COSÌ DIVERSE, COSÌ UGUALI Perché un appassionato di Formula 1 dovrebbe guardare le regate di America's Cup? Non solo perché è stato abituato da anni di veglie all'alba per seguire i GP orientali (le regate della coppa più antica dello sport si svolgono nel golfo di Hauraki, in Nuova Zelanda, e per viverle in diretta c'è da puntare la sveglia alle 4) ma anche perché, a ben vedere, sono tanti i punti di contatto tra due competizioni così distanti tra loro ma così vicine nella filosofia, nella passione e nella ricerca tecnologica. Certo, la prima è una competizione motoristica, la seconda velica; nella prima le macchine restano incredibilmente incollate al suolo, nella seconda le barche si librano leggere sopra le onde, in Formula 1 le gare sono tutti contro tutti, in America's Cup, invece, sono i cosiddetti match race uno contro uno (a differenza della vela olimpica, dove le regate sono di flotta). Eppure, se vi prenderete qualche minuto per leggere quanto segue, scoprirete cinque innegabili punti di contatto più un divertente parallelismo che vi spingeranno ad appassionarvi anche a ingaggi e strambate. D'altra parte, se gli AC75 sono chiamati ''le Formula 1 del mare'' un motivo ci sarà.
America's Cup, Luna Rossa-New Zealand
— skysport (@SkySport) March 10, 2021
Gli HIGHLIGHTS di gara 1 e gara 2
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- Lavoro di squadra
- Viva l'elettrico
- Tecnologia estrema
- Velocità record
- Innovazioni per tutti
- Luna Rossa come Ferrari
- La diretta Instagram
Lavoro di squadra
La Formula 1 e l'America's Cup sono due competizioni in cui è fondamentale il lavoro di squadra. Sì, è vero, in macchina ci va il pilota, ma con il ruolo di grande finalizzatore dell'opera svolta da centinaia di persone alle sue spalle. Non è diverso per la vela degli AC75, le cui barche sono disegnate e realizzate da centinaia di progettisti e da maestranze altamente qualificate, e nella quale il lavoro è finalizzato dal timoniere (o dai timonieri, visto che su Luna Rossa sono due). Se proprio vogliamo trovare una differenza, gli uomini di supporto ai piloti in Formula 1 sono ai box e al muretto, mentre in Coppa America sono in barca e sui gommoni, ma la sostanza cambia poco: senza un mezzo tecnico valido e una strategia corale, non c'è Lewis Hamilton o Jimmy Spithill che tenga, ma le corse non si vincono.
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Viva l'elettrico!
Un grosso punto di contatto tra i due mondi è rappresentato dalle Power Unit elettriche. In Formula 1 è stata introdotta per rendere la categoria più ecologica ed efficiente, e affiancata al tradizionale motore termico, mentre sugli AC75 serve per azionare i pesantissimi foil, le braccia da 1,4 tonnellate, e fargli fare su e giù. Se vogliamo uno degli sport più inquinanti di sempre, con il passaggio ai motori ibridi ha fatto un passo in direzione della vela, che con l'introduzione di questa stessa componente elettrica, necessaria alle finalità descritte, ha a sua volta fatto un passo verso gli sport motoristici (sebbene ci sia dietro l'impressionante lavoro fisico di grinder e trimmer che, con le loro braccia, tengono in pressione il complesso impianto idraulico della barca). Certo, va sottolineato con la penna rossa che la propulsione velica resta esclusivamente una questione di vento e aerodinamicità, a differenza della Formula 1.
Tecnologia estrema
Ed è proprio la parte aerodinamica che accomuna maggiormente Formula 1 e America's Cup. Entrambe devono contrastare in qualche modo il vento e farlo nel modo più efficace possibile, le auto con il problema di restare attaccate al terreno, le barche con l'esigenza opposta di ridurre al minimo la parte a contatto con l'acqua, lasciando fendere le onde ai soli foil e al timone posteriore. Anche i materiali utilizzati sono simili, visto che sia gli scafi che le monoposto sono fatte prevalentemente in fibra di carbonio. Inoltre, se pensiamo alla vela e all'automobilismo nel loro insieme, esistono molte categorie ''monomarca'': Formula 2, Formula 3 e Kart così come ogni classe velica olimpica possibile, in cui la differenza la fa solo l'uomo. Invece Formula 1 e America's Cup sono categorie apicali, il vertice dei rispettivi sport, dove oltre alle persone a concorrere sono tecnologie all'avanguardia che seguono paletti comuni ma che portano a risultati estremamente diversi tra loro, macchina da macchina, barca da barca. Parliamo del top della ricerca e della tecnologia applicata ai due settori.
