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Pneumatici:

Al TT con le nuove Metzeler Z6


Avatar Redazionale, il 21/05/08

16 anni fa - Uno stradale a prova di.. TT

Può un circuito stradale tra i più difficili al mondo essere un buon campo di prova per delle gomme sport touring? In Metzeler sono convinti doppiamente di sì. Ecco perché, dopo aver presentato sul tracciato del Tourist Trophy la prima generazione del loro pneumatico Roadtec Z6, ci ha fatto tornare nuovamente sull'Isola di Man, per saggiare la sua evoluzione "interattiva". Come dire: per le gomme è stata una conferma del loro valore, per noi, un'esperienza indimenticabile

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DA NON PERDERE
Avere la possibilità di guidare sul mitico Mountain Corse dell'Isola di Man era un occasione da non perdere. Questo pensiero sono certo di averlo condiviso con i colleghi che con me hanno partecipato alla presentazione dei nuovi pneumatici sport-touring Metzeler, prevista proprio sullo stesso mitico tracciato del Tourist Trophy. Poche altre volte, infatti, mi è capitato di registrare una tale euforia nell'intraprendere il lungo - lunghissimo - viaggio previsto dall'Italia.

VICINO MA MOLTO LONTANO
In effetti, raggiungere l'isola non è particolarmente comodo. Peccato, perché l'isola di Man ha dimostrato di essere un posto piacevole dove andare anche al di là dell'evento in sé o del mito legato alle gare del Tourist Trophy. A questo punto, però, è meglio arrivarci direttamente in moto, trasformando il pellegrinaggio in questo luogo "sacro" del motociclismo anche in un bel viaggio su due ruote. L'importante è ricordarsi di mettere in valigia una buona tuta antiacqua, perché nella migliore tradizione anglosassone, sull'isola di Man non è raro avere la pioggia come fedele compagna.

SOTTO IL SOLE
La presentazione del nuovo Metzeler Roadtec Z6 Interact è stata invece baciata dalla fortuna, con due giorni di sole splendente e una temperatura primaverile. Perlomeno nelle ore più calde, perché di primo mattino, il termometro non ne ha voluto sapere di salire sopra i 10° e scaldare l'asfalto in tempo per la nostra prova su strada. Capirete, asfalto freddo e la leggenda del TT poco si addicono a qualche giornalista volenteroso, ma privo dello spirito dei piloti "scollegati" che qui ci corrono.

SCOLLEGATI
E un po' scollegati bisogna esserlo sul serio per lanciarsi sulle strade del Mountain Corse a medie abbondantemente oltre i 200 orari. Perché un conto è vivere la gara dai racconti di chi ci ha corso o dai filmati di repertorio, tutt'altra cosa è provare a tenere un passo perlomeno decente su queste curve e pezzi d'asfalto dai nomi leggendari: Bray Hill, Sarah's Cottage, Ballaugh Bridge o Hairpin.

TRE BASTANO
In compenso, se per noi i tre giri completi del tracciato che abbiamo fatto sono sembrati duri - il Senior TT ne prevede sei - figuratevi cosa devono essere stati per i pneumatici montati sulle nostre moto, che hanno dovuto affrontare senza respiro mille cambiamenti d'asfalto, di pendenza, zone d'ombra, più fredde o repentini cambiamenti di passo.

POCHE CURVE, TUTTE VELOCI
  Perché il Tourist Trophy è questo, in realtà. Non pensate ad un tracciato difficile, fatto di curve complicate o passaggi da ottovolante, tipo Laguna Seca, per intenderci. Il Mountain Corse è in realtà una strada con poche curve da pieghe estreme, ma un nastro d'asfalto piuttosto veloce - e in certi punti velocissimo - dove le difficoltà vengono dalla conformazione tormentata del manto stradale e dalla totale assenza di vie di fuga. Quindi, mai un momento di calma, nessuna possibilità di errore e un obbligo morale di stare almeno sopra i 190 di media, per essere quasi sicuri di rientrare nei primi 20 in ordine di partenza. Non male, vero? Immaginatevi con che spirito, quindi, ci siamo accodati all'apripista per i nostri tre giri, diciamo così, d'onore.


IN SCIA A UN MITO
Peccato, poi, che l'apripista in questione di cognome facesse Dahne, che qui avesse vinto un'edizione del Senior TT (Helmut Dahne ha vinto il TT nel '76, su BMW R90S, ma ci ha corso per altre 23 volte!) e che, nonostante i suoi 64 anni ben portati, non avesse dimenticato come si gira la manopola del gas e come tracciare traiettorie chirurgiche tra le insidie di questo terrificante tracciato. È bastato seguirlo sul tratto del Mountain chiuso al traffico per l'occasione, per capire quanto conta conoscere a menadito questo percorso, anche solo per tentare di alzare il ritmo.

