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L'intervista

"L'esame di maturità? È stato più naturale vincere a Monte Carlo": a tu per tu con Gabriele Minì


Avatar di Salvo Sardina, il 30/06/23

1 anno fa - Nel paddock del Red Bull Ring abbiamo incontrato il giovane talento italiano di casa Alpine

La F3, la maturità, l'Alpine: a tu per tu con Gabriele Minì

Nel paddock del Red Bull Ring abbiamo incontrato il giovane talento italiano di casa Alpine. L'intervista
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Il viso tradisce la giovanissima età, eppure bastano poche chiacchiere per capire di avere davanti uno che ragiona da veterano, più che un ragazzo che ha da poco compiuto 18 anni. Gabriele Minì ci accoglie tranquillo e sorridente con la tuta da gara allacciata in vita, pronto per scendere in pista nelle qualifiche del GP Austria di Formula 3, il campionato in cui ha debuttato quest’anno. Ci aiuta a trovare il rappresentante della All Road Management – il team che ne gestisce gli interessi professionali, guidato da Nicholas Todt – e, intanto che vaghiamo per il paddock in cerca di un posto all’ombra dove sederci per l’intervista, scherza sulle nostre comuni radici a Palermo: “La facciamo in dialetto siciliano? Magari ci provo, vediamo cosa viene fuori”.

Non preoccuparti Gabriele, meglio restare sull’italiano. A proposito, hai appena preso la maturità con un voto di 96 su 100… Non male

Sì, e tra l’altro era il massimo che potessi prendere. 20 punti alla prima prova, 20 alla seconda, 20 agli orali e 5 punti bonus. A posto(ride soddisfatto, ndr)!

E non deve essere stato neppure così facile. È stato più complesso affrontare gli esami o vincere a Monte Carlo?

La maturità! Guidare in macchina per me è più naturale, lo faccio quasi tutti i giorni. Studiare per un esame così impegnativo, invece, è stata un’esperienza completamente nuova. Ma è andata bene anche questa.

In più occasioni hai raccontato di doverti portare i libri in trasferta per studiare nei weekend di gara. Pensi che aver concluso il percorso scolastico ti potrà dare ulteriore spinta per concentrarti sul lavoro?

No, non cambierà nulla, perché quando sono in circuito penso solo alle gare. Prima e dopo c’è la scuola, ma in pista le cose vanno fatte bene. All’inizio credevo che quest’anno sarebbe stato il meno impegnativo da un punto di vista delle giornate in macchina, perché in F3 i weekend sono meno e ci sono pochi test. In realtà, però, tra attività con i media e gli allenamenti, ho collezionato ben 94 giorni di assenza. Per fortuna ho ottenuto un nulla osta potendo conciliare l’attività sportiva con la scuola. I miei professori sono stati molto comprensivi ma, alla fine, dovevo conoscere i programmi e nelle interrogazioni dovevo rispondere bene. Quindi, la sola differenza è stata che ho avuto meno tempo per prepararmi.

Academy Alpine F1: Gabriele MinìAcademy Alpine F1: Gabriele Minì

Ti piace studiare?

Sì, anche se poi dipende dalle materie. Ho avuto più piacere a studiare le materie di indirizzo: impianti, sistemi, meccanica mi sono piaciute moltissimo. Studiare i poeti della letteratura italiana, per quanto utile per avere una buona cultura generale, non è stato quello che ho preferito.

Quindi il prossimo obiettivo è la patente…

Sì, ho appena preso il foglio rosa e superato l’esame teorico. Devo ancora finire ancora le ore obbligatorie di guida con gli istruttori per poter accedere alla prova pratica, ma fino a ora non ho avuto tanto tempo.

Non abbiamo dubbi che sarà una formalità. Piuttosto, parliamo della stagione: sei 36 punti dalla vetta, occupata da Gabriel Bortoleto. Come ti stai approcciando a questo primo anno da rookie in F3?

