Diciamo la verità: io da questa cosa avevo solo da perdere. Correre in un Campionato Europeo, nella classe Open dove corrono con moto da Superbike, con una moto di serie per di più naked, poteva essere già di per sé portatore di possibile brutta figura. Correrlo con una ragazza come compagno di squadra con il rischio nemmeno troppo remoto che vada più forte di te è quasi una garanzia assoluta di brutta figura. Insomma, tutto pareva dirmi che mi ero cacciato in una brutta situazione...
DONZELLA VELOCE
Soprattutto, perché la ragazza in questione è Samuela De Nardi,meglio nota a non addetti ai lavori come "la fidanzata di Andrea Dovizioso", ugualmente nota agli addetti ai lavori come un pilota d'indubbio talento, che negli ultimi anni ha saputo vincere a ripetizione un bel numero di campionati, lasciandosi alle spalle una marea di maschietti. Insomma, avrete capito che mi piace complicarmi la vita, e se è vero che qualsiasi risultato in gara avrebbe meritato rispetto, è altrettanto vero che il rischio di essere messo dietro da una ragazza, con una pilota come la Samu, era tutt'altro che peregrino.AMICI?
Fin troppo facile immaginarsi i sorrisini di compatimento di tutti quegli amici che con sarcasmo non avrebbero mai mancato di farmi notare la cosa. Invece, sapete cosa vi dico? A me di quello non me ne fregava assolutamente niente, elettrizzato com'ero dall'idea di andare a comporre il primo equipaggio misto in un Campionato Endurance e di sfidare, con una Tuono Racing praticamente di serie, le moto da 180 cavalli. Teatro della sfida, l'autodromo di Rijeka che ha ospitato l'ultima prova della coppa Europa Endurance. Pista mai vista prima, tutta da imparare per me, molto familiare a Samuela che qui ha vinto anche dei campionati in sella alla sua 125 GP.COSÌ, PER CASO
Nasce per caso, questo team, in una giornata di pioggia a Varano, durante un corso di guida. L'ho buttata li per ridere "potremmo fare una bella gara di Endurance assieme, sai che bello la coppia mista?". La cosa ha preso subito piede, all'Aprilia è piaciuta, a Samuela è piaciuta. E come tutte le cose nate per caso, alla fine, è stata presa tremendamente sul serio. Soprattutto da Aprilia che conosce le potenzialità della Tuono e ci teneva a fare comunque bella figura. Così ci siamo ritrovati a Rijeka, il venerdì, per le prove libere con il piglio di chi vuole giocarsi tutte le sue chance fino in fondo. Niente scuse, si deve dare il gas. Pista nuova, moto nuova e per di più, in un eccesso di cavalleria, infrango una delle mie regole d'oro di quando corro. Userò il cambio rovesciato, cosa a cui non sono assolutamente abituato ma a cui mi dovrò abituare in fretta.MOTO DI SERIE
Del resto, già perderemo un sacco di tempo per cambiare le gomme (la moto è di serie, non abbiamo gli sganci rapidi come i team più accreditati), mancherebbe altro che ci mettiamo a girare anche il cambio. Per cui, le prime tornate sono di assoluta prudenza. E mentre Samuela inanella giri su giri ad un ritmo assolutamente invidiabile, tanto da meritarsi i complimenti di Marc Garcia ex pilota del motomondiale ora coequipiér di Dario Marchetti (la coppia che a Rijeka puntava alla conquista del titolo europeo) io, nei turni che mi spettano, cerco di familiarizzare il più possibile con tutto ciò che mi sta attorno e...sotto.CAMBIO AL CONTRARIO
Il cambio girato si rivela meno problematico di quanto mi aspettassi, un po' più di concentrazione e le cose vengono ben presto da sole. Rijeka è invece la classica pista che mi piace, ma non facile. Una pista da "guidare", con tante curve da raccordare, che se sbagli la prima perdi una vita. Veloce, senza troppe varianti odiose e con un asfalto che "gratta" come pochi altri. Proprio l'asfalto è la preoccupazione principale, probabilmente il fondo dell'autodromo croato è quello che meno si addice ad una gara di Endurance dove è essenziale salvaguardare al massimo le gomme. Qui le gomme si mangiano come il pane, e la Pirelli ci viene in soccorso fornendoci tutta la sua assistenza.GOMMA DURA Dopo averle provate, scegliamo le Slick SC3, la mescola più dura, quella che ci dovrebbe assicurare miglior durata. I tempi intanto scendono con interessante progressione, già al venerdì sia io che Samuela scendiamo sotto il muro dell'1:40 (con gomme da gara), una simpatica bagarre a distanza che ci porta a migliorare l'uno il tempo dell'altro ogni volta che si scende in pista. Del resto, il tuo primo avversario è il compagno di squadra...