60 CHILOMETRI A MEMORIA
D'altra parte, la difficoltà di tenere a mente oltre 60  chilometri di pista è evidente, e lo diventa ancora di più provando nella realtà cosa vuol dire guidare su queste strade. Gli occhi vengono sollecitati da mille cose, tutte decisamente poco rassicuranti: pali della luce, muretti a secco, tombini e segnaletica orizzontale. Tutte cose assolutamente normali nella circolazione di tutti i giorni ma, chissà perché, difficilmente digeribili quando la lotta non è per arrivare in orario in ufficio, ma salire sul iù alto gradino del podio in una gara di velocità su due ruote.


BALLE DI FIENO
Oltretutto, l'edizione 2008 del TT è prevista dal 24 maggio al 4 giugno prossimi, quindi in occasione della presentazione Metzeler la "pista" era già attrezzata in maniera praticamente definitiva per la gara, con le sue belle balle di fieno a protezione delle cassette della posta delle villette lungo il tracciato e qualche timido air-fence, messo in qualche punto giudicato più pericoloso di altri. Guidando lungo il tracciato, però, è difficile capire la logica che giudica meno pericoloso andare a sbattere contro un muretto a secco, rispetto all'ipotesi di finire a prendere il caffè nella sala da pranzo di qualcuno, con moto al seguito...


PROBLEMI DI ASSETTO?
Sono altrettanto evidenti le difficoltà che devono superare i piloti nel trovare un assetto adatto alla gara. Non può essere troppo rigido, perché le asperità da copiare sono in un numero tendente all'infinito, ma nemmeno troppo morbido, perché il tratto del Mountain è da affrontare a velocità supersonica - ma non è un rettilineo - e non mancano staccate impegnative e compressioni da trauma per schiacciamento vertebrale, come quella della discesa di Bray Hill. E poi qui... si salta.

COMPROMESSO
Lo stesso compromesso tra diverse esigenze di guida caratterizza anche il comportamento dei nuovi Metzeler Roadtec Z6 Interact. Questi pneumatici sport touring devono infatti affrontare un numero elevato di condizioni diverse, in termini di grip dell'asfalto (asciutto/bagnato), diverse capacità di guida di chi è in sella e tante tipologie di moto sui cui possono essere montati: naked sportive, turistiche vere e proprie o le sport touring di ultima generazione, per citarne alcune.


BIMESCOLA NO GRAZIE
Per affrontare questa sfida, i tecnici tedeschi hanno intrapreso una strada diversa da quella dei principali concorrenti, che hanno introdotto recentemente la tecnologia bimescola anche sulle loro gomme sport touring. Metzeler, non è convinta che sia la tecnica più adatta nel caso di un pneumatico che deve avere anche una buona resa chilometrica. Perché, con il progredire dell'usura, il rischio che si crei uno scalino tra le mescole di differente durezza non è escluso, con i ben immaginabili problemi di guidabilità che ne conseguono.

INNOVATIVA
SOTTOPELLE Ecco perché Metzeler ha preferito ripensare più a fondo la propria gomma, partendo però dall'idea che la mescola applicata sul battistrada dovesse essere unica e introducendo il concetto di "interazione" tra le diverse parti che compongono il pneumatico. Questo significa che il nuovo Z6 Intercat non sfrutta solo mescole di ultima generazione, ma introduce anche una nuova carcassa che grazie ad una costruzione innovativa permette di ottenere gli stessi vantaggi di un pneumatico bi-mescola, senza però presentare gli stessi problemi con l'accumularsi dei chilometri.


CINTURATO
L'innovazione riguarda quindi la cintura in acciaio a 0° avvolta sulle tele. La tecnologia della cintura d'acciaio è stata introdotta da Metzeler già sulla prima generazione dello Roadtec Z6, raggiungendo risultati notevoli in termini di robustezza della carcassa, comfort e tenuta nella guida veloce. Sfruttando la filosofia Interact, però, il nuovo Z6 riceve una nuova cintura d'acciao a tensione variabile, che permette di variare con continuità la rigidità della carcassa dal centro alle spalle del pneumatico. Il concetto è semplice da spiegare ma, presumiamo, meno banale da realizzare.

TENSIONE DIFFERENZIATA
In pratica, avvolgendo la cintura d'acciaio sulle tele, Metzeler è riuscita a dare una tensione differenziata alla spirale, più forte al centro del pneumatico e più morbida sulle spalle. Questa tensione differenziata della cintura d'acciaio permette alla struttura della gomma di essere più flessibile sulle spalle, con l'effetto di favorire un maggiore riscaldamento delle spalle stesse e quindi un miglior grip in piega. L'avvolgimento più rigido al centro, invece, offre tutta la stabilità necessaria sul dritto, in velocità o a pieno carico, mantenendo bassa al contempo la temperatura della mescola in quel punto e quindi preservandola da una usura eccessiva.


