Tra le svariate novità del Salone di Colonia, Yamaha ha spiazzato un po’ tutti presentando al mondo intero un nuovo motore a tre cilindri chiamato P3. Nessuna informazione certa è trapelata ma qualche idea ce la siamo fatta lo stesso…
DUTTILITA' Yamaha è sempre stata la Casa innovatrice, lo dice la storia, lo dicono i fatti, viste e considerate le primizie tecnologiche provenienti nelle varie epoche dalla fabbrica di Iwata. Parliamo della valvola allo scarico, dei cornetti ad altezza variabile e tanto altro. Non è dunque un caso che Yamaha mostri una certa duttilità nel fiutare le strade giuste e nello sviluppare progetti al passo con i tempi. Stiamo parlando del nuovo motore a tre cilindri chiamato P3, recentemente presentato al Salone di Colonia, di cui ancora non si sa quasi nulla, se non che adotterà l’albero a croce.
STORIOGRAFICO I vantaggi di un motore a tre cilindri, ormai, sono cosa nota: erogazione della potenza estremamente fluida, sempre costante e robusta, la perfetta via di mezzo tra gli scorbutici bicilindrici e gli impegnativi quattro cilindri. E la storia più recente pare stia premiando questa architettura: Triumph, negli ultimi decenni, ha puntato tutto sul tre cilindri, e anche l’ italiana MV Agusta sembra aver captato l’intelligenza del triple. Altro segnale forte arriva dal settore auto, dove pare che il motore a tre sia la soluzione migliore per avere cilindrata contenuta, prestazioni decorose e consumi da record.
NELLO SPECIFICO Tornando al tre cilindri Yamaha P3, l’unico dato certo, come dicevamo, è che avrà l’albero a croce. Questo ci fa ben sperare, visti i notevoli vantaggi sul fronte delle coppie d’inerzia in gioco, decisamente minori rispetto a un convenzionale albero motore piatto. Detto in altre parole, il motore è molto meno pigro a cambiare il proprio stato, ossia più prontezza di risposta al gas, oltre che minore freno motore.
SONO IN FASE Ok, abbiamo capito che il nuovo tre cilindriYamaha P3 avrà l’albero a croce; ma con che fasatura? Essendo a croce, le possibilità si riducono principalmente a due: la prima prevede i due pistoni esterni muoversi all’unisono, con il seguente terzo a 270 gradi. L’altra opzione vede i due pistoni fissati a 180 gradi e il terzo a 90 gradi tra di loro, di fatto un albero motore dell’ R1 troncato del cilindro finale. Quest’ultima opzione, però, genera una coppia inerziale importante, dunque difficile da bilanciare, ma non impossibile. E osservando attentamente il motore, si nota il notevole spazio riservato al contralbero di bilanciamento, segno delle sue notevoli dimensioni.
CHI VIVRA’, VEDRA’ Non sappiamo ancora che tipi di moto andrà a equipaggiare il motore in questione ma qualche ipotesi possiamo farla. La prima cosa che colpisce è la sua estrema compattezza, sia in senso trasversale sia longitudinale e facendo due più due lo immaginiamo incastonato nel telaio di una sportiva di media cilindrata. E’ da tanto, troppo, che la R6 non viene aggiornata radicalmente e questa potrebbe esserne la base. E se invece nascesse prima una naked? Dopotutto, il tre cilindri è perfetto per l’uso stradale, sia per la generosa coppia sia per l’ erogazione dolce come il miele. Chi vivrà, vedrà.