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Prova su strada

In gara nella Boxer Cup


Avatar Redazionale, il 17/06/02

22 anni fa -

36 R 1100 S in gara tra loro, moto praticamente di serie, che sanno andare molto forte anche in pista. Quest'anno al Mugello c'era anche uno di noi

Bisogna provare per capire. Provare a buttarsi nella Casanova-Savelli con il cuore in mano, fare le due arrabbiate a gas completamente spalancato, arrivare alla San Donato e staccare ai 100 metri o poco prima. Bisogna provare l'emozione di correre al Mugello nei giorni della Moto GP assieme a piloti di spicco per capire davvero. E'la Boxer cup . L'occasione mi si è presentata quando mi è giunto l'invito a partecipare come Wild Card alla tappa Italiana della Boxer Cup.

Tralascio di descrivere la valanga d'emozioni che mi ha attraversato nei giorni precedenti la gara. Ma vi rendete conto? Io che vado a correre al Mugello (e fin qui niente di strano) ospitato come VIP in una manifestazione che tra gli altri vede in pista signorini come Stephane Mertens, Jurgen Fuchs, Jorge "Aspar" Martinez (campione del mondo 125), Andi Mekalu, più una lunga lista di piloti "veri" che magari non hanno mai corso in un mondiale ma che stracciano il gas come pochi. Il tutto condito dalla cornice spettacolare che è il Mugello nei giorni della Moto GP.

Sì, perché tra la particolarità della Boxer Cup c'è anche quella di correre spesso in concomitanza con il Motomondiale. Stesso autodromo, stessi giorni, stesso numerosissimo pubblico. E correre davanti a 60.000 spettatori (quelli del sabato perché la Boxer Cup si è corsa alla fine delle prove ufficiali), aggiunge emozione all'emozione.

A tutto questo però non ho avuto nemmeno il tempo di pensarci, preso

com'ero a rincorrere i funzionari della Federazione per farmi rilasciare a tempo record la licenza internazionale (a tal proposito li ringrazio pubblicamente per la sollecitudine). Morale della favola, ingabbiato tra vaglia, fax e richieste varie mi sono ritrovato al Mugello venerdì (giorno di prove ufficiali per la Boxer Cup) a sperare che il commissario di gara avesse ricevuto i documenti dalla Federazione.

Insomma, non ho avuto nemmeno troppo tempo per pensare a ciò che mi stava accadendo. Almeno fintanto che non ho visto la mia moto (e quando dico mia intendo proprio mia, c'era scritto anche il nome!!) lucida fiammante parcheggiata di fianco a quella dei VIP che ho citato più sopra. Allora sì che l'adrenalina ha cominciato a scorrere violenta nelle vene...

Un misto tra paura ed eccitazione, tra gasamento e timore di fare una figuraccia, anche perché nella Boxer Cup tutti hanno dimostrato di saper andare davvero molto forte: in un paio di secondi ci stanno una trentina di piloti (i partenti sono 36) e questo significa che se non riesci a stabilire in fretta il feeling con la moto resterai inesorabilmente molto indietro. Lo spettro dell'ultima posizione aleggia su di me mentre m'infilo il casco per entrare a fare le prove.

PROVE: IL PRIMO CONTATTO

Pensavo di avere un po' di tempo per prendere confidenza con la moto, che per quanto di serie è comunque un pelo diversa da quella che conosco e che per di più non ho mai guidato in pista. Pensavo che ci fossero almeno un paio di turni di prove libere... Pensavo male: niente prove libere! I tempi imposti dalla concomitanza con la moto GP sono ristretti, così l'approccio con la R1100S lo devo per forza avere nel primo turno di prove ufficiali.

Meno male che ho girato da poco al Mugello, così almeno la pista non la devo imparare. Balzo sulla moto che a causa delle modifiche effettuate (di cui vi parlo a parte): ha una sella davvero alta da terra. Però tutto il resto è perfettamente uguale alla moto che chiunque può acquistare dal concessionario. Pedane, manubrio, sella, cupolino, carenatura, persino il cruscotto è di serie!! D'alleggerito c'è ben poco anzi praticamente nulla.

Così com'è la R 1100 S in versione Boxer Cup pesa "solo" 230 kg, un bell'incudine da portarsi dietro, soprattutto su una pista impegnativa e faticosa come il Mugello. Ma, come ho detto prima, occorre provare prima di trarre le conclusioni. E, infatti, la BMW è lì pronta a smentirmi. È una moto talmente di serie che appena ci sono salito, giuro, ho cercato gli specchietti. La mia poi è ancora più serie delle altre poiché ho chiesto di usare il cambio normale (prima giù altre in su) e non quello rovesciato: in gara preferisco lasciare inalterati gli automatismi e non dover pensare anche a dove devo mettere il piede.

