Cinque domande ai responsabili dei marchi giapponesi in Italia per capire in che modo la tragedia che ha colpito il Giappone potrà cambiare gli scenari del mercato. La prima risposta arriva da Kawasaki
La tragedia che ha colpito il Giappone non ci può e non ci deve lasciare indifferenti. Tanto più che la nostra passione, la moto, è inevitabilmente legata ai prodotti giapponesi. Al di là dei comunicati stampa, ci piaceva l'idea di avere una "voce ufficiale" che ci spiegasse quanto questa immensa catastrofe naturale possa avere toccato anche l'industria motociclistica giapponese. Abbiamo pertanto posto ai responsabili delle quattro Case del Sol Levante presenti in Italia alcune precise domande in merito, sperando di avere una risposta che ci chiarisse un po' anche il loro punto di vista. Ecco le domande:
1)Gli eventi catastrofici che hanno coinvolto il Giappone negli ultimi giorni hanno sconvolto una delle economie più forti del mondo. In che modo la vostra azienda è stata toccata dalla tragedia? Ci sono stabilimenti chiusi? E se sì, cosa producono questi stabilimenti?
2)Qual è la situazione attuale e, se necessario, quale tipo di iniziative pensa di prendere la vostra azienda?
3)In che modo questo evento drammatico si può ripercuotere sul mercato globale e più in particolare sul mercato italiano?
4)In questi giorni assistiamo anche a una feroce speculazione sullo Yen che ha raggiunto un valore alto come non mai. Questo rischia di danneggiare ulteriormente le esportazioni di un Paese già in ginocchio. Ci potrebbero essere ripercussioni sui prezzi dei vostri prodotti?
5)Una vostra opinione personale su quanto successo.
La prima risposta ad arrivare è stata quella di Sergio Vicarelli, direttore commerciale di Kawasaki Motor Europe Italian Branch, una risposta che (in attesa delle altre) pubblichiamo molto volentieri perché a nostro parere è andata anche oltre a quanto richiesto, avvicinandoci e aiutandoci a capire meglio gli effetti della tragedia su una cultura così lontana dalla nostra. Ringraziamo Sergio Vicarelli per la sensibilità dimostrata.
Ecco la lettera di Sergio Vicarelli:
"Ciao Stefano, mi hanno appena girato la tua mail e visto che sono rientrato sabato dal Giappone ti aggiorno sulle ultime novità.
Fortunatamente a Kobe la vita procede normalmente, la città ha già pagato il suo tributo (terremoto del 1995 ndr). Anzi, al momento, il Kansai è terra di rifugio per gli abitanti delle zone colpite che hanno parenti da queste parti.
La fabbrica di Akashi ha continuato la sua attività fino a mercoledì scorso, poi è stata fermata la produzione il 17 e 18; oggi, 21 marzo, è festa nazionale in Giappone, ma già da domani (oggi per chi legge) riprenderà la produzione. Il motivo della sospensione è dovuta al fatto che abbiamo alcuni fornitori in quella prefettura e , come sai, l'efficienza giapponese prevede la quasi totalità delle forniture just in time, in pratica non abbiamo magazzino. La ripresa della produzione in così breve tempo è un un altro piccolo esempio dell'efficienza, della determinazione e del rispetto degli impegni presi, che sempre dimostrano i nostri amici giapponesi.
Per quanto concerne il mercato globale, l'impatto negativo è ovviamente diluito, in quanto tutte le aziende giapponesi sono aziende globali con fabbriche in diverse parti del mondo. Gli effetti maggiori si sentiranno in Europa e USA che sono i maggiori fruitori dei prodotti 100% made in Japan. Diverso il discorso dei grandi mercati dei paesi emergenti che hanno fabbriche e prodotti locali.
Il vero impatto che non mancherà di farsi sentire sul nostro mercato sarà il caro Yen. Al di là delle stime più o meno realistiche sui costi della ricostruzione, saranno inevitabili ripercussioni sui prezzi, proprio per il diverso tasso di cambio.
Infine, più che un commento sui fatti accaduti, ti fornisco un diverso punto di vista degli eventi, che è quello della popolazione locale. Sul volo diretto in Giappone, seduta accanto a me avevo una ragazza che leggeva sulla stampa giapponese le cronache di quanto accaduto. Ha pianto tutto il tempo, un pianto silenzioso, nascosto, privato. Ti accorgevi soltanto per il tirar su di naso (sai che per loro non è buona educazione soffiarsi il naso) o se ti giravi a guardarla vedevi la lucentezza delle lacrime su quel viso di porcellana. Ho scelto questo micro esempio di vita quotidiana, per dirti quanto sia sentito da tutti il dramma di quanto accaduto e come sia diffuso nella popolazione.
Quello che è interessante notare è come viene recepita la solidarietà e consolazione che viene dal resto del mondo. Mentre per noi è quasi naturale e molto gradita, prorpio perchè viviamo uno stato di difficoltà, per loro appare invasiva di una sfera fin troppo privata come popolo e come nazione. Ovviamente ringraziano per educazione e apprezzano per necessità, ma da un punto di vista puramente nipponico, lo stato di difficoltà è sempre un momento interiore e solo attraverso l'orgoglio e l'impegno messo nel superamento che avviene il riscatto. Al nostro continuo domandare e/o compatire, loro tendono a sfuggire a minimizzare, come a scusarsi per quanto accaduto, ma sempre con estrema dignità".