Oltre a essere veloce questa incredibile moto elettrica ha un'autonomia di 240 km. Sfrutta infatti il recupero dell'energia, si ricarica in 2 ore e offre ben 135 Nm di coppia. Tutto grazie alle nuove batterie agli ioni di litio ad alta densità. In vendita nel 2010.
DAI PC ALLE MOTO La Silicon Valley: tenete d'occhio questo luogo perché è da qui che molto probabilmente nasceranno i veicoli alternativi del futuro prossimo. Dopo essere nate con i computer, infatti, le big factory della "valle" più tecnologica del mondo si stanno convertendo all'automotive. Sfruttando la tecnologia acquisita nel progettare chip e memorie RAM cercano una soluzione alla mobilità a impatto zero che pare sarà il vero business del futuro. Da quelle parti arriva il progetto della Tesla, l'auto sportiva elettrica realizzata da un gruppo di ricercatori appassionati che sono riusciti a creare una roadster capace di correre a 200 all'ora con 440 km di autonomia.
COME LA TESLALa stessa tecnologia della Tesla arriva però adesso su una moto. Non è, infatti, un caso che Forrest North (creatore della Mission, con sede a San Francisco in California) fosse proprio uno dei cervelloni che hanno lavorato al progetto Tesla. North però ha il pallino delle moto e il suo pensiero fisso era di realizzare una moto a propulsione elettrica. Non una moto qualsiasi però, doveva essere la più performante sul mercato.
La Ducati
"elettrizzata"LA PRIMA ERA UNA DUCATI Assieme ad alcuni colleghi/amici, Edward West e Mason Cabot ha fondato appunto la Mission, e nel luglio 2007 sono riusciti nell'impresa di convertire una Ducati SS del 1994 (donatrice della ciclistica) nella moto elettrica regolarmente omologata più veloce al mondo. Con questo progetto il team della Mission si è piazzato secondo al CCTO (California Cleantech Open), una competizione che premia i progetti a impatto zero più interessanti.
PRONTA NEL 2010 Da qui alla Mission One il passo è stato logicamente breve. Visti i successi incontrati, la Mission ha proseguito nello sviluppo dei propri progetti e nel 2010 sarà in grado di vendere la Mission One a 69.000 dollari (prezzo per i primi 50 esemplari limited). Cara? Forse, ma se pensate che un pieno di corrente vi costerà solo un euro e mezzo, la cifra per l'acquisto si ammortizza relativamente in fretta.
TECNOLOGIA DA PRIMATO Quello della Mission One è un progetto di interesse assoluto, North e i suoi colleghi hanno dato fondo a tutta la migliore tecnologia attualmente disponibile per la propulsione elettrica, in certi casi sopravanzando anche quella già utilizzata nell'auto. Se nelle quattro ruote, infatti, peso e dimensioni delle batterie sono importanti, capirete che nelle moto il problema cresce in modo esponenziale.
IONI DI LITIO La Mission (di cui però non sono note le dimensioni e il peso) sfrutta batterie agli Ioni di litio ad alta densità, le stesse che utilizziamo tutti i giorni per i nostri notebook e per i cellulari. Sono al momento le uniche batterie che riescono a coniugare la capacità di erogare grande energia per un lungo tempo con la maggior leggerezza e compattezza possibile. Il motore è un trifase raffreddato a liquido ed è capace di offrire una coppia di 135 Nm, sempre disponibili a qualsiasi regime (da 0 a 6500 giri, caratteristica questa dei motori elettrici).
Confronto di
erogazione
tra motore
elettrico e termicoSI RICARICA FRENANDO Questo assicura alla Mission One prestazioni più che interessanti, visto che la velocità massima è di 240 km/h. E l'autonomia? Il tallone di Achille di qualsiasi veicolo elettrico è stato risolto in parte con l'utilizzo delle batterie agli ioni di Litio e in parte con un sistema di recupero dell'energia cinetica in fase di rallentamento e frenata. In pratica, quando si sta rallentando o frenando, il movimento delle ruote ricarica le batterie. Lo stesso principio utilizzato dalla Toyota Prius per intenderci. Questo assicura alla moto una autonomia di 240 km prima di doversi fermare alla prima presa elettrica disponibile.
IL PIENO IN 2 ORE L'unico problema, al momento irrisolto, riguarda il tempo per la ricarica, limitato a 2 ore con una presa a 220 Volt, ma che sale fino a 8 ore se la tensione è di 110 V come negli Stati Uniti. Certo che data l'autonomia il problema è marginale, perché a meno di non voler fare un coast to coast, la Mission One ha energia più che sufficiente per una normale giornata di utilizzo.
WIRELESS La tecnologia non finisce qui però, perché la Mission One è dotata di un sistema di acquisizione dati che registra in continuo tutte le prestazioni della moto, scaricabili poi su un normale PC per poter essere analizzate. Inoltre, è equipaggiata con un sistema Wireless che rende possibile effettuare ad esempio un download (!) mentre si sta andando al lavoro...
DESIGN ARDITO Se il design della Mission (opera di Yves Behar e del team Fuseproject) è del tutto fuori dagli schemi, la parte ciclistica è più o meno tradizionale. La parte centrale del telaio in alluminio incorpora le batterie; poi ci sono sospensioni Ohlins, freni Brembo con pinze radiali e cerchi Marchesini in alluminio forgiato in grado di ospitare pneumatici da 120/70 e 190/55. Non la trovate una novità... elettrizzante?