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Innovazione per tutti
E questa ricerca che abbiamo appena menzionato, porta a un risultato comune: la tecnologia applicata sulle Formula 1 e sugli AC75, può essere esportata anche sulle macchine e sulle barche di tutti i giorni. L'efficienza e le innovazioni portate dai motori ibridi sono già state travasate con successo sulle auto stradali dei rispettivi brand coinvolti in Formula 1, da Mercedes a Ferrari, da Renault a Honda, e questo genere di travaso avviene anche tra le AC75 e le barche a vela. Già due classi che vedremo in azione alle olimpiadi, hanno installato dei foil (per ora fissi) sotto ai loro scafi, parliamo di Nacra17 e del Windsurf, attualmente noto come RS:X ma che da Parigi 2024 prenderà il nome di iFoil.
Velocità record
Abbiamo parlato di Formula 1 e AC75 come le categorie apicali dei rispettivi sport. E dunque lecito suppore che entrambe dispongano dei mezzi più performanti nel rispettivo settore. È così! Se le Formula 1 superano su alcune piste i 350 km/h e restano incollate al terreno in curva a velocità talvolta superiori ai 200, gli AC75 hanno portato le velocità veliche in una nuova dimensione. Annullando, di fatto, l'attrito dello scafo con l'acqua, si è passati infatti da barche che raggiungevano con molta fatica i 15-18 nodi (28-33 km/h), in condizioni di vento forte, a missili aria-acqua a cui bastano 8 nodi di vento per sollevarsi e superare i 25 di velocità (circa 45 km/h), e che in condizioni ottimali (con vento superiore ai 20) possono addirittura sfiorare i 60 nodi (110 km/h!).
Luna Rossa come Ferrari?
Infine possiamo divertirci azzardando qualche paragone tra i team di Formula 1 e quelli dell'America's Cup, allargando il discorso anche alla Prada Cup, che ha visto coinvolte altre due imbarcazioni oltre a quella italiana, che ambivano a contendere il prestigioso trofeo a Team New Zealand. Il più facile accostamento da fare è quello tra Luna Rossa e la Ferrari, non fosse altro per il nome che richiama il colore rosso, ma anche perché si tratta di un team italiano. Va precisato che, almeno per quanto visto in acqua, Luna Rossa sembra più una Ferrari del 2018, quella in grado di contendersi il titolo con l'intoccabile Mercedes, che per forza di cose è da associare ai maestri di Team New Zealand. Persino la forma dello scafo di Te Rehutai (il nome della barca Kiwi) è talmente scavata e aerodinamica da ricordare uno qualsiasi dei retrotreni delle ultime frecce d'argento, senza contare le tante tecnologie all'avanguardia introdotte (dalla vela ''batman'' ai foil minuscoli). Inoltre entrambi sono la squadra da battere, e anche se la nazionalità è diversa (anglotedeschi gli uni, neozelandesi gli altri) il ruolo nella contesa è pressoché identico. Il team britannico di Ineos (che in Formula 1 è proprietaria di una quota Mercedes) sembra poter essere paragonabile alla Red Bull di qualche stagione fa: tante aspettative sulla carta, grandi potenzialità, un asso al timone/volante (Ben Ainslie, leggenda della vela, e Max Verstappen, enfant prodige delle auto) ma spesso solo terza forza in campo. Infine gli americani di American Magic, arrivati per spaccare il mondo, e finiti con le pive nel sacco. Qui probabilmente è ingeneroso un paragone con il team Haas, unico statunitense ma mai spavaldo. Piuttosto potremmo azzardare un confronto con la McLaren di qualche stagione fa, tra grandi proclami e grossi buchi nell'acqua.
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