La città di Bergamo si prepara a diventare nuovamente capitale delle e-bike per la nona edizione di BikeUP - Electric Bicycle Power Festival, che si terrà dal 14 al 16 Aprile 2023. Un evento a cui è dedicata un’area di oltre 10mila metri quadri, 79 marchi espositori tra tutti i principali produttori di biciclette, scooter e auto elettriche, da Decathlon a Thok, passando per Niu e Volkswagen. La principale novità di quest’anno è una seconda tappa di BikeUP a Torino, dal 5 al 7 maggio. A pochi giorni dall’inaugurazione abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Stefano Forbici, che della manifestazione è co-fondatore.
MOTORBOX: Innanzitutto parlaci un po’ di te: da dove sei partito, ma soprattutto come sei arrivato a BikeUP e al tuo impegno a favore della bicicletta, e più in generale per la mobilità sostenibile?
STEFANO FORBICI: Io ho sempre variato nella mia vita, anche nel percorso professionale: sono laureato in filosofia, poi ho fatto un master in Eventi Culturali e successivamente un Dottorato di Ricerca in Bicocca sulla Comunicazione. Ho lavorato per qualche anno in università, dove organizzavo congressi e conferenze. Successivamente, con altri due soci (un designer e un ingegnere gestionale) abbiamo deciso di costruire un evento dedicato alla bicicletta elettrica. Era il 2014, e le e-bike erano già un prodotto maturo, performante. Un evento che si è rivelato importante fin dalla prima edizione, e per due motivi: per la partecipazione di grossi brand come Scott e Atala, che ci seguono dall’inizio. E poi perché sentivamo l’esigenza di rafforzare la comunicazione attorno alle biciclette elettriche, che qui da noi ancora viveva nel pregiudizio di essere un mezzo per chi non sa pedalare.
M: Un pregiudizio che un po’ è rimasto, però.
SF: Il pregiudizio rimane, e in parte lo capisco: chi va in bicicletta, soprattutto quelle da corsa, vuole innanzitutto faticare, e il fatto che ci sia un motore che ti aiuta un po’ stride con questa filosofia. Però se ti capita di andare nei boschi, il sabato e la domenica, vedi che tanti enduristi, quelli che fino a ieri andavano con le moto da enduro, adesso - non potendo più circolare in quei luoghi - usano la bici elettrica da enduro, performante su tratti tecnici e nelle discese. E infatti i grossi produttori come Fantic, GasGas e Ducati (tramite Thok, ndr) si sono gettati in questo segmento.
M: Come cresce una manifestazione di questo tipo, fino al punto di raddoppiare con una seconda tappa a Torino (dal 5 al 7 maggio)? E come mai proprio il capoluogo piemontese?
SF: L’evento è nato originariamente a Lecco, città che è diventata rapidamente troppo piccola per le nostre esigenze. Da lì ci siamo spostati a Bergamo, e da quest’anno anche nel capoluogo torinese. Raddoppiamo perché il target della bicicletta elettrica non è quello dell’appassionato che si fa anche 500 km per andare a un evento. Non è quello che va a EICMA da fuori Italia, per capirci. Il nostro target è molto più trasversale, ha tante esigenze di mobilità, e per queste persone è necessario creare un evento sotto casa, o comunque semplice da raggiungere. C’è poi il fatto che il Piemonte - e in generale la zona occidentale dell’Italia - non era presidiata da un evento di questo genere, mentre a est ci sono già tante iniziative (come il Bike Festival di Riva del Garda, ndr). E proprio per questo abbiamo l’obiettivo, nei prossimi anni, di ampliare BikeUP anche al centro e al sud.
M: Le novità di quest’anno? Il visitatore che viene a BikeUP cosa si porta a casa a fine giornata?
SF: Innanzitutto, da tradizione da noi organizziamo test di biciclette approfonditi: quest’anno per esempio inauguriamo tour guidati con mountain bike elettriche full suspended, front, ma anche trekking, e-road e cargo. La possibilità di provare una e-bike al massimo delle opportunità, per un’ora abbondante, con una guida che ti spiega come usare la bicicletta. BikeUP è un bel modo per passare uno o due giorni, anche in famiglia, provando biciclette, facendo escursioni, e avvicinandosi al mondo della mobilità elettrica a tutto tondo: quest’anno ci sono anche partner automotive, come Volkswagen che farà provare ID. Buzz, ma anche scooter elettrici di Niu e altri, e qualche novità per i bambini.
M: E allora, parliamo di mobilità sostenibile a tutto tondo! Un’espressione un po’ abusata, spesso usata anche a sproposito... Tu come la intendi?
