Tra le moto più ricercate dai collezionisti ci sono senza dubbio le sportive Ducati che dominavano il Campionato Mondiale Superbike negli anni ’90. Ovviamente sto parlando della capostipite 916, insindacabilmente una delle moto più belle di sempre, e delle sue evoluzioni 996 e 998. Spesso tra le case d’asta più rinomate è facile incontrarne una, che sia una versione standard o una perla rara come la 996 SPS di questo articolo.
COSA ERA LA SPS Avete presente laPanigale V4 R? Benissimo, all’epoca la versione di punta, quella più simile alle moto che la domenica si schieravano in griglia di partenza, aveva la sigla SPS ovvero Sport Production Special, proprio come la Ducati 996 SPS in questione. Rispetto alla versione di serie (denominata Biposto) e alla S, sulla SPS il peso fu diminuito grazie all'utilizzo delle immancabili leghe leggere come il titanio o la fibra di carbonio. Anche i cerchi erano alleggeriti sulla SPS per ridurre sia la massa non sospesa che quella rotante. Anche l’iconico bicilindrico a L era diverso, con potenza di picco portata a 124 CV rispetto ai 112 CV del motore in configurazione standard. Ciliegina sulla torta era il monoammortizzatore Öhlins al posto dell'unità Showa originale, solo dal 2000 in poi il comparto sospensioni divenne completamente a firma svedese Öhlins, e la geometria di sterzo regolabile per adattarsi a circuiti e diversi stili di guida. Ah, tanto per aumentare l’esclusività, la SPS fu prodotta in soli 150 esemplari.
Ducati 996 SPS 14/150
LA MOTO ALL’ASTAQuello che vedete in foto è il numero 14, conservato in maniera impeccabile. A favorirne la conservazione non è stata una cella criogenica bensì l’inutilizzo o quasi. Il contachilometri, infatti, segna appena 154 km. Questa perla rara è attualmente nella collezione Driver and Rider Collection di RM Sotheby’s con un prezzo stimato di circa 24.000 euro.