Se è vero che ogni moto in pista va scoperta per gradi la cosa vale a maggior

ragione per questa BMW, una sportiva diversa da tutte le altre. Diversa perché ha il cardano, quei cilindroni sporgenti che se esageri toccano terra, e quella sospensione anteriore Telelever che rende la frenata completamente differente da qualsiasi altra moto. Il primo approccio per chi viene dalle moto da corsa "vere" può essere sconcertante (chiedere a Mekalu per conferma). È dunque una moto che va "imparata" giro dopo giro. La prima conferma però viene dal motore che in pista non fa certo paura. I cinque cavalli in più rispetto al bicilindrico di serie sono ben poca cosa, la spinta è molto regolare, il limitatore a 8500 giri ma, visto che di coppia ce n'è sempre tanta, conviene buttare dentro una marcia in più piuttosto che tirare il collo al boxer. Sta di fatto che dopo un paio di curve mi ritrovo a spalancare il gas senza ritegno, anche perché le scarpe sono quelle giuste, quelle fantastiche Metzeler Rennsport che ho già avuto modo di gustarmi più di una volta e che la cavalleria della BMW non riesce certo a mandare in crisi.

L'agilità mi sorprende: pensavo di avere a che fare con un casermone lento

quanto mai, invece la "S" si fionda in curva molto più rapida di quel che pensavo, non allarga, tiene la traiettoria che è una bellezza e non è nemmeno troppo impacciata nelle veloci esse del Mugello. Sinceramente, la pensavo anche più propensa a raspare i cilindri a terra, cosa che invece al Mugello avviene solo saltuariamente (il che mi tranquillizza non poco).

La cosa più "anormale" è la staccata: in frenata l'avantreno non affonda nemmeno se piangi. Gran bella cosa l'assetto costante: consente di arrivare fin dentro la curva con i freni ancora in mano, senza che la moto diventi dura da inserire. Di contro non ti fa sentire ciò che accade sotto la ruota anteriore per cui... ti devi fidare e buttare in piega confidando nel fatto che la Rennsport, lì davanti, non molla.

La prima cosa che scopro a mie spese è che questi qui non frenano mai!! Mi bastano due giri per capirlo... con i miei riferimenti normali alla San Donato (la prima staccata dopo il lungo rettilineo dei box) stacco ai 150 metri e mi infilano in sette! Poi giro dopo giro capisco. La "S" consente staccate micidiali, si può osare oltre l'immaginabile e arrivare fino ai 110 metri a gas ancora completamente spalancato (circa 250 all'ora). Poi ci si attacca ai freni e ci si butta in curva...

La cosa migliore da fare quando si entra in pista per le prove di una categoria in cui non si è mai corso è seguire quelli bravi. Ci vuole un po' di malizia, occorre rallentare, agganciarsi al trenino giusto e farsi tirare, così si fanno i tempi. Cosa che io puntualmente non faccio preso come sono a tirare da solo per cercare di carpire i segreti della moto il prima possibile. Così la prima mezz'ora passa in fretta e io sono intruppato in un gruppetto che invece di tirarmi mi rallenta...

Il giro buono lo faccio quasi alla fine, quando sono solo. 2.13.118 il verdetto del cronometro. Sono ventesimo, dietro ho sedici piloti, davanti un altro turno di prove in cui posso solo migliorare perché la mia confidenza con la "S" aumenta giro dopo giro.

Stacca più tardi che puoi, apri prima che puoi, tieni sempre il motore in tiro perché se lasci che la moto "si sieda" toccano i cilindri e non vai più avanti. Questi i suggerimenti di Tonino Calasso quando gli chiedo due dritte su come si guida la R 1100 S. Grazie Tony, farò tesoro delle tue informazioni!

In effetti, il segreto della 1100 bavarese sta anche qui: occorre sempre curvare "con il gas in mano" così da tenerla il più alta possibile ed evitare che i cilindri tocchino l'asfalto. Cosa che però prima o poi accade di sicuro e allora i casi sono due. A) la toccata è limitata e a parte il rumoraccio di lamiera non succede nulla (comunque è un campanello d'allarme che consiglia di piegare di meno). B) la toccata è consistente (conseguenza di un ingresso in curva troppo infiammato), il cilindro fa perno e la moto ti scappa da sotto con tragiche conseguenze.

Cosa che cerco di evitare mentre durante il secondo turno di prove ufficiali (praticamente i due turni sono uno dietro l'altro non c'è riposo per i piloti della Boxer Cup!!) cerco di migliorare il tempo. Ancora una volta dimostro la mia totale mancanza di malizia da pilota, girando praticamente da solo per tutto il turno e (ovviamente) non riuscendo a migliorare. Anche perché dopo un ora di pista il peso della moto comincia a farsi sentire.

