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Il brasiliano ottiene il primo podio nella serie elettrica, ma ammette di avere ancora un gap da colmare dai colleghi più esperti
PRIMO PODIO La gente si aspettava forse che uno come lui, con alle spalle 15 stagioni di Formula 1 ad alti livelli – di cui otto in Ferrari – avrebbe subito sbancato la Formula E. In realtà, il suo campionato d’esordio nella categoria elettrica è stato fino a questo momento tutt’altro che in discesa. Felipe Massa non si è però perso d’animo e, con la pazienza del rookie, si è tuffato a 38 anni suonati in un’avventura di quelle che ti cancellano le certezze. E lo ha fatto con un team, Venturi, che ha faticato a trovare la retta via, almeno nelle prime fasi dell’anno. L’ePrix di Monte Carlo potrebbe però aver segnato un punto di svolta in questa seconda carriera del brasiliano che, pur dovendo soffrire e sgomitare, è riuscito a centrare il primo podio elettrico. Lo abbiamo incontrato al termine della gara e ci ha confessato che, forse, a mancargli fino a questo momento è stata un po’ la malizia.
AAA MALIZIA CERCASI “Sì, i miei colleghi – ha spiegato Massa ai microfoni di MotorBox – sono molto più abituati a questo stile di guida. In F1 non c’era niente di tutto questo, perché lì con un piccolo tocco perdi l’ala e la tua gara è finita. Approcciarsi in modo giusto alla bagarre può fare la differenza. Vero, a Monte Carlo non ho toccato nessuno, ma certe volte forse avrei potuto farlo. Potevo un po’ passare il limite in alcune situazioni e comunque non sarebbe successo niente di grave. Sento di dover ancora capire in che modo si possa toccare un avversario, senza ovviamente buttarlo fuori. Non sono mai stato un pilota sporco e non lo diventerò, questa è la mia mentalità… Però un po’ di malizia mi può aiutare. Al di là di questo, comunque mi manca ancora qualcosa dal punto di vista tecnico. Ci sono da capire alcune cose per essere tra i top, ma arriverò anche io”.
ESPERIENZA 15 campionati del mondo in Formula 1, di cui due chiusi sul podio iridato. Difficile credere che un pilota come Felipe sia privo di esperienza. Sarebbe così in ogni categoria “tradizionale”, ma non in Formula E. Dove, oltre alle difficoltà di adattamento alla macchina, ci sono anche quelle legate a circuiti stretti e tortuosi ricavati nei centri storici delle metropoli di tutto il mondo. E non può essere un caso che il primo podio sia arrivato proprio sull’unica pista che il brasiliano conosceva bene, quella del Principato di Monaco dove ha corso molte volte e dove attualmente vive: “Sapere cosa fare al 100% aiuta di sicuro. Di questo tracciato conoscevo ogni singolo metro ed era l’unico del campionato visto che in Messico condividiamo con la F1 solo il rettilineo dei box. Sin dall’inizio sono stato con i migliori, ho potuto estrarre sempre il massimo dalla macchina. Anche il team ha fatto un gran lavoro e alla fine, gara dopo gara, vedo che stiamo migliorando. Non sono ancora dove voglio, ma ci sto arrivando. Dopo questo podio spero che ne arriveranno tanti altri o anche alcune vittorie”.
ELECTRIC MONACO Il fatto che quello di Monte Carlo fosse l’unico tracciato conosciuto – seppur solo in parte, visto che si girava su un layout corto rispetto a quello tradizionalmente usato dalla F1 – ha anche consentito a molti piloti di fare un paragone diretto con il circus. Non a Massa che, però, ha preferito non paragonare le due categorie: “Non è possibile fare un confronto, la Formula E è completamente diversae si vede anche dal fatto che qui ho ancora bisogno di esperienza per essere al vertice. Anche sul piano della velocità è tutto molto diverso, cambia il modo di guidare, il carico aerodinamico, la potenza del motore. La monoposto elettrica è molto più lenta di quella di F1, però è anche molto difficile da guidare per essere al limite. C’è da gestire la batteria, la potenza supplementare in qualifica… è un approccio totalmente differente”.