MISCELLANEA EVOLUTA
Questa nuova struttura del pneumatico si abbina poi a una mescola dalle caratteristiche migliorate in termini di tenuta sul bagnato e velocità di riscaldamento, grazie all'uso di polimeri di ultima generazione, ad una percentuale maggiore di silice (65% contro circa 30 del vecchio Z6) e ad un processo produttivo migliorato che permette di avere una mescola meglio amalgamata nelle sue componenti.

IN INCOGNITO
Quello che è curioso, però, è che questa profonda evoluzione ad occhio nudo non è riconoscibile. Metzeler, infatti, considera il disegno del battistrada del precedente Z6 ancora efficace, per cui il nuovo Interact e assolutamente identico esternamente allo Z6 che conosciamo. L'unico modo per distinguerlo sugli scaffali del gommista, sono infatti due righe rosse verticali sul battistrada (oltre alla nuova denominazione riportata sul bordo).

NON SI CHIUDE SOTTO SFORZO In realtà, la nuova struttura è capace di ottimizzare anche il lavoro degli intagli del nuovo Z6 Interact, che rimangono stabili - e quindi drenanti - anche in situazioni in cui le forze in gioco tenderebbero a far chiudere gli intagli. Si spiegano così le migliori prestazioni del nuovo pneumatico sul bagnato, come si vede nel grafico che compara le prestazioni delle due generazioni di Z6.


PREVISTO BEL TEMPO
Purtroppo però - o per fortuna, vista la location - in occasione del test di queste gomme la pioggia non si è fatta vedere quindi per quanto riguarda le performance sul bagnato dovrete fidarvi di quanto dichiarato da Metzeler. Per quanto riguarda l'asciutto, invece, il tracciato del Tourist Trophy ha messo in luce abbastanza chiaramente le caratteristiche di questa nuova gomma, che aveva come difficile obbiettivo migliorare quanto messo in mostra dai precedenti Roadtec Z6.

VA BENE CON TUTTE In termini di guidabilità il giudizio è però più che positivo, dato che su tutte le moto provate queste gomme hanno dimostrato una grande capacità di adattamento alle diverse ciclistiche e a differenti stili di guida. Volendo dare qualche indicazione in più, bisogna però andare nello specifico delle diverse moto provate. In generale l'equilibrio è ottimo, ma soprattutto su moto pesanti come la BMW R1200RT e la Yamaha FJR 1300, l'anteriore ha dimostrato di preferire la stabilità ad una reattività spiccata.


LA ZETA SI ESALTA
La gomma non è sveltissima come profilo, ma è una caratteristica voluta da Metzeler che preferisce dare ai suoi clienti un manubrio solido tra le mani piuttosto che un avantreno troppo rapido. In compenso, montati sulla Kawasaki Z750, questi pneumatici hanno dimostrato di saper equilibrare il comportamento della moto, che con le gomme di serie non è tra le più agili da guidare. La moto è meno incline ad allargare in uscita di curva e, non senza un po' di sorpresa, anche più comoda. Supponendo che la Zeta settememzzo presente all'Isola di Man fosse di serie, questo significa che le nuove Metzeler Roadtec Z6 Interact sono capaci di ammortizzare molto bene le asperità dell'asfalto, mettendo una pezza all'altrimenti troppo secco mono posteriore della naked Kawasaki.

COPIA TUTTO Questa caratteristica si è ripetuta anche su altre moto presenti al test, notoriamente poco "filtranti" il che significa che la carcassa modificata di questi Z6 è capace di smorzare bene colpi e vibrazioni che provengono dalla strada. Per fortuna, il rovescio della medaglia non è una gomma poco precisa sul veloce, anche se in favore del comfort un minimo di comunicativa nella guida più sportiva è stata sacrificata, rispetto ad altre gomme concorrenti.


CE L'HA SOLO LEI
La nuova Metzeler Roadtec Interact Z6 punta quindi sull'esclusività tecnica per puntare ad essere il pneumatico di riferimento sul mercato. Alla prova dei fatti, la rigidità differenziata della carcassa offre gli stessi vantaggi della tecnologia bi-mescola, sia in termini di grip in piega, sia come velocità di riscaldamento nelle partenze a freddo. Purtroppo, la caratteristica più importante per il quale si è lavorato così a fondo - e cioè l'uniformità di usura su tutto il battistrada - non è possibile verificarla nemmeno in tre giri del tracciato del Tourist Trophy.

E IL TEST DI DURATA?
L'invito per Metzeler - o per qualunque produttore di gomme - è quindi di inventarsi un test probante da questo punto di vista, dato che per quanto riguarda il grip, la guidabilità e il comfort, i più recenti pneumatici sport touring hanno raggiunto performance impensabili anche solo pochi anni fa. Certo, la difficoltà maggiore sarà però inventarsi un evento emozionante come questo all'isola di Man...


Pubblicato da Michele Losito, 21/05/2008
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