L'ANGELO DELLA PISTA Non badate troppo all'aspetto angelico di questa biondina, in pista Samuela è un osso durissimo, tira fuori una carica agonistica incredibile, appoggiata da un padre che trasuda benzina da tutti i pori. E se l'orgoglio maschile (c'è, inutile nasconderlo) ti può portare a spingere al massimo per stare davanti ad una ragazza, il suo orgoglio di pilota vero
la portava a spingere al massimo per stare davanti ad un "semplice giornalista". E intanto il tempo passa e i giri all'attivo diventano sempre di più.
PROVE PREZIOSE
Le prove nell'Endurance vanno sfruttate fino all'ultimo minuto, perchè utilissime per capire tante cose: dalla tenuta dei pneumatici, al consumo, alla tenuta dei piloti. Già proprio quello pare essere il problema che meno va sottovalutato. La moto, non fa una piega, le gomme sono ok, ma noi... dopo una decina di giri di fila ci pare di averne fatti 1000, braccia dure, sudore e stanchezza. Dove è finito tutto l'allenamento che ho fatto quest'estate? Come diavolo faremo a farne 77?STRATEGIA VITALE
Ma le prove danno anche i loro frutti. Studiamo i consumi, a Rijeka la Tuono beve un litro ogni 7,5 km. Studiamo i pneumatici, l'anteriore basta a avanza per tutta la gara, il posteriore tiene bene per almeno 30 giri. È il momento delle strategie, calcolatrice alla mano capiamo che il serbatoio non basta a spezzare la gara in due tronconi. Dovremo fare due soste. Parto io, a Samuela spetta il "tappo centrale" poi di nuovo a me il manubrio per chiudere la gara. Resta da vedere quando cambiare la gomma posteriore. In un eccesso di prudenza, decidiamo di cambiarla due volte (la moto non doveva assolutamente cadere perché doveva essere esposta all'Intermot, mica male correre con questa spada di Damocle eh?).TIENI IL PASSO
Il passo è buono e puntiamo a fare la gara sull'1:40, se teniamo fino in fondo abbiamo la quasi certezza di fare una bella figura, anche perché molti equipaggi non sono altrettanto omogenei. Il pilota più veloce magari gira in 1:37, ma l'altro in 1.42. Sabato. Ci spettano due turni ciascuno da mezz'ora. Si fanno un po' meno calcoli e si cerca il tempo e un assetto che convinca entrambi. Cosa un po' difficile visto e considerato che tra me e la giovincella passano 30 kg di differenza.SETTING DI COMPROMESSO
L'abilità di Carlo Poggioli (il nostro guru tecnico durante la tre giorni di Croazia) sta nel capire le nostre esigenze quasi prima che noi gliele riportiamo a voce dopo i giri. La taratura deve essere per forza un compromesso che non penalizzi la guida di nessuno dei due piloti, e tutto sommato non siamo messi nemmeno male, anche perché la mia abitudine a guidare moto stradali non mi fa soffrire troppo la taratura morbida, adatta al peso di Samuela. Ma la tendenza al leggero scivolamento del posteriore per un momento ci fa prendere la strada sbagliata, continuiamo a smollare il precarico credendo la moto troppo rigida. Intanto, nella "garetta dell'orgoglio" interna al team, i tempi continuano a scendere. L'obbiettivo è quello dell'1:38, che ci garantirebbe una posizione dignitosa al via. Samuela fila come un treno, è lei la prima a scendere sotto l'1:39, poi ci arrivo anche io, ma il tempo buono da qualifica lo fa la signorina. 1:38:4, ci vale il sesto posto in griglia. Io mi fermo a 1:38.9.GRAZIE PER IL CONSIGLIO
Qualche "amico" al telefono mi consiglia di appendere il casco la chiodo (lo stesso amico sarà poi "suonato" da Samuela qualche settimana dopo in una gara di coppa Italia naked). Io invece sono euforico, stiamo andando oltre ogni aspettativa. E domani la gara. A fine prove scattano anche le prove dei meccanici. Simuliamo un paio di pit stop per capire quanto perderemo ad ogni sosta. Non so se avete mai provato a smontare una ruota posteriore di una moto. Bene provate a toglierla e rimetterla in un minuto e venti secondi. Alla faccia degli sganci rapidi (che non abbiamo) "manolesta" Poggioli riesce in una performance da Formula uno. E questo ci dona ulteriore morale. Vero è che i migliori fanno tutto in 30 secondi ma... siamo fiduciosi, un po' come fu il piccolo Davide contro il gigante Golia.LA NOTTE PORTA...
