di marzo! Tanto per ben iniziare... Per fortuna il giorno dopo abbiamo ripiegato sul circuito di Adria dove siamo riusciti a far muovere i primi passi alle due moto ancora grezze e ad iniziare a prendere confidenza con quel sellino con cui convivremo a lungo quest'anno. "ma che motore pazzesco che ha! Non passo mai gli 8.000 giri e sono sempre su una ruota" il primo commento di Arnoldi è lapidario... ha corso con tutto ma non aveva ancora provato una Gixxer K6...
DURA LA VITA! A proposito anche per lei sarà una vitaccia, dovrà macinare almeno 15.000 km di pista con l'acceleratore sempre aperto. Un banco prova durissimo che vi racconterò come un vero e proprio diario, una specie di reality da seguire passo passo (ci saranno anche i filmati). Ci seguirete? Io spero di sì e spero che da voi possano anche arrivare suggerimenti, commenti e tutto quello che vi passa per la mente. Intanto, mentre state leggendo io sto andando a Perugia alla Arrow a fare la mappatura alla moto, cercheremo il massimo dei cavalli con il minimo del consumo, perché nell'Endurance consumare meno conta forse ancor più che andar forte. La storia continua...