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Secondo il responsabile Audi Sport, le monoposto Gen2 hanno raggiunto i livelli di Formula 1 e Wec. Almeno sul piano tecnologico...
CAMPIONI IN CARICA È stato uno dei primi costruttori a raccogliere la sfida delle monoposto elettriche, anche a costo di sacrificare altre serie, come il Wec, dominate per anni. Audi è in Formula E sin dagli albori e, dopo un terzo e due secondi posti consecutivi, al termine della Season 4 è arrivato il tanto agognato successo in classifica team. Da campioni in carica, gli uomini di Ingolstadt hanno approcciato la quinta stagione, quella delle rivoluzionarie vetture Gen2, con l’obiettivo di ripetersi e persino migliorarsi. Impresa tutt’altro che semplice considerando l’altissimo livello di incertezza e complicazione di una categoria che ha prodotto fin qui sette vincitori diversi in sette gare. Lo sa bene anche il responsabile motorsport della casa degli Anelli, Dieter Gass, che a Roma ha incontrato la stampa per fare un punto della situazione dopo il giro di boa del campionato.
A TUTTO GASS Con la nuova generazione di monoposto è quasi sempre possibile spingere a tutta per l’intera durata della gara. Una manna per gli appassionati in tribuna e sul divano, ma anche un bel problema per quei costruttori che come Audi avevano fatto dell’efficienza energetica il proprio cavallo di battaglia. “È una stagione molto diversa – ha spiegato il manager tedesco – rispetto alle precedenti. Quest’anno c’è più potenza a disposizione e maggiore autonomia. Non è necessario il cambio macchina e, anche se in alcune gare si devono ancora gestire le batterie, spesso si riesce ad andare al massimo dal primo all’ultimo giro. La cosa in effetti ci spiace un po’, perché noi siamo molto efficienti, bravi a risparmiare energia. Abbiamo sempre puntato all’efficienza energetica riuscendo però ad avere lo stesso ritmo dall’inizio alla fine della gara. Poi c’è il fattore temperatura delle batterie che certe volte limita le prestazioni. A noi è capitato in Cile, ad esempio… Maggiore è il recupero di energia, maggiore il rischio che il sistema si surriscaldi. Insomma ci sono molte cose da tenere sotto controllo”.
MASSIMA COMPLICAZIONE Il responsabile motorsport di Ingolstadt ha poi spiegato come la Formula E abbia praticamente già raggiunto Formula 1 e Wec in termini di complessità tecnologica: “A Roma abbiamo avuto uno spiacevole inconveniente sulla macchina di Daniel Abt. A un certo punto ha subito un taglio netto di potenza e in qualifica non riusciva più ad andare avanti. L’analisi di un problema che sembra semplice e magari lo è su una vettura tradizionale, diventa invece estremamente complesso con queste monoposto. Ai box c’è stata una discussione di mezz’ora soltanto per capire cosa fosse successo e come fare per evitare che il problema si riproponesse in seguito. Il livello di complicazione è davvero enorme, credo che siamo assolutamente vicini ai livelli del Wec e della F1”.
IL BELLO E IL BRUTTO Complessità a parte, Gass non ha mancato di esprimere anche un giudizio di valore sulla Formula E, ammettendo la presenza di aspetti meno positivi: “Brutto o bello, è sempre una questione di gusti, ed è anche vero che a certe cose ci si può sempre abituare. La cosa più difficile da accettare per un vero appassionato è probabilmente la mancanza di rumore delle macchine… L’udito è uno dei sensi che la Formula E non riesce a soddisfare e così è stato anche per me, che sono cresciuto nelle corse con i motori a combustione. La cosa più bella è invece la possibilità di correre nei centri delle capitali del mondo come Roma, New York, Berlino e Parigi. È difficile immaginare una cosa del genere per altri campionati”.
IL FUTURO In una categoria con vetture dal design avveniristico e che evidentemente strizzano l’occhio al Domani, non poteva infine mancare una considerazione sulla Formula E che verrà. “Vedremo entrare – ha concluso Gass – altri due costruttori ufficiali come Porsche e Mercedes. E il livello della competizione, che è già molto elevato, si alzerà ulteriormente. Nei prossimi due o tre anni vedo un campionato ancora in crescita. L’esperienza però ci insegna che, quando ci sono così tante grandi case in gioco, qualcuno necessariamente finisce per ritirarsi. Tutti vogliono vincere ed è inevitabile che chi non riuscirà a farlo prima o poi abbandoni la categoria. Non mi aspetto però che questo accada prima di due o ancora tre stagioni”.