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SBK 2011

Gran Premio d'Australia


Avatar Redazionale, il 27/02/11

13 anni fa - Checa domina, Biaggi si difende, Melandri e Haslam sorprendono

Checa balla da solo e domina tutto il week end australiano mostrando, su una pista amica, che la Ducati non sarà ufficiale ma c’è eccome. Ottimo Biaggi, sorprendenti, per motivi differenti, Haslam e Melandri. In video anche gli Highlights delle gare.

ANTIPASTO SUCCULENTO Ragazzi, se questo è l’antipasto quando arriverà la portata principale stiamo pronti a tutto. Come tutte le piste “vere”, non disegnate da un architetto sul suo pc ma create seguendo la morfologia del terreno anche Phillip Island dà sempre origine a gare entusiasmanti. A questo aggiungete la preparazione precaria di certi piloti e di parecchie moto e avrete capito come da qui in avanti ci aspetta sicuramente una bella stagione.

NON UFFICIALE MA C’È Si rassicurino i Ducatisti, i soldi spesi per Rossi non hanno tolto alla Ducati la voglia di primeggiare in un campionato in cui è sempre stata protagonista. Non c’è più il team Xerox è vero ma le Ducati “buone” ci sono lo stesso come quella del Team Althea che si può considerare, a tutti gli effetti, una moto ufficiale visto che a seguirla c’è lo stesso Ernesto Marinelli che lo scorso anno seguiva Haga e Fabrizio. Mettiamo le mani avanti, questa è una pista dove la Ducati e Checa sono sempre andati forte, per cui è logico che anche per la bicilindrica di Borgo Panigale non saranno sempre rose e fiori, ma il modo sontuoso con cui lo spagnolo ha guidato per tutta la settimana australiana (ha iniziato a martellare nei test e ha smesso domenica pomeriggio finita gara due) ha messo in mostra un binomio che sicuramente punta ad essere protagonista in tutte le gare.

FURIA CHECA A Phillip Island semplicemente non c’è stata storia Checa ha dominato, stracciato il record della pista, tenuto un passo inarrivabile per chiunque. Fosse stato per lui spettacolo ce ne sarebbe stato poco visto che ha corso sempre da solo. Per fortuna ci hanno pensato quelli dietro a fare scintille e tra questi un sorprendente Marco Melandri capace di guidare fortissimo nonostante sia anche lui (come Rossi) reduce da un importante intervento alla spalla che all’inizio ne aveva messo perfino in dubbio la partecipazione al primo GP. Melandri ha sorpreso perché è stato da subito capace di interpretare al meglio la R1 SBK motoretta non facile da capire (vedi Toseland lo scorso anno) e che, se si esclude qualche sprazzo di Crurchlow lo scorso anno, sembrava poter essere vincente solo nelle mani di Ben Spies. Invece quest’anno la squadra italiana (curiosamente affiancata nella mancanza di sponsor a quella ufficiale da MotoGP) ha pescato bene nel mazzo. Il talento di Melandri non si discute ma Eugene Laverty non è da meno, addirittura la coppia sembra più forte di quella pur plurititolata (e più abituata a questo tipo di moto) dello scorso anno.

BUONA LA PRIMA La prima gara dell’anno è sempre un po’ particolare, tutto è ancora un po’ acerbo (soprattutto quest’anno che i team hanno potuto provare pochissimo) per cui chi ha cambiato meno si dovrebbre trovare avvantaggiato. Ma adrenalina e talento possono anche sopperire a messe a punto frettolose. Scorrere l’elenco iscritti fino alla lettera H come Haslam per rendersi conto di ciò che stiamo dicendo. Che BMW avesse pescato il jolly ingaggiando il talento britannico figlio d’arte non c’erano dubbi, ma i risultati dei test e anche delle prime prove libere avevano insinuato il dubbio che nemmeno lui potesse “raddrizzare” la S1000RR ufficiale. Invece, quando il cronometro ha iniziato a contare sul serio, Haslam si è fatto trovare nelle posizioni che contano. Già la prima fila sembrava un mezzo miracolo, figurarsi il podio in gara1.. La BMW non è a posto e si vede, ma Leon e Giacomo Guidotti stanno facendo un gran lavoro (la S1000RR si Leon appare molto meglio di quella di Corser a livello di assetto) soprattutto Haslam che ha davvero guidato sopra i problemi. Con un mese per ragionare sui dati potete star certi che l’inglese sarà della partita anche a Donington.

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TANTI IN LIZZA La cosa ci fa molto piacere perché tirando le somme su quel che si è visto in Australia ci sono almeno 4 piloti seriamente intenzionati a soffiare il Mondiale a Biaggi che era e, dopo Phillip Island (pista mai favorevole all’Aprilia), resta ancor di più il favorito. Non ha più la cascata di ingranaggi, ha gli iniettori di serie (come tutte le altre moto che si sono adattate al nuovo regolamento) ma la RSV4 Factory continua a mostrare un motore stratosferico. Max porta a casa due secondi posti che non sono così male. Buona anche la gara di Michel Fabrizio che ha fatto bene con una Suzuki ormai piuttosto lontana dalla competitività di un tempo, e bene anche Haga che, forse, senza troppi riflettori addosso sta ritrovando sé stesso, e ha voglia di far vedere che non è ancora pronto per la pensione.

KAWASAKI DOVE SEI? Francamente mi aspettavo di più dalla Kawasaki, la Ninja 1000 ha fatto molto rumore nei test invernali e ha fatto anche buoni tempi, ma in Australia a parte qualche sprazzo è stata ancora un po’ troppo lontana dalle prime linee. Non è quello il posto che compete a un mezzo in cui è stata riversata molta tecnologia della MotoGP ma aspettiamo le prossime gare per giudicare. Così come merita una prova d'appello la squadra di BMW Italia, che in pratica si è presentata a Phillip Island con 150 km all’attivo… un po’ troppo pochi per pretendere di essere competitivi da subito. In ogni caso entrambi i piloti sono finiti a punti in una delle due manche. Pochino, poiché quest’anno si parte solo in venti, ma di questi tempi tocca accontentarsi. Chiudo con una domanda: ma non ci dovevano essere le camere on board quest'anno?

SUPERSPORT SUPERSCASSA In Supersport non possiamo che fare i complimenti a Luca Scassa che invece di accontentarsi non ha alcuna voglia, il talento di Arezzo nonostante sia un po’ fuoritaglia per la specialità ha dimostrato ancora una volta che sa guidare le moto come pochi altri. Dopo essere stati piantati in asso dalla Triumph gli uomini di Giuliano Rovelli hanno rispolverato dal magazzino le Yamaha del team tedesco vincitore del mondiale con Crutchlow che hanno dimostrato di essere ancora decisamente competitive. E Scassa, anche lui con poche prove sulle spalle, ha dimostrato che il mondiale se lo può giocare sul serio, sperando poi l’anno prossimo di tornare la dove è giusto che stia; nella Superbike.

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Pubblicato da Stefano Cordara, 27/02/2011
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