SF: Credo che l’auto elettrica, così come ce la propongono adesso, sia un prodotto di transizione. Io credo che tra quindici/vent’anni l’auto avrà dei volumi e degli ingombri minori. Perché parlando di sostenibilità non c’è solo il problema dell’inquinamento, ma c’è anche quello dello spazio sulle strade. Le auto di adesso sono molte larghe, sono lunghe 4 metri e mezzo: dal punto di vista dei volumi e degli ingombri non possono essere il veicolo che migliorerà la nostra condizione di mobilità. Anche da questo punto di vista, la bicicletta elettrica (ma anche il monopattino) è competitiva perché occupa meno spazio, pesa meno e di conseguenza consuma e inquina meno. Quando anche in Europa ci sarà la necessità e l’esigenza di spostarsi in modo diverso, la bicicletta elettrica sarà uno dei mezzi più normali e accettati. Ipotizzo che una famiglia avrà un’auto per i viaggi e le vacanze, mentre le eventuali altre saranno quadricicli elettrici per muoversi in città, se non la e-bike o il monopattino.
M: Quella della bicicletta mi sembra sempre tanto una rivoluzione incompiuta, o quantomeno una rivoluzione a metà. Dal punto di vista produttivo siamo - come in tanti altri ambiti - tra i migliori in assoluto, nomi che tutto il mondo ci invidia, ma l’Italia è anche uno dei paesi che va meno in bicicletta di tutti. Come ti spieghi questa contraddizione?
SF: Hai ragione, ed è verissimo. Secondo me ci sono due motivi che spiegano questa contraddizione: non tutti sanno che in Olanda, per esempio, paese che viene spesso portato a esempio in questo tipo di discussioni, usano tanto la bicicletta perché negli anni è stato disincentivato tantissimo l’uso dell’automobile. Costa talmente tanto comprare e mantenere una macchina, ci sono tante e tali cose che vengono negate alle automobili, che spostarsi in bicicletta è l’unica soluzione accessibile e percorribile a tutti. Adesso ci si lamenta che le biciclette invadono corso Buenos Aires a Milano, o della proposta di portare Milano a 30 km/h... Sono proposte impopolari adesso, ma che probabilmente domani verranno viste come necessarie. L’altro motivo per cui la bicicletta rimane una rivoluzione incompiuta è che nel dopoguerra era considerata un mezzo normale per lo spostamento. Poi si è investito tantissimo sull’auto, sulla motorizzazione di massa, e la bici è diventata il veicolo di chi non aveva i soldi, finendo per essere vista quasi vista con disprezzo.
M: Quello delle cosiddette “Città 30” è sicuramente uno dei temi caldi di questi mesi... Sei d’accordo? È una strada possibile? Cosa potrebbe mai andare storto?
SF: Senza esagerare con i massimi sistemi, in Francia stiamo assistendo alle proteste per l’innalzamento dell’età pensionabile, però Macron l’ha fatto, e prosegue per la sua strada. Abbiamo forse la falsa idea che in altri paesi il passaggio dall’auto alla bicicletta sia avvenuto in maniera tranquilla, ma in realtà all’inizio è stato sofferto dalla popolazione. Se riguardi i film di Pozzetto, in corso Vittorio Emanuele a Milano c’erano strade aperte, piazza Duomo era attraversata dalle auto. Probabilmente quando hanno chiuso al traffico quelle zone i residenti si saranno ben arrabbiati, ma ti immagini adesso tornare indietro? Impensabile! Anche perché le aree pedonali sono state ben valorizzate, va detto.
M: Altro tema molto dibattuto di questi mesi è lo stop alla vendita di auto con motori termici dal 2035: non è argomento che riguarda direttamente le biciclette, ma coinvolgerà in un modo o nell’altro tutti quanti, e potrebbe stravolgere la mobilità come la intendiamo oggi. La questione è molto dibattuta, ci sono tanti distinguo, con una discreta opposizione anche da parte dei ministri del governo italiano. La tua posizione a riguardo?
SF: La trovo una scelta corretta. Mi sembra ormai evidente che dal punto di vista ambientale una svolta sia ormai necessaria, dobbiamo cambiare le nostre abitudini. Non è solo questione di inquinamento, manca proprio l’acqua. Le questioni delicate sono diverse, come si produce l’energia elettrica, naturalmente, la seconda (o terza) vita delle batterie, i tempi di ricarica, ma la strada è segnata, l’efficienza dei motori elettrici è di molto superiore a quella dei motori endotermici. Il confronto tra le due tecnologie non regge, vince l’auto a batteria, e prima o poi toccherà passare all’elettrico.
M: Grazie della bella chiacchierata, ci vediamo venerdì prossimo a Bergamo!
SF: Grazie a voi, vi aspettiamo!