Sembra banale, ma il solo approccio possibile è quello di vedere cosa succede gara dopo gara. Non si può scendere in pista pensando di vincere o non vincere il titolo. In pista può sempre succedere qualsiasi cosa e pertanto dobbiamo ragionare una sessione alla volta. I punti li conteremo alla fine del campionato. Poi, nella pratica, non è che sia una cosa molto facile da fare, ma non ci si può concentrare su un solo avversario o su un solo obiettivo, altrimenti il rischio è quello di perdere molti punti per strada. L’importante è fare il meglio che si può con il pacchetto che si ha a disposizione.

Che voto ti dai per questa prima metà di stagione?

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Abbiamo perso moltissimi punti per strada, si poteva fare di meglio ma anche di peggio. Siamo sempre stati molto competitivi anche se non sempre abbiamo raccolto il massimo. Mi potrei dare un 7, forse un 8. Ci sono stati weekend come il Bahrain: in pista avremmo vinto, ma per un piccolo errore alla fine abbiamo raccolto poco. Così come a Barcellona.

La vittoria a Monte Carlo è stato sicuramente il momento topico della stagione, ma anche a Melbourne e in Bahrain le prestazioni sono state di assoluto livello. In Spagna invece qualcosa non ha funzionato. Da cosa dipendono questi alti e bassi?

Ci sono piste in cui i team si adattano meglio, altre in cui il pacchetto è meno buono. Di solito sappiamo già in anticipo dove ci si aspetta che la macchina vada bene. E questo vale anche per noi piloti, che abbiamo inevitabilmente dei circuiti in cui siamo sappiamo di essere più o meno forti. Ad esempio, Barcellona non è facile sotto tanti punti di vista: si ha soltanto un giro a disposizione, siamo partiti praticamente senza fare chilometri nelle libere e in qualifica ho fatto fatica a mandare le gomme in temperatura, cambiando anche il setup alla fine della sessione senza essere sicuri che quella fosse la soluzione migliore. Ci sono stati tanti piccoli fattori che hanno portato al risultato negativo, ma è anche vero che senza l’infrazione dei limiti della pista, per cinque centimetri sarei partito davanti e sarebbe cambiato il weekend. Nella gara sprint ho avuto solo tre giri in aria libera e senza traffico e andavo molto veloce. Poi, nella feature, anche gli altri si sono un po’ messi a posto e sono andati meglio, ma il weekend era comunque già compromesso dalla qualifica.

I track limit sono un tema sensibile anche qua al Red Bull Ring.

È molto difficile, perché le curve dove vengono cancellati i tempi sono in discesa, ed è lì che soffri inevitabilmente molto il sottosterzo. L’uscita non riesci a vederla, e quindi non è semplice restare all’interno dei limiti, specie se spingi al massimo per provare a fare la pole position.

F1 GP Austria 2023, Red Bull Ring: Gabriele Minì intervistato da MotorBox.comF1 GP Austria 2023, Red Bull Ring: Gabriele Minì intervistato da MotorBox.com

Parliamo un po’ di prospettive future: fai parte dell’Academy Alpine, c’è in programma un imminente passaggio in F2 magari già nel 2024?

Dipende dai risultati, dipende da cosa deciderà l’Alpine anche con Nicholas Todt, il mio manager. Sono contento di essere in questa Academy, mi è stata data la possibilità di imparare moltissimo, ad esempio andando a Estone per seguire il GP di Baku dalla sede. Oppure, spesso mi consentono di andare ai box di F1, ed è lì che si impara davvero tanto, anche seguendo i briefing con gli ingegneri. È una cosa molto positiva essere qui, ma questo non toglie che bisogna far bene per andare avanti.

Hai parlato di Todt, che è anche il manager di Charles Leclerc e che ti segue con la sua All Road Management. È un fattore di pressione sapere di essere seguito da uno dei personaggi più in vista del paddock?

Tutt’altro. Anzi, credo che sia una cosa che ti toglie della pressione di dosso, perché sei consapevole del fatto che hai una chance con un manager di livello assoluto. Fino ad ora abbiamo fatto sempre le scelte migliori per la mia carriera e io ho grande fiducia in lui. Non mi mette pressione, anzi nei meeting che facciamo cerca sempre di tranquillizzarmi. È così che un pilota può rendere al meglio.

Intervista a cura di Salvo Sardina e Alberto Saiu


Pubblicato da Salvo Sardina e Alberto Saiu, 30/06/2023
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