Da oggi è più facile modificare moto e auto: il Governo aggiorna il Codice della Strada e dà via libera al tuning. Non servirà più il famigerato "nulla osta" delle Case produttrici, ma rimangono ancora alcuni dubbi da chiarire.
A BRIGLIE SCIOLTEIl principio alla base della nuova normativa, approvata lo scorso febbraio e in attesa dei decreti di attuazione, è sostanzialmente di natura economica. In Europa vige la libera concorrenza e la libera circolazione delle merci ma, in Italia, una serie di norme troppo restrittive ha avuto storicamente l'effetto di limitare la fantasia e le possibilità d'azione degli appassionati di tuning. Questo ha di conseguenza limitato anche lo sviluppo economico per le aziende che producono - o importano - parti speciali, imponendo che ogni modifica passasse sotto la "tagliola" del beneplacido tecnico dato dalle Case costruttrici, spesso difficile da ottenere.
"NULLA OSTA" ADDIO Ora però le cose sembra che siano cambiate, perché fra le più importanti modifiche introdotte dalla nuova legislazione - e contenute nel nuovo articolo 75 del Codice della Strada -c'è proprio l'abolizione dell'obbligo di ottenere il "nulla osta" (cioè la non opposizione) delle Case per poter modificare la propria auto o la propria moto. Quando la Legge sarà a regime, quindi, bisognerà solo preoccuparsi di acquistare prodotti omologati (in Europa e non necessariamente in Italia)e di recarsi presso alcuni Enti certificatori per le modifiche più importanti, o presso officine e carrozzerie accreditate per la verifica del solo esatto montaggio.
IN ATTESA DEI REGOLAMENTI Rimangono alcune zone grigie in questa nuova normativa che, si pensa, verranno definitivamente chiarite entro tre/quattro mesi,quando saranno disponibili i decreti attuativi e saranno resi pubblici gli elenchi delle componenti che non prevedono più l'obbligo di nulla osta,le procedure per farsi certificare il montaggio a regola d'arte di queste componenti e, soprattutto, quali enti saranno abilitati a rilasciare tali certificazioni.
TEMPI LUNGHI Purtroppo, considerando i tempi tecnici per la stesura di tutta questa documentazione, c'è già chi auspica che lo Stato italiano recepisca perlomeno le modalità e le specifiche già accettate e "rodate" in Paesi più avanti del nostro, come per esempio la Germania. Lì, da anni, esiste un ente privato e super partes - il TÜV - che si occupa di tutte le problematiche relative alle omologazioni e alle certificazioni delle modifiche fatte sul prodotto di serie: se l'Italia volesse replicarne la documentazione da zero (riguardante oltre 1500 componenti) secondo alcuni impiegherebbe oltre dieci anni... Con buona pace della liberalizzazione e della semplificazione delle procedure.
SICURE SOLO LE MULTE Non bisogna però fare l'errore di eccedere in senso opposto. Se prima nulla - o quasi - era permesso, ora non si deve pensare che qualunque cosa sarà lecita. Intanto, perchéla nuova norma già prevede le sue brave sanzioni (da 357,00 a 1.433,00 euro)per chi si farà "pizzicare" con una modifica non certificata secondo le nuove regole. Poi, perché la norma non lascia campo libero a qualunque modifica perché, se da una parte sarà lecito montare sostanzialmente qualunque prodotto omologato, dall'altro rimarrà l'obbligo di visita in Motorizzazione e relativa omologa del mezzoper i lavori più impegnativi.
AMMESSO IL FAI DA TE È il caso dei cosiddetti "esemplari unici", o comunque di tutte quelle auto - o moto - prodotte in piccolissima serie. Chi vorrà auto-costruirsi la propria kit-car, o la propria custom estrema, nel box di casa potrà perciò farlo d'ora in avanti, ma per circolarci dovrà affidarsi a uno dei nuovi centri accreditati dallo Stato, il quale verificherà la sicurezza del veicolo e la sua corrispondenza alle leggi tecniche in materia. Se il centro tecnico autorizzerà le modifiche,il passo successivo sarà recarsi in Motorizzazione per fare la visita di prova e l'aggiornamento del libretto di circolazione.
È USCITA COL BUCO Siccome siamo in Italia, però, anche per questa nuova normativa non manca il suo bravo "buco" legislativo a limitarne l'efficacia. La modifica introdotta per l'articoli 75 del Codice della Strada, infatti, lascia invariato il successivo articolo 78, il cui regolamento d'attuazione (art. 236), stabilisce l'obbligo di visita e prova per la sostituzione di alcuni componenti omologati quali, ad esempio, l'impianto frenante. La speranza è che i futuri decreti d'attuazione mettano a posto la situazione, dando finalmente impulso a un settore che fino a ora ha sofferto di un eccesso di rigore, ma che va regolamentano con attenzioneperché ne va di mezzo la sicurezza stradale, quindi quella di tutti.