A dicembre 2019 l'Unione Europea ha firmato il Green Deal, che imposta il continente sulla strada della neutralità carbonica entro il 2050, scooter e moto inclusi. Ma c’è di più perché ancor più recentemente, nel luglio 2021, la stessa UE ha emanato pacchetto legislativo che fissa un obiettivo ancora più ambizioso: ridurre le emissioni del 55% entro la fine del 2030. Le case costruttrici di auto e moto (Kawasaki l’ultima in ordine cronologico) si stanno attrezzando per non farsi trovare impreparate, ma a livello politico la battaglia va avanti. L’ACEM (Associazione Europea dei Produttori di Motocicli) riconosce l'importanza di ridurre i gas serra e altri inquinanti, ma non pensa che la soluzione al problema sia la totale conversione all’elettrico del parco circolante a due ruote.
Inquinamento da CO2
PICCOLA PARTE L’ACEM parte nella sua “guerra” all’imposizione dell’alimentazione elettrica sottolineando come ci sia disparità tra automobili e veicoli a due ruote. Nell'UE, moto e scooter rappresentano solo il 2% dei veicoli attualmente immatricolati. Oltre alla rappresentazione minuscola, i veicoli a due ruote rappresentano solo una frazione della CO2 emessa dalle controparti a quattro ruote. In media, le auto espellono 2 tonnellate di CO2 all'anno, mentre moto e scooter sono responsabili di un sesto di tale quantità annuale.
Niu NQi GT/S
UN POSTO PER OGNI CARBURANTE Per questo motivo, ACEM propone l'approccio ''veicolo giusto, posto giusto, energia giusta'' alla decarbonizzazione. Questa strategia punta sulla diversificazione, una sorta di ''percorso multiplo'' basato sulle esigenze, le prestazioni e la fattibilità dei clienti. ACEM è favorevole all’utilizzo di veicoli leggeri e di piccola cilindrata per l'elettrificazione, poiché utilizzati per spostamenti brevi, hanno ingombro ridotto si adatterebbero alla disponibilità delle risorse e degli spazi ristretti delle città. Al contrario, le moto per il tempo libero come le moto da turismo sportivo e da gran turismo non trarrebbero vantaggio dall'elettrificazione a causa del peso e degli ingombri delle batterie e della scarsa autonomia messa a disposizione dalle stesse. ACEM, invece incoraggia l'UE per aiutare a sviluppare combustibili ecologici per motori a combustione interna (ICE) fino a quando le batterie elettriche e i propulsori non saranno in grado di gestire le esigenze di autonomia e velocità della strada aperta. Con un piano così flessibile, ACEM ritiene che l'industria motociclistica possa continuare a produrre diverse linee che si rivolgono a un assortimento di fonti di energia.
Suzuki GSX-S1000 GT 2022: la prova
SUL “PEZZO” DA TEMPO Ad avvalorare il suo piano d’azione, ACEM ha dimostrato come nelle due ruote si siano ridotte sostanzialmente le emissioni ormai già da parecchio tempo: ''Con l’introduzione dell’Euro 3 abbiamo ottenuto una notevole riduzione del 94 percento delle emissioni di monossido di carbonio e idrocarburi e una riduzione del 50 percento delle emissioni di azoto. L’arrivo dell’Euro 4 ha comportato una riduzione del 25% rispetto all’Euro 3 e i regolamenti Euro 5 hanno fornito un ulteriore taglio del 25%”. L'organizzazione afferma inoltre che ''la mobilità urbana rappresenta il 40% di tutte le emissioni di CO2 del trasporto su strada e fino al 70% di altri inquinanti dei trasporti''.
L’IMPORTANZA DELLE INFRASTRUTTURE Naturalmente, con la rapidità dello sviluppo tecnologico, non è detto che in futuro batterie e motori elettrici non faranno passi da giganti, tali per cui il motore a combustione interna possa andare definitivamente in pensione. Oltre all’impegno dei costruttori, però, è necessario che i governi locali aiutino a creare le infrastrutture necessarie, che potrebbero essere il più grande ostacolo agli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione dell'UE.