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Chicara, quando la moto diventa arte


Avatar Redazionale, il 18/11/08

16 anni fa - Le custom visionarie di un artista giapponese

Un artista giapponese dedica lunghissime ore alla realizzazione di custom visionarie. La sua ultima creatura è, però, uno scintillante ciclomotore. Lustratevi gli occhi.

RITORNO ALLA VITA Chicara Nagata è prima di tutto un artista giapponese. In seconda battuta è anche un appassionato di meccanica e di moto, tanto da aver realizzato una serie di vere e proprie sculture su due ruote, perfettamente funzionanti e splendide da ammirare. All'età di trent'anni, questo virtuoso cesellatore di meccanica fine ha avuto un terribile incidente stradale. Dopo otto mesi di terapia intensiva, tornato alla vita normale, si è chiesto perché lui si era salvato, mentre molti altri nelle sue stesse condizioni, no.

L'ARTE COME CELEBRAZIONE Oggi, a 46 anni, Nagata - il cui nome significa "potenza" - sa che ciò che lo ha salvato è anche il motivo per cui ha deciso di dedicare la sua vita a onorare chi ci ha lasciato e chi ha permesso la sua guarigione, facendo arte. Un'arte particolare, però, che dopo qualche tempo dedicato alla grafica pura si è poi concentrata sulla realizzazione di una moto custom, molto particolare. Completarla gli ha richiesto ben sette anni perché, a differenza di chi, per costruire una special, non fa altro che ordinare le parti speciali adatte, Nagata ha deciso di realizzare a mano ogni particolare.

ORARIO CONTINUATO? È per questo che le sue custom, più che special, sono delle vere e proprie opere d'arte, dal costo ovviamente per pochi e buono per un'asta da Christie's (si parla di un milione di euro, ma non ci sono conferme). Un'arte che, nel tempo, si è ovviamente affinata, tanto che per la realizzazione della sua ultima creatura, la IV, ci sono volute "solo" 7.500 ore di lavoro. Come sulle altre creature dell'artista giapponese, questa creazione utilizza come base di partenza un motore non moderno. Bicilindrici Harley-Davidson degli Anni 40 o unità costruite in giappone a cavallo tra gli Anni 50 e il 1966, da dove arriva anche il monocilindrico Honda di derivazione scooter utilizzato sull'ultima meraviglia di Nagata, il ciclomotore più stiloso del mondo.

COLPO DI FULMINE Al di là del fatto che questi oggetti sono costruiti a mano con estrema perizia e meticolosità, quello che stupisce delle realizzazioni di Nagata sono anche alcune soluzioni tecniche utilizzate, scelte sempre con un occhio all'estetica, oltre che alla funzione, come i freni rigorosamente a tamburo piuttosto insoliti su una moto del XXI secolo. Chi è appassionato di meccanica, ma anche solo di design, non può non rimanerne affascinato, mentre lo stupore generato da alcune soluzioni è da colpo di fulmine immediato.

SE BELLO VUOI APPARIRE...
Funzioneranno queste moto? Difficile dirlo, anche perché non c'è notizia che qualcuno le abbia mai guidate. Il mondo custom è la fonte d'ispirazione, per cui non sorprendono l'impostazione allungata della posizione di guida o la sua apparente scomodità. Meno banali, invece, sono alcune soluzioni scelte per le sospensioni. Sulle custom l'avantreno sfrutta uno spettacolare sistema a parallelogramma, simile a quanto utilizzato da BMW con il loro Duolever, sebbene sia in realtà un brevetto di Nagata.

MOLLE AL CENTRO Il ciclomotore IV usa invece una soluzione diversa, dove le molle della sospensione anteriore e di quella posteriore si ritrovano affiancate, sull'esile trave superiore del telaio. Come in un viaggio a ritroso, infatti, Nagata con le sue opere compie il percorso inverso rispetto a quella che è stata l'evoluzione storica delle moto.

COME AI PRIMORDI
Da semplici biciclette munite di motore e sospensioni rudimentali, infatti, la moto è via via diventata un complesso meccanico molto più raffinato e robusto, con il motore posto al centro del telaio e il serbatoio racchiuso fa le travi centrali dello stesso. L'ultima opera di Nagata, invece, sembra la riedizione delle moto del primo 900, con un esile telaio in tubi a cui vengono applicati freni più potenti e un propulsore di cilindrata ridotta. D'altra parte, anche la potenza installata è d'altri tempi, solo 1,5 cavalli...

CHE GRINTA! Curiosamente, il risultato è di una grinta incredibile, grazie anche alla scelta di lasciare tutti i metalli a nudo o al massimo ricoperti solo da un sottile strato di trasparente. Guidabili o meno, comunque, tutte le moto uscite dalla fantasia e dalla passione di Nagata rimangono oggetti che incarnano in maniera perfetta il fascino delle due ruote a motore, quello stesso fascino che, in oltre 100 anni di evoluzione, ha portato alle moto moderne, forse anche perdendo per strada un po' della capacità di far innamorare delle origini.


GUARDALA IN GRANDE











Pubblicato da Michele Losito, 18/11/2008
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