Ma per fortuna mi supera Aspar (si, Martinez proprio lui!). Mi attacco, gli

succhio la scia per tutto il rettilineo, lo seguo curva dopo curva e basta un giro per capire che in molti punti si può andare molto più forte. Ecco il tempo che cercavo! 2:12:686. Miglioro di quasi mezzo secondo, peccato però che gli altri migliorino più di me! Adesso sono ventiseiesimo: domani il semaforo lo vedo da lontano... La pole è di Jurgen Fuchs che strappa uno strabiliante 2:07:893 e, credetemi, con una BMW di serie è davvero un tempone.

INIZIA LA GARA

Di solito la notte prima di una gara sono molto nervoso, dormo male. Invece stavolta non so com'è ma sono insolitamente tranquillo. Mi gusto tutte le prove ufficiali della GP e attendo con pazienza che arrivi il nostro momento. Fa un caldo bestiale, la mia "S" ha le gomme nuove di pacca.

Tra le cose da imparare di questa moto c'è anche la gestione della partenza. La frizione delle BMW è a secco, ha solo due dischi che se li tratti male si bruciano subito. Occorre quindi dimenticarsi la classica partenza sfrizionante: con la "S" è solo deleteria perché si resta fermi al palo immersi nella puzza di ferodo bruciato. Qui la cosa più saggia è prima mollare la frizione, poi dare gas. Però nel giro di ricognizione faccio una prova: lascio patinare appena la frizione con il motore a 4000 giri e già stento a muovermi.

La partenza vera, però, quella non la sbaglio! Mollo la leva, dò gas, brucio

tutta la mia fila e volo verso l'esterno della San Donato lasciando agli altri il compito di intrupparsi all'interno. Così a occhio e croce devo aver guadagnato un bel po' di posizioni ma, soprattutto, mi tengo incollato a un lungo trenino di almeno 7 moto. Il fatto di avere mezzi tutti uguali accende la bagarre: se si riesce a tenere la scia, ci si gioca tutto a chi stacca più tardi. Bisogna provare per capire. Perché solo se provi capisci quanto veloce ti puoi buttare in curva con questa moto. Sono in sessantamila a guardarmi ma io non me ne accorgo nemmeno. Una volta che si molla la frizione si dimentica tutto, si è solo concentrati a guidare. Incollato al codone del pilota che mi precede mi tuffo nella Casanova-Savelli che quasi mi manca il fiato, faccio le "arrabbiate" come non le ho mai fatte fino a ieri; alla Bucine stacco così sotto che ogni volta mi pare di volare fuori. Ma non mollo tengo il gruppetto e i tempi mi danno ragione. Al secondo giro sono già più veloce che in prova, 2:11:9, 2:11:5, 2:10:838 (!). Faccio il mio giro più veloce e resto incollato al gruppetto.

La bagarre è continua e le staccate si fanno sempre più sotto la curva.

Una volta arrivo alla San Donato addirittura a ruota posteriore sollevata; sono sicuro di potermela giocare fino in fondo con questo gruppetto. In rettlineo mi affianca il numero 26... Toh, è Andi (Meklau). Per metà gara l'ho tenuto dietro e questa è già una bella soddisfazione, ma il bello è che riesco anche a tenere il suo ritmo, fintanto che... fintanto che non si mette di mezzo un francese che preso dalla foga comincia a sbagliare una traiettoria dietro l'altra. Arriva lungo, lo infiliamo, mi ripassa, ri-arriva lungo un'altra volta, lo infilo di nuovo.

Questi piccoli screzi bastano a farmi perdere il treno e a farmi agganciare

da un facinoroso spagnolo che di lasciarmi davanti non ne vuole nemmeno sapere (forse non sa che sono un VIP...). Al terzo dritto consecutivo il francese finalmente molla, ora è una questione privata tra me e il sig. Rodriguez che mi passa in staccata alla "solita" San Donato. Mi accodo, lo infilo all'interno alla Bucine ma la mia scia lo lancia come una fionda e mi ripassa di nuovo alla San Donato. Passa un giro (l'ultimo) e alla Bucine ci riprovo ma il Sig Rodriguez è furbo e mi chiude la porta in faccia. Vincerà lui il "nostro" gran premio.

Quello vero lo vince Mertens dopo che Roberto Panichi (uno dei piloti italiani iscritti alla Boxer Cup) ha fatto i numeri per stargli davanti. Terzo è Jurgen Fuchs. Quanto a me, per mezz'ora non so nemmeno quanto sono arrivato poi scoprirò di essere diciannovesimo... anzi diciottesimo perché Mertens verrà squalificato per irregolarità tecniche. Ma, in fondo, della posizione non m'interessa nemmeno più di tanto, perché è stata l'esperienza tutta ad essere esaltante. Bisogna provare per capire...

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Pubblicato da Stefano Cordara, 17/06/2002
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