Se la notte porta consiglio, al nostro team ne ha portato addirittura un nuovo assetto. L'instancabile Carlo passa la sera a far calcoli e misure e capisce che eravamo un po' fuoristrada. Temendo che la moto fosse troppo rigida per il peso di Samuela continuavamo a smollare e ci siamo ritrovati troppo scarichi al posteriore. Per cui (saggiamente diremo poi) cambia tutto, ritornando nei corretti parametri. Domani entro in pista "alla cieca".GARA Nuvoloni neri. Cavolo, se piove anche stavolta giuro che non corro mai più... Possibile che ogni volta ci debba essere questo cielo che minaccia? L'atmosfera nel team è a metà strada tra il mesto e l'agitato. Incredibilmente Samuela spera che piova (pare che con il bagnato vada fortissimo) io tocco tutto il toccabile perché non piova. I meccanici (che nel frattempo sono diventati due, si è aggiunto anche Fiorenzo Agostini) per precauzione montano un paio di gomme Rain su cerchi di scorta. È il gran momento, non piove.
PARTENZA DI CORSA
La partenza è un'altra particolarità dell'Endurance. Pilota da una parte, moto dall'altra a motore spento. In questi 12 metri, almeno posso mettere a frutto tutto l'allenamento estivo scattando per la corsetta più goffa che abbia mai fatto in vita mia (provate voi a correre con tuta casco e stivali). Però nella partenza dei giri di ricognizione scatto benissimo, sono secondo! Due giri per scaldare le gomme dove non accelero più di tanto per limitare al massimo i consumi (bisogna pensare anche a quello per evitare di restare a piedi alla faccia dei calcoli).BUONA LA PRIMA
Poi, la partenza vera e propria. Che sensazione strana, la tensione è a mille, ma non hai in mano un manubrio non hai frizione tirata, hai le gambe molli, ma devi correre come un centometrista. Giù la bandiera, scatto bene arrivo alla moto per secondo ma il solito inconveniente è in agguato. Non sento che il motore è partito, indugio quell'attimo, sufficiente a farmi perdere almeno cinque posizioni. Sono ottavo, coltello tra i denti con un tipo in sella ad una GSX-R 1000 che in rettilineo mi dà una vita, ma in curva è un po' "paracarrato".FACILE? PROVATECI
Sembra facile correre un endurance, resistenza fisica a parte devi solo andare un po' più piano di quanto sei capace e tenere il passo. Tutte storie, non è facile per niente, perché forzarsi ad andare piano quanto hai davanti una "lepre" non è cosa banale, e per di più spesso ti trovi a correre per molto tempo da solo, e a questopunto rilassarsi è un attimo, le braccia che si induriscono, la stanchezza fisica che inevitabilmente arriva, e il cronometro che non ti aspetta te lo fa subito notare. L'errore è sempre in agguato.
TUTTA UN'ALTRA COSA
Volendo fare paragoni. In una gara sprint è un po' come fare i 100 metri, ti giochi tutto in un fiato, guidi sparato pensando solo a battere l'avversario diretto. L'endurance è come una maratona: c'è velocità, sì, ma anche resistenza e psicologia. Insomma ci vuole testa, non solo manico e non è certo un caso che spesso i velocisti che si cimentano nell'Endurance spiccano con tempi in prova da applausi ma poi rimediano una brutta figura...GARETTA TRA AMICI
"Stai calmo Stefano, non strafare" stai andando bene. Tengo tranquillamente la settima piazza quando mi passa una tuta conosciuta. È quella dell'amico Ivo Bellezza (veterano delle gare Endurance e settimo assoluto nella gara del mondiale ad Assen, non so se rendo...) che, in sella ad una R6, mi passa in staccata.Si accende la bagarre, troppo forte lui in frenata, troppo forte io negli allunghi e quando conta il motore. La Tuono vola, il nostro proposito di tenere il 40 di passo va a farsi benedire perché sin dal primo giro il passo si
assesta sul 1:38. Per tutta la gara, quindi, giro più velocemente che in prova. Alla faccia del tenersi un po' di margine. Il fatto è che, man mano che passano i giri, imparo sempre meglio la pista, e per questo ringrazio anche Ivo, che nella "buca" di Rijeka mi guida come il migliore degli apripista. Per riconoscenza, lo svernicio in rettilineo, e lui mi rende subito il favore alla prima staccata. E via così per almeno dieci giri, poi un doppiato mi fa perdere qualche metro e lui se ne va.
