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SIMILITUDINI E DIFFERENZE Ogni anno, a esclusione per ovvie ragioni del 2020, è un po’ sempre la stessa storia: complice la vicinanza in calendario dei due appuntamenti iridati, si osservano con attenzione le prestazioni delle monoposto nel terzo settore della pista di Barcellona cercando di trovare un possibile trend in vista della successiva tappa di Monte Carlo. Tendenza quanto mai utile in un mondiale combattuto come questo, in cui è praticamente impossibile fare pronostici tanto sulla sfida al vertice tra Red Bull e Mercedes quanto sulla bagarre ravvicinata tra i team di centro gruppo che lottano ai piedi del podio. A (ri)lanciare la questione, nel weekend del Gp di Spagna, è stata proprio la Ferrari sottolineando più e più volte – sia direttamente per voce del team principal Mattia Binotto che dell’opinionista di Sky Italia, Marc Gené, che è anche collaudatore del Cavallino – la correlazione tra le buone prestazioni nel T3 del Circuit de Catalunya e le legittime ambizioni nel GP del Principato. Ma è davvero sempre così?
L’ANALISI Per analizzare la questione è necessario partire da una considerazione preliminare sul terzo settore di Barcellona. Al contrario della restante parte del circuito catalano, l’ultimo parziale è estremamente lento e tortuoso e richiede il massimo livello di carico aerodinamico e di trazione, fondamentale per uscire bene dalla contestata chicane che immette sul rettilineo di partenza. Insomma, una Monaco (o, se preferite, una Budapest) in miniatura e della durata di poco meno di 30 secondi, resa quest’anno forse un po’ meno indicativa dalla modifica a curva-10 che ha riportato il Montmeló a una configurazione simile – esse finale a parte – a quella delle origini. All’apparenza, dunque, un layout che può essere indicativo dei rapporti di forza che vedremo il prossimo weekend in Riviera. Per questo motivo, nell’ultima puntata del nostro podcast RadioBox(l’episodio dieci della terza stagione che potete visionare cliccando “play” sul box video qua sopra) abbiamo studiato i migliori tempi in qualifica degli ultimi 10 anni, verificando se davvero le auto più veloci nel terzo settore spagnolo poi si confermano competitive nel Principato.
F1 GP Spagna 2021, Barcellona: Charles Leclerc (Scuderia Ferrari) nel terzo settore della pista
LA CORRELAZIONE TRA IL T3 DI BARCELLONA E IL GP MONACO
- Barcellona come garanzia assoluta di forza a Monte Carlo
- Le anomalie: quegli strani casi 2017, 2016 e 2012
- Conclusioni: cosa aspettarsi nel 2021?
GLI ANNI RECENTI, IL T3 DI BARCELLONA GARANZIA ASSOLUTA DI COMPETITIVITÀ A MONTE CARLO
Siamo partiti con lo studio dagli anni più recenti andando poi a ritroso fino al 2011 (l’attuale configurazione con la chicane finale è stata inserita a partire dal 2007). E sono proprio i primi anni analizzati, quelli temporalmente più vicini, ad aver dato risultati sorprendenti. Nel 2019, la Mercedes irraggiungibile nel T3 di Barcellona si è confermata poi in grado di conquistare la prima fila in qualifica a Monaco, con Hamilton davanti a Bottas. Interessante anche quello che accadde alle spalle delle due monoposto iridate, visto che le due Red Bull di Verstappen e Gasly, terze e quarte nell’ultimo parziale spagnolo, conquistarono la terza e quinta posizione in griglia nel Principato, con il solo Vettel in grado di inserirsi tra i due alfieri di Milton Keynes. Ancora più clamoroso è il dato del 2018: sia in qualifica che in gara le Mercedes furono in grado di chiudere in prima e seconda posizione, senza però essere mai le più veloci nel T3. Il più rapido era stato infatti Daniel Ricciardo su Red Bull, seguito a ruota da Sebastian Vettel su Ferrari, rispettivamente sesto e terzo nelle qualifiche del Gp di Spagna. Non servirà un grande sforzo di memoria per ricordare la prima fila della gara di 15 giorni dopo, con Big Smile davanti a Seb (l’ordine fu poi lo stesso anche al traguardo) e con Lewis e Valtteri costretti ad accontentarsi di una casella in seconda e terza fila. Sorprendente, vero? Ultimo dato da sottolineare è quello del 2015, con Rosberg, Hamilton e Vettel al comando sia nel T3 che a Monaco, con il ferrarista davanti alle due Red Bull di Ricciardo e Kvyat.
