Tutto era pronto: la macchina, il pilota e il sogno. Ma la Smart da rally non correrà la Dakar 2013 per mancanza di fondi
PICCOLA E TOSTA Vedere una Smart fortwo vestita da rally non è certo roba di tutti i giorni. Venire a sapere, poi, che nel suo piccolo tenterà un’impresa come la Dakar 2013, fa scattare immediatamente l’operazione-simpatia: “io tifo per lei”. Ma per correre una corsa come la Dakar la simpatia non basta: ci vogliono soldi, e pure molti. E in tempi di crisi trovarli è una vera impresa, ancor più che sbarcare in Sudamerica per affrontare due settimane di sabbia, ciottoli e montagne a bordo di una citycar anabolizzata.
INCROCIO DI GENI Le premesse di un’esperienza epica c’erano tutte. L’idea, innanzitutto: calcare il rally più duro con l’underdog per eccellenza, l’ultimo mezzo che ti aspetteresti alla Dakar – una Smart, appunto. Anche se, appositamente preparata dal Feber Team, con l’aiuto della base meccanica di un Polaris XP 900, questa Smart Feber Buggy non è più la Smart che ben conosciamo. Sospensioni anteriori e posteriori completamente indipendenti e a lunga escursione, carreggiate allargate, parafanghi svasati, carrozzeria modificata e un peso di soli 750 chili e un motore da circa 90 cv la rendono infatti adatta a una mega traversata di 8000 chilometri ai piedi delle Ande che nessuna delle sue sorelle cittadine si sognerebbe.
SULLE ORME DI PANDA E ALTRE E poi c’era l’uomo giusto, José Luis Alvarez, pilota numero uno della Smart Faber Buggy e capofila dell’impresa. La sua lunga esperienza e il suo entusiasmo avevano alimentato a lungo il sogno di portare una Smart sulle rotte della Dakar, seguendo la scia – storica – di altre piccole-grandi (alcune Citroen AX e 2CV, tanto per fare dei nomi, senza dimenticare la Fiat Panda nel 2007). Addirittura il progetto iniziale prevedeva di portare due Smart Faber Buggy con relativi equipaggi d’assistenza tecnica più una moto rappresentativa del team, una Honda CRF-450. Troppo ambizioso. Quindi si è arrivati al punto in cui di alfiere ce ne sarebbe stato uno solo, la Faber Buggy di Alvarez appunto, il quale si era persino dichiarato disposto a gareggiare senza assistenza alcuna.
I (STILL) HAVE A DREAM Nel frattempo, però, la raccolta fondi del team continuava a scarseggiare. Nemmeno appello attraverso il sito del team (www.dakarsmart.com) è servito a far confluire le provviste necessarie per far giungere la Faber Buggy a Lima, in Perù, dove il 5 gennaio prenderà il via la Dakar. Così, riappesa l’ultima cornetta nella disperata ricerca di aiuto, Alvarez ha alzato definitivamente bandiera bianca scrivendo sul sito del team una manciata di righe che suonano no più o meno così: “Ci piace sognare e ci piacciono i film a lieto fine. E il nostro film è stato bellissimo, anche senza lieto fine”. Per quest’anno. Ma le parole del pilota spagnolo fanno pensare che i titoli di coda debbano ancora essere scritti. E allora, “provaci ancora, Luis”.