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Mondiale Endurance: in diretta da Zolder


Avatar Redazionale, il 18/06/06

18 anni fa - 6 ore di saliscendi

Prima volta per tutti sul circuito di Zolder, che si riaffaccia alle gare che contano. Un circuito impressionante per tecnica e che richiede grande coraggio. Ma che emozioni! Il report giusto prima della gara che durerà 6 ore.

Benvenuto nello Speciale MONDIALE ENDURANCE: UN SOGNO CHE SI AVVERA, composto da 13 articoli. Seleziona gli articoli di tuo interesse cliccando il sommario MONDIALE ENDURANCE: UN SOGNO CHE SI AVVERA qui sopra, oppure scorri a fondo pagina la panoramica illustrata dell'intero speciale!


Guarda il filmato


FIDARSI È BENE Mai fidarsi delle mappe dei circuiti. Purtroppo li rappresentano solo in due dimensioni. Quando è venuto il momento di correre in Belgio sullo storico tracciato di Zolder mi sono dato da fare per cercare una mappa del tracciato che indicasse almeno da che parte si gira. Si trova poco o niente (ho trovato una foto), anche perché questo è stato un circuito praticamente abbandonato dal grande giro delle moto per un po' di tempo, e solo ora ha intenzione di riaffacciarsi nelle gare che contano. Fino a tre mesi fa era chiuso per i lavori di ricostruzione e asfaltatura e adesso è stato anche modificato in qualche curva per migliorarne la sicurezza.


MA LO SANNO CHE CI LAVIAMO? Peccato che però non abbiano migliorato le strutture: 4 bagni e 6 docce in tutto il paddock mi sembrano un po' pochini per soddisfare i bisogni igienici e corporali di un migliaio di persone almeno. Vabbè che i motociclisti sono dei tipi ruspanti, ma si lavano anche loro! Però il circuito è immerso in un bosco bellissimo e la sera, quando le moto smettono di urlare è un vero piacere sentire gli uccellini che cantano. Direi che anche per quanto riguarda la sicurezza si poteva fare decisamente di più.

PISTA ALL'ANTICA Una volta in pista la prima cosa che mi è venuta in mente è stata "ma questi sono matti". Sebbene modificato, Zolder resta un circuito all'antica: i muretti vicini al circuito si sprecano e le vie di fuga in certi punti sono tali solo di nome. In più, aggiungete un paio di scollinamenti da terza piena dove con le 1.000 si decolla come con lo Shuttle, una serie di staccate in discesa e/o a moto inclinata e avrete un'idea di cosa significhi correre qua dentro. Se non l'avete visto guardate il filmato, ho fatto un giro in bicicletta per tentare di spiegare meglio le caratteristiche.


CHE TENSIONE! Insomma questa pista è incredibilmente tecnica e difficile, e ci vuole davvero un gran pelo per affrontarla. In ogni caso questa volta ci conforta il fatto che si parte ad armi pari. Nessuno (forse qualche equipaggio indigeno, ma non ne siamo sicuri) ha mai girato su questo circuito e per la prima volta possiamo dire di essere realmente allo stesso livello degli altri. Al punto che la Flammini ha messo a disposizione 4 ore di prove libere supplementari il giovedì per consentirci di imparare la pista, e quando si parte da zero siamo tutti uguali. Di sicuro mi ha fatto un certo effetto vedere tanta gente "al pascolo" in pista. Noi che eravamo abituati a vederci sventolare in faccia tutte quelle bandiere blu ad ogni giro adesso facciamo quasi i baldanzosi passando un sacco di gente.

TUTTI UN PO' PIÙ UMANI Anche l'imprendibile Suzuki ufficiale pare essere un po' più umana, almeno il primo giorno. Giovedì facciamo quindi conoscenza con un circuito che mi fa talmente impressione da rendermi gli avambracci marmorei dopo tre giri. La tensione per gli scollinamenti, dove l'aderenza dell'anteriore sembra più di qua che di là, ti fa stritolare il manubrio tanto che dopo tre giri mi fanno male le mani e sono già a pezzi. Ma a guardarsi in giro non è che gli altri facciano meno fatica. Tra l'altro, sembra di essere tornati a novembre, fa freddo, c'è tutto grigio e il cielo ogni tanto manda qualche goccia.


BELGIO ACCALDATO Per fortuna, il venerdì tutto torna alla normalità per una stagione estiva: sole e caldo, fin troppo. Il momento del confronto ufficiale ci vede piuttosto su di giri. Vista la buona base di partenza di Albacete trovare l'assetto è meno problematico del solito, siamo sempre più in sintonia con le Bridgestone e ci possiamo quindi concentrare solo sulla guida.

PROVE ALLA GRANDE Il primo tabulato che ritiriamo in direzione gara ci piazza quattordicesimi assoluti e primi della Stock, mi viene quasi da piangere per l'emozione... anche perché i tempi sono molto vicini al nostro passo. Alle verifiche facciamo anche la conoscenza con la fiscalità dei commissari Belgi, secondi solo ai francesi di Le Mans quanto a rompimento e pignoleria. Più che altro la cosa che fa più arrabbiare è che le cose che vanno bene in un circuito in quello successivo non vanno più bene.


CE N'È SEMPRE UNA Dopo 4 gare la novità è che la protezione in carbonio che abbiamo messo per riparare il forcellone in caso di caduta non è più regolamentare perché potrebbe variare la robustezza del forcellone. Come se un foglio in carbonio spesso come carta velina e fissato con il silicone potesse irrigidire un forcellone!! 3 verifiche consecutive senza problemi e adesso siamo irregolari? Mah, credo che forse i commissari FIM dovrebbero chiarirsi bene le idee. Così mandano solo in confusione la gente.

PROVE UFFICIALI Il sabato ovviamente le cose cambiano. Il circuito più o meno l'hanno imparato tutti, le gomme da tempo falsano un po' i parametri. Quelli che le hanno (ovvero praticamente tutti) entrano, sparano tre giri a cannone e fanno dei gran tempi.Anche noi, però, miglioriamo di parecchio e, oltretutto, miglioriamo anche il nostro passo. Mentre la solita Sert finisce in pole position regolando anche il team di casa, Honda Van Zon (che schiera nientemeno che Stephane Mertens), per la prima volta riusciamo a limitare il distacco dalla pole a 5 secondi e spiccioli (a Le Mans ne avevamo presi 7), piazzandoci ventitreesimi assoluti e terzi nella classe stock.


TUTTI VICINIIl tempo 1.37.9 è di Arnoldi ma siamo tutti in un secondo: Bellezza 1:38:2, e il sottoscritto 1.38:9. Mai siamo stati così avanti in griglia, e mai sono stato così vicino al nostro miglior tempo. A questo punto non occorre sbagliare nulla. Per questo proviamo e riproviamo le soste ai box, Max controlla la moto manco fosse un orefice, e proviamo perfino la partenza che a Zolder avviene dal lato opposto di quello che siamo abituati a fare.

TOCCA A ME E dopo tre partenze praticamente disastrose, vediamo se stavolta riusciremo a fare qualcosa di dignitoso. Speriamo bene, anche perché stavolta tocca a me... Incrociate le dita; io, alla sola idea di buttarmi giù da quello scollinamento assieme ad altri 40 me la sto facendo già sotto... Ah, nel warm up di stamattina siamo 11esimi assoluti...



Pubblicato da Stefano Cordara, 18/06/2006
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