Alonso e la Formula Indy: le sfide e le differenze con la F1
NUOVA SFIDA Fernando Alonso tenterà il colpaccio sportivo cercando di vincere la 500 Miglia di Indianapolis con le monoposto di Indy Car. Una sfida difficile poiché il pilota spagnolo si calerà in un abitacolo esteticamente molto simile a quello di una Formula Uno, ma per tantissimi motivi, profondamente diverso.
CIRCUITI OVALI Dopo il GP del Bahrain, Fernando Alonso ha lasciato il volante della sua McLaren di F1 per volare, letteralmente, negli Usa dove nel prossimo weekend seguirà dal vivo una gara della Indy Series e successivamente si calerà nell’abitacolo della sua Dallara-Honda.
LE DIFFERENZE Avrà fatto bene Fernando a passare dalla noiosa Formula Uno alle open wheels americane? Per conoscere quali sfide e cambiamenti si troverà ad affrontare il pilota asturiano, scopriamo insieme queste 5 differenze tra Formula Uno e Indy Car.
FACCE NUOVE SUL PODIO In Formula Uno è davvero difficile vedere facce nuove nelle prime tre posizioni al termine della gara. Molto spesso i driver che ascoltano il proprio inno sui gradini del podio sono sempre gli stessi. Basti pensare che negli ultimi due anni abbiamo visto abitualmente Hamilton, Vettel, Rosberg rovesciarsi addosso lo champagne celebrativo, alternati solo occasionalmente da Ricciardo e Verstappen. I piloti che si sono alternati sulla vetta del podio nella serie Indy Car, negli ultimi tre anni sono invece circa 30. A dimostrazione che la serie americana a ruote scoperte è più competitività e premia la differenza tra un pilota e l’altro, più che la differenza prestazionale delle monoposto.
VICINI, VICINI e LONTANI, LONTANI Raramente in Formula Uno abbiamo assistito a un arrivo in volata, con i piloti che lottano a ruota a ruota per tagliare per primi la linea del traguardo. Inoltre, nella massima serie motoristica della FIA, difficilmente il distacco tra il primo e il secondo classificato è inferiore al secondo. Nella serie Indy Car, le gare si concludono molto più spesso con l’arrivo in volata di tre o quattro monoposto che si contendono la vittoria nell’arco di pochi decimi di secondo.
L’ULTIMA GARA PRIMA DELLA VITTORIA I campionati di Indy Car sono molto più combattuti di quelli di Formula Uno, con i piloti che arrivano all’ultima gara della stagione con pochissimi punti iridati che li distanziano in classifica. Memorabile la stagione datata 2012, quando Ryan Hunter-Raay e Will Power arrivarono all’ultima gara staccati in classifica di soli tre punti iridati, senza dimenticare la stagione 2015, caratterizzata dal finale a pari merito tra Scott Dixon e Juan Pablo Montoya, 556 punti ciascuno ma con Montoya vincitore iridato per il maggior numero di vittorie stagionali.
MOTORI PIU’…SPARTANI I motori di Indy Car sono molto meno complessi di quelli di Formula Uno, con i propulsori che raggiungono 12.000 giri invece dei 15.000 giri delle power unit ibride. Inferiori sono anche i cavalli dei motori Indy con 700 puledri invece di 900. Assente qualsiasi tipo di sistema di recupero di energia o Kers, sulle monoposto americane, mentre è presente il Push-To-Pass che permette l’erogazione di 60 cavalli di boost utili per agevolare il sorpasso in gara.
DIVERSA SCOCCA Differenti i telai tra le due categorie a ruote scoperte. La F1 predilige il grip meccanico mentre la Indy punta tutto sull’aerodinamica con alcune parti della scocca Dallara che copre le ruote posteriori, utile per impedire il decollo delle monoposto dopo il contatto tra ruote anteriori e ruote posteriori.