DALLE STELLE... Le corse sono il palcoscenico nel quale le Case motociclistiche mostrano i propri progressi tecnologici e, soprattutto, la competitività dei propri prodotti. E quando si parla di maxi supersportive, il Mondiale Superbike è l’incarnazione della filosofia “vinci la domenica, vendi il lunedì”. Proprio per questo motivo diverse case si sono cimentate nel Campionato Mondiale delle derivate di serie, e negli ultimi anni in tanti ci hanno provato… ma molti senza i risultati sperati. Ecco la rassegna delle supersportive 1000 meno vincenti - e più ''sfortunate'' - nella storia del Mondiale Superbike.
BENELLI TORNADO TRE NOVECENTO RS
Benelli Tornado Novecento RS
Dal 2002 al 2006 la Casa di Pesaro produceva al Tornado, una delle supersportive più controverse di sempre. Peculiarità di questo modello era il radiatore posto sotto la sella del pilota: l’aria veniva incanalata attraverso i due condotti presenti nel muso della moto, e veniva estratta da due ventole sotto il codone. La 1130 non rientrava nei limiti imposti dal Mondiale Superbike, dunque la Benelli entrò nel campionato con la Novecento RS: il suo motore a tre cilindri, nella configurazione stradale erogava 143 CV.
Il team Benelli Sport inizia la sua avventura in SBK da metà stagione del 2001, con l’australiano Peter Goddard che ottenne solo 7 punti. L’anno successivo Goddard corse l'intera stagione, eccezion fatta per le trasferte più costose (Australia, Sud Africa e Giappone): nel 2002 Benelli terminò la stagione con 23 punti e un 11° posto come miglior piazzamento. Dopo questa breve esperienza, la Tornado 900 RS uscì di scena dalla WSBK e rimase in produzione fino al 2006.
Bimota BB3
Bimota ritornò nel Mondiale SBK nel 2014, ben 14 anni dopo l’exploit di Anthony Gobert con la SB8R a Phillip Island. La Casa riminese si avvalse dell’esperienza del team Alstare, e di due piloti come Ayrton Badovini e Christian Iddon. La moto del ritorno in SBK fu la BB3, forte di un motore BMW a 4 cilindri da 200 CV nella versione stradale.
L’approdo in SBK iniziò con un grosso problema: gli organizzatori hanno omologato la Bimota “con riserva”, cioè che in quello stesso anno (2014) avrebbe dovuto raggiungere il numero di unità vendute (125) necessarie alla partecipazione al campionato. La BB3 partecipò dalla seconda tappa (Spagna) fino alla nona (USA) del Campionato, dopodichè Bimota abbandonò la SBK in quanto non riuscì a raggiungere il numero di moto prodotte e vendute. Tutti i risultati ottenuti da Badovini e Iddon vennerò annullati, e Bimota abbandonò definitivamente la WSBK.
EBR 1190
Nel 2014 anche EBR ottenne l’omologazione per partecipare alla WSBK. La Eric Buell Racing arrivò con la 1190 RS, una supersportiva americana con motore bicilindrico di 1.190 cc capace di erogare 175 CV e 132 Nm nella versione stradale. Caratteristica tecnica peculiare di questa moto era il freno a disco anteriore singolo perimetrale, sostituito da un doppio disco tradizionale per la versione da corsa. La moto stradale era di buon livello, tanto che gli americani di Cycle World’s la nominarono “Best Superbike of 2011”.
EBR, supportata da Hero Motocorp, si presentò nella WSBK con una formazione americana formata da Geoff May e Aaron Yates: i due non ottennero nemmeno un punto. Ci pensò la wild card Larry Pegram a portare alla EBR al 14° posto a Laguna Seca. Alla ricerca di risultati migliori, EBR ingaggiò Pegram nel 2015 e, al suo fianco, vi pose il talentuoso Niccolò Canepa. Fu l’italiano a portare a punti la 1190 RS per due volte, fino a quando la Hero EBR cessò immediatamente tutte le attività agonistiche a causa del fallimento della EBR.
KTM RC8 R 1190
L’unica maxi supersportiva mai prodotta dalla Casa di Mattighofen non ha mai partecipato al Mondiale Superbike. In realtà KTM aveva annunciato la partecipazione della RC8 R nel 2009, ma questo non avvenne mai... La moto prese parte al Mondiale STK1000 e ai campionati nazionali come AMA e IDM: proprio nel campionato tedesco la moto vinse il titolo nel 2011. La RC8 R era spinta da un motore bicilindrico LC8 di 1.190cc capace di erogare 175 CV e 127 Nm. Completa il pacchetto ciclistico il telaio a traliccio di tubi, tratto distintivo di KTM. Eccezion fatta per l’exploit nel campionato tedesco, la RC8 R non ottenne mai risultati degni di nota. Ed è forse questo il motivo per cui la moto non arrivò mai nel Mondiale Superbike…
MV Agusta F4 RC
Considerata una delle moto più belle di sempre, la MV Agusta F4 venne presentata a fine anni ’90 e solo nel 2004 approdò nel Mondiale Superbike. In realtà in quell’anno, e in quello successivo, la creazione di Tamburini e Castiglioni fece la sua comparsa in occasione dei GP italiani (Misano, Imola, Monza) in qualità di Wild Card. Senza mai ottenere un punto. Nel 2007 venne iscritta al Mondiale una F4 312 preparata dagli austriaci del team LBR Racing e guidata da Christian Zaiser, il quale ottenne un solo punto nell’arco dell'intera stagione.
Nel 2014 la Casa di Schiranna approdò nel Mondiale Superbike con un team ufficiale. La F4 RC, nonostante l’alta competitività di Leon Camier, non raggiunse mai il podio: più volte il britannico chiuse con il 4° posto, e fino al 2018 la moto si ritirò in diverse occasioni a causa di problemi tecnici o meccanici. Dal 2019, MV Agusta abbandona la SBK per dedicarsi esclusivamente al Mondiale Supersport.
Petronas FP1
Probabilmente uno dei progetti più affascinanti e iconici del Mondiale Superbike. Nata dalla collaborazione con Carl Fogarty, la Petronas FP1 fu una moto pensata appositamente per il successo nel campionato mondiale delle derivate di serie. La versione stradale è attualmente uno dei modelli youngtimer più ricercati sul mercato: forte di un motore da 900 cc, 129 CV e 92 Nm, la FP1 fu guidata dal 2003 al 2004 dal mitico Troy Corser. L’australiano, affiancato da James Haydon prima e Chris Walker poi, fu il pilota che ottenne i migliori risultati con la FP1. Grazie a molteplici top 10 di Corser, nel 2003 Petronas chiuse al 4° posto nella classifica costruttori, nel 2004 invece la Casa terminò al 3° posto assoluto grazie ai podi di Walker a Valencia e Corser a Misano.
Dopo una stagione decisamente brillante, nel 2005 iniziò il declino in quanto la moto iniziava ad accusare i primi segni di obsolescenza. Corser andò in Suzuki (vincendo il Mondiale), al suo posto McCoy e Notman ottennero solo tre Top 10 in tutto l’anno, cosa che non riuscì a Jones e Martin nel 2005. Dopo il graduale calo prestazionale, Petronas ritirò dalla WSBK la FP1.