La notizia: Samsung ha recentemente presentato la sua prima batteria allo stato solido, promette fino a 1.000 km di autonomia e ricarica 10-80% in meno di 10 minuti. Fantascienza, almeno se pensiamo a quello a cui ci hanno abituato le batterie agli ioni di litio tradizionali. Ma come può questa nuova tecnologia dare una “scossa” (pessima battuta, lo so, ma fa caldo) al segmento delle moto elettriche che al momento hanno un elettrocardiogramma piatto? Mettetevi comodi, prendete da bere e provate a seguirmi in questo volo pindarico nel mondo delle supposizioni… al momento non c’è molto di più.
La prima batteria allo stato solido presentata da Samsung
UN PO’ DI TEORIA Per capire l’importanza dell’innovazione Samsung è necessario fare un piccolo approfondimento teorico, niente trattati d’ingegneria, promesso. Le nuove batterie allo stato solido, al contrario di quelle al litio, che utilizzano un elettrolita liquido, ne utilizzano uno solido per l’appunto. Il vantaggio sta nella maggior densità energetica: nello stesso volume ci sta una maggior quantità di kW/h, pari anche a 2,5 volte quelle di una batteria agli ioni di litio. Tra gli altri vantaggi rientrano la miglior resistenza alle fiamme – e dunque più sicure - una maggiore stabilità elettrochimica, che garantisce prestazioni più omogenee nel tempo e una durata maggiore, stimata in 20 anni.
PESO E INGOMBRO RIDOTTI Chiarito il vantaggio delle tecnologia vediamo quali vantaggi porterebbe una volta introdotta anche nel mondo delle due ruote. Primo su tutte il peso ridotto, le batterie sono più leggere e tutti sappiamo quanto questo sia un tema fondamentale, sia per la dinamica del veicolo in movimento, sia per la gestione dello stesso a bassa velocità. Avendo il doppio delle densità energetica si potrebbero poi ottenere pacchi batteria più “capienti” e di conseguenza ne gioverebbe l’autonomia, ma facciamo un esempio. Qualche anno fa ho provato la maxi enduro elettrica Zero DS/X, una moto godibile alla guida, ben bilanciata (nonostante le batterie) ma che andava contro il concetto stesso di avventura con soli 130 km reali, ovvero non limitandosi troppo nel ritmo di guida. Se lo stesso pacco batterie fosse di pari dimensioni, ma con la nuova tecnologia, si riuscirebbero a percorrere circa 260-280 km. Troppo pochi? Forse sì se si considera che le moto adventure con motore termico e i loro serbatoi da 30 litri possono raggiungere anche i 400 km di autonomia, ma qui subentra l’altro vantaggio, ovvero i tempi di ricarica ridotti, quasi a quelli di un pieno di carburante.
La livrea speciale della Ducati MotoE presentata all IAA Mobility
NUOVI COMPETITOR Detto dei vantaggi che potrebbero beneficio alle moto, proviamo ora ad ipotizzare uno scenario che tanto campato in aria non è. Durante la presentazione stampa del progetto MotoE Claudio Domenicali – incalzato dai colleghi in merito all’arrivo di una moto elettrica stradale – fu molto chiaro: solo quando le tecnologie cambieranno, una Ducati elettrica non dovrà essere figlia di un dio minore, dovrà essere allo stesso livello di piacere di guida e prestazioni di quelle con motore termico. Al momento così non è: la Ducati MotoE gira al Mugello in 1:55 circa, a quattro secondi dal tempo fatto registrare da una Ducati Panigale V4 nel CIV, ma non è detto che in futuro le cose non possano cambiare grazie alle nuove tecnologie. Se le batterie allo stato solido dovessero diventare realtà potremmo vedere una Ducati elettrica, ma senza dubbio anche altre case costruttrici non perderebbero di vista l’opportunità, scegliendo di investire nel elettrico favoriti da un contesto decisamente più favorevole.
DOBBIAMO ATTENDERE Ma come dice il detto “non è tutto oro quello che luccica”, nello specifico al momento il limite sta nei costi e nella capacità produttiva delle nuove batterie. I processi per realizzarle sono ancora complessi e la ricerca non ha permesso di individuare elettroliti effettivamente efficaci a livello di conduttività ionica. Servirà ancora del tempo, insomma, quanto non è ancora certo. I costruttori sono molteplici, nel mondo auto c’è chi azzarda il 2026, ma solo su auto di fascia super premium, per le moto ci vorrebbe sicuramente di più, anche per una semplice questione di costi.