SOSTA PROLUNGATA A Monza, l'incidente tra Max Verstappen e Lewis Hamilton è arrivato dopo che entrambi i rivali sono stati protagonisti di due pit stop tutt'altro che ideali. L'olandese è rimasto fermo 11 secondi, il britannico oltre 4, ben lontani dagli standard della F1 che si aggirano attorno ai 2,5 secondi. Questa combinazione di eventi ha portato i due a trovarsi affiancati alla staccata di curva 1 dopo la sosta della Mercedes, con l'esito che tutti ben conosciamo. Ma come mai due scuderie quasi infallibili nelle soste ai box (quasi, ricordiamo l'episodio dello sfortunato Bottas a Monte Carlo...) si sono trovate in difficoltà nella stessa gara?
F1, GP Italia 2021: il pit stop di Lewis Hamilton
LA CAUSA Alla base del generale innalzamento dei tempi dei pit stop in F1 c'è la direttiva tecnica emessa dalla FIA dopo la sosta estiva e che inserisce dei tempi di reazione minimi e dei nuovi meccanismi di sicurezza. Ve ne avevamo parlato nel mese di giugno: tutto nasce dai sospetti avanzati dalla Mercedes sulla regolarità dei velocissimi cambi gomme di cui la Red Bull si è resa protagonista nella prima parte di campionato, con operazioni completate addirittura sotto il muro dei 2 secondi. In pratica, ora una pistola può inviare il segnale di ruota chiusa solo quando il dado è completamente serrato e non semplicemente quando la ruota viene montata, come avveniva in precedenza. A quel punto il meccanico preme il pulsante OK e solo quando tutti e quattro gli OK sono arrivati al responsabile del semaforo, questo può dare il via libera. Anche per quest'ultimo è richiesto un tempo minimo di reazione, pari a un decimo di secondo. Una novità ritenuta ''anti Red Bull'' e che ha esordito ufficialmente nel weekend del GP Belgio, anche se la pioggia che ha azzerato la gara di Spa ne ha rinviato al successivo appuntamento di Zandvoort l'esordio ufficiale in gara.
GLI EFFETTI Queste novità comportano un aspetto critico: se il pulsante OK viene premuto troppo presto da uno dei meccanici, il segnale di via libera potrebbe non essere rilasciato fino a quando non avviene una seconda pressione del tasto. Questo è esattamente ciò che è successo a Verstappen nel GP Italia: il meccanico dell'anteriore destra aveva premuto troppo presto il pulsante. Un inconveniente di cui in quelle concitate fasi ci si può anche non accorgere immediatamente. La media dei tempi dei pit stop si è subito alzata: nel GP Olanda è salita 2,69 secondi, a Monza addirittura 2,89 secondi. Dati su cui non influiscono le soste infinite tipo quella di Verstappen, visto che sono calcolati considerando sotto i pit stop inferiori ai 3,5 secondi, soglia massima prima di considerare il cambio gomme un errore vero e proprio. Se guardiamo a questi ultimi, a Monza sono stati 4 su 18, a Zandvoort addirittura 8 su 27.
F1, GP Monaco 2021: pit stop di Sergio Perez (Red Bull)
RED BULL SEMPRE REGINA Aumenta dunque il tempo medio delle soste e il numero di pit stop lenti, ma se guardiamo alla media e alla miglior prestazione la Red Bull rimande comunque il miglior team. Il record dopo la sosta estiva è di 2,15 secondi, fatto segnare dalla scuderia austriaca in Olanda. Guardando alla media, gli uomini guidati da Chris Horner hanno mantenuto la leadership con 2,49 secondi (escludendo sempre il pit di Verstappen a Monza), stesso dato per la Mercedes. Tra chi finora ha pagato di più la novità c'è l'Alfa Romeo, passata da 2,48 a 2,88 secondi, e la Ferrari, salita da 2,66 a 2,78. Due gran premi sono ancora pochi per fornire una base statistica affidabile, ma se nei prossimi appuntamenti vedrete altre soste sorprendentemente lunghe ai box è probabile che dietro ci sia ancora lo zampino della nuova direttiva tecnica.