F1 GP Monaco 2018, Monte Carlo: Daniel Ricciardo (Red Bull) davanti a Sebastian Vettel (Ferrari)
NON È TUTTO ORO QUEL CHE LUCCICA: LE ANOMALIE 2017, 2016 E 2012
Non è, però, tutto oro quel che luccica e, anzi, nella nostra analisi è a questo punto necessario riportare alcune grandi anomalie. La prima e più clamorosa è quella del 2017: ricordate la tanto chiacchierata questione del passo corto della Ferrari che avrebbe dovuto avvantaggiare la SF70H sulle piste tortuose e metterla in crisi sui tracciati con curvoni da alta velocità di percorrenza? Ebbene, secondo questa teoria, sarebbe stato lecito aspettarsi una Rossa in difficoltà in Catalogna ma al contempo molto performante nel terzo settore. E invece… I tre migliori parziali furono segnati da Hamilton, Bottas e Verstappen, con Raikkonen e Vettel “solo” in quarta e quinta posizione. Due settimane dopo, però, come da pronostico iniziale, le Ferrari si mostrarono velocissime tra le stradine più famose al mondo, conquistando la prima fila e una clamorosa doppietta sotto la bandiera a scacchi. Situazione abbastanza simile a quella già vista un anno prima: nel 2016 Hamilton e Rosberg furono i più rapidi nel T3, ma la pole position a Monaco fu appannaggio di Daniel Ricciardo, con la Ferrari di Vettel al quarto posto nonostante una prestazione non in top-5 nella “mini-Monaco” spagnola. A confondere ancora di più le statistiche di quell’anno, le performance di Alonso (McLaren-Honda) e Hulkenberg (Force India-Mercedes): Fernando fece il quinto miglior tempo nel terzo settore ma fu poi decimo in qualifica a Monaco, mentre il tedesco, dodicesimo nel parziale di Barcellona, prese una clamorosa quinta posizione in griglia nel Principato. Ultimo dato estremamente significativo è quello del 2012: Maldonado (Williams), Alonso (Ferrari) e Perez (Sauber), rispettivamente al primo, terzo e quinto posto nel terzo settore catalano, si qualificarono in nona, sesta e ventiquattresima posizione nel successivo Gp in Riviera.
F1 GP Monaco 2017, Monte Carlo: Sebastian Vettel (Scuderia Ferrari)
CONCLUSIONI: TENDENZA SÌ, MA OCCHIO AGLI ANNI ANOMALI. COSA ASPETTARSI DAL 2021?
Gli esperti di tecnica a questo punto entreranno in gioco spiegandoci il fenomeno analizzato nei due paragrafi precedenti. E, cioè, che non è così automatico che una macchina veloce su una pista lenta e tortuosa debba esserlo anche in un settore lento di una pista veloce. È infatti possibile, tanto per tornare all’esempio clamoroso del mondiale 2017, che gli ingegneri della Ferrari avessero deciso di sacrificare il punto di forza del T3 di Barcellona per andare un po’ meglio nei primi due parziali. A Monte Carlo, invece, non era necessario trovare alcun compromesso ed è per questo motivo che la SF70H riuscì a centrare tutta la prima fila. Dunque, se è corretto dire che una macchina in grossa difficoltà nel terzo settore del Montmeló probabilmente incapperà nelle stesse problematiche a Monaco, non è allo stesso modo valido il discorso inverso: una monoposto che va molto forte nella parte finale della pista catalana non è necessariamente favorita per la vittoria nel Principato. Ecco perché non è così automatico che Max Verstappen – che nelle qualifiche del GP di Spagna 2021 ha rifilato oltre un decimo a Hamilton nell’ultima parte del giro – possa centrare la pole a Monte Carlo, specie in questa stagione in cui curva-10 è diventata più sinuosa e veloce “sporcando” così il dato di un terzo settore reso un po’ meno simile che in passato al circuito cittadino più prestigioso. Lo stesso discorso può anche valere per la Ferrari, che ha chiuso la qualifica con il quarto tempo di Leclerc e il quinto di Sainz e che può legittimamente ambire a essere terza forza anche davanti al Principe Alberto. Difficile, però, aspettarsi qualcosa di più o addirittura – come qualcuno ipotizza sui social – una Rossa in lotta per la pole.