GUIDA SENSIBILE
E io da solo a macinare chilometri con la gomma posteriore che comincia a fare "Giacomo-Giacomo". Anche in questo l'Endurance è differente da una gara sprint, devi imparare a girare con il pieno, con le gomme stanche, gestire una moto che nell'arco della gara cambia tantissimo, meglio un secondo in più al giro che finire per terra. Tanto la gara è ancora lunga.CAMBIO RAPIDO
33 giri e spunta il cartello box. Tocca ai meccanici, e a Samuela che da un po' scalpita nella corsia box. Il pit stop fila via senza intoppi. Un minuto e 28 secondi per cambiare gomma, pilota, e fare rifornimento (il rifornimento per regolamento va effettuato dopo aver fatto tutte le altre operazioni). Per non smentirsi Samuela fila come un treno, anche lei martella giri tutti sotto l'1:40, la maggioranza in 1:38. Intelligente, potrebbe andare ancora più forte, ma non forza per non stancarsi subito, e infila anche un paio di avversari. Nella girandola dei cambi pilota si perde un po' di vista la situazione in pista, ma siamo messi bene, ci giochiamo la settima posizione assoluta, e un posto molto in alto nella categoria open, quella dove ci hanno iscritto d'ufficio.UN MARTELLO
Temeva di non tenere, Samuela, invece filavia con un passo invidiabile, alla faccia di tutte le preoccupazioni della vigilia. Uno dietro l'altro divora tutti i 25 giri programmati, poi di nuovo ai box. Come scritto più sopra, l'eccesso di prudenza ci induce a cambiare di nuovo la gomma posteriore. Un altro minuto e mezzo si traduce in almeno un giro perso, ma almeno ho la certezza di poter spingere senza troppi patemi. Facendo due calcoli a posteriori, però, sarebbe stato meglio non cambiare la gomma e andare un po' più piano avremmo guadagnato una marea di tempo. Ma tant'è l'esperienza servirà per la prossima gara.GIRO RECORD
Il "riposo" mi è sembrato brevissimo, sono di nuovo in sella a dar gas. Mi passa Marc Garcia della Ducati DRE che, con il suo compagno Dario Marchetti si sta giocando il campionato, guida che è una bellezza, un "trenino" che mi fa molto comodo e che alla faccia della stanchezza mi fa fare il nostro giro record in 1:37:9, il manubrio largo della Tuono è un aiuto incredibile a fine gara, con un timone così la fatica si sente sicuramente meno. Ormai punto a portare a casa la posizione ma dal box si sbracciano e mi fanno notare che il pilota che mi precede è ilmio avversario diretto. Toh, chi si rivede, il solito Ivo Bellezza con la sua R6. Spingo, ogni giro gli mangio un secondo, sono sotto, lo passo di slancio all'uscita dalla buca. Tiro unastaccata che mi escono gli occhi dalle orbite, non voglio più farmi passare. E la bandiera a scacchi mi solleva dal dover tirare un'altra staccata al limite.
BANDIERA A SCACCHI
La gara è finita, dei 22 giri previsti ne ho fatti solo 17 perché nel frattempo la Ducati DRE ha vinto la gara. In tutto ho corso per 47 giri. Quando mi fermo è festa. Settimo posto assoluto, quinto della categoria open, il che ci fa finire sul podio (ebbene sì, in questo campionato sul podio salgono in cinque), e ci fa portare a casa perfino una coppa, chi l'avrebbe detto eh? Ma la soddisfazione più grande sono icomplimenti che ci piovono adosso un da tutti, un po' sorpresi da questa strana coppia su cui certamente alla vigilia non avrebbero scommesso.
Talmente strana che l'anno prossimo ci riprova, per tutto il campionato. Vero Samuela?