Suzuki festeggia in questi giorni il 70° anniversario del suo ingresso nel mondo delle moto. Era infatti il giugno del 1952 quando venne messa sul mercato la prima 2 ruote della Casa di Hamamatsu, la Power Free, a metà tra una bicicletta muscolare e una moto.
LA STORIA Le vicende del marchio Suzuki risalgono a qualche decennio prima, precisamente al 1909, quando Michio Suzuki realizzò un telaio innovativo che potesse rendere la vita più facile alla madre tessitrice. Ma dopo la Seconda Guerra Mondiale il bisogno di mezzi di trasporto fece convertire Suzuki, come tanti altri, verso il mondo delle biciclette a motore. Il direttore di allora, Shinzo Suzuki, stanco di pedalare controvento di ritorno a casa, ebbe un’idea innovativa. Era il 1951 e pensò di disaccoppiare il motore dai pedali, così da permettere di usare la bici in modo normale a motore spento e di sfruttare la medesima catena per applicare alla ruota la spinta del motore.
La Suzuki Power Free
LA POWER FREE Del progetto fu incaricato Yoshichika Maruyama, un appassionato di motori che aveva lavorato anche al prototipo di un’automobile prima della guerra. I test del primo prototipo iniziarono nel gennaio del 1952: il mezzo, con un motore da 30 cc, fu battezzato Atom. La potenza di 0,2 CV apparve subito troppo limitata e il 3 marzo fu messo in strada un secondo prototipo, questa volta spinto dal motore definitivo: si trattava del Power Free con motore da 36 cc e capace di 1 CV a 4.000 giri. Shinzo e lo stesso fondatore, Michio Suzuki, si occuparono personalmente di apportare tutte le necessarie modifiche per la definizione del modello di serie, avvenuta il 12 aprile. Per avviare la produzione, Suzuki decise di appoggiarsi a vari fornitori esterni, scegliendo di occuparsi internamente solo del motore e dei componenti che gli gravitavano attorno.
BICI O MOTO? Caratteristica peculiare della Suzuki Power Free il meccanismo a doppia corona, che le permetteva di muoversi come una bicicletta muscolare o come un mezzo a motore. La meccanica fu brevettata, accoppiata anche a un esclusivo sistema di trasmissione a due rapporti dotato di frizione multidisco a bagno d’olio, un’altra caratteristica unica. Grazie a questi accorgimenti la Power Free mise in mostra prestazioni e facilità di guida superiori ai mezzi della concorrenza. Un gruppo di 10 Power Free guidato da Shinzo Suzuki e Yoshichica Maruyama partecipò, il 1° maggio, alla parata del Festival di Hamamatsu, attirando la curiosità del pubblico che era lungo le strade e il 5 giugno la Power Free fu esposta e messa in vendita su prenotazione in uno stand di fronte alla Camera di Commercio e dell’Industria ad Hamamatsu. L’operazione fu ripetuta una decina di giorni più tardi presso lo Shirokiya Department Store, nel distretto Nihombashi, a Tokyo, e anche in quella occasione l’accoglienza del pubblico fu molto calorosa.
La Suzuki Diamond Free
IL PRELUDIO Quello della Power Free fu un periodo significativo ma piuttosto breve. Con l’entrata in vigore di un Codice della Strada aggiornato, nell’agosto del 1952, ci fu una spinta alla progettazione di motori di maggior cubatura, più prestanti e più in linea con le richieste del pubblico. La Power Free rimase in produzione ancora per qualche tempo, lasciando però il ruolo di portabandiera del marchio alla Diamond Free da 60 cc del 1953, le cui vendite si attestarono inizialmente attorno ai 4.000 esemplari al mese per poi raggiungere quota 6.000 grazie all’eco del suo trionfo nella prima gara in salita disputata sul Monte Fuji, sempre nel 1953. Neanche 10 anni più tardi, nel 1960, Suzuki fece il suo debutto nel mondo delle corse motociclistiche, vincendo nel 1962 il primo Gran Premio e il primo Campionato del Mondo. La Power Free aveva ufficialmente aperto l'era delle moto Suzuki.