NUOVA BATTAGLIA Dopo il successo del suo appello ai colleghi per esporsi in prima persona a favore del movimento Black Lives Matter, Lewis Hamilton è tornato alla carica sui social riguardo un altro tema che gli sta particolarmente a cuore: il benessere degli animali. Il pilota della Mercedes, vegano convinto, si è schierato contro la corrida, scrivendo su Instagram: ''Ai bambini spagnoli viene insegnato a torturare e uccidere i tori. È davvero disgustoso per la Spagna!''.
PAROLE OFFENSIVE Hamilton ha poi aggiunto: ''Chiediamo al Ministero della Pubblica Istruzione spagnolo di chiudere immediatamente le scuole di corrida''. Frasi forti su un tema molto controverso e su cui la stessa Spagna si divide, considerando che ad esempio in Catalogna questa pratica è già stata vietata. Le reazioni non sono mancate, a partire dal ministro spagnolo della cultura e dello sport, Jose Manuel Rodriguez Uribes: ''Parole offensive su una pratica che nel nostro paese ha un significato culturale. Questo modo di fare non aiuta la comunicazione e la comprensione''.
TORERI SUL PIEDE DI GUERRA Inevitabili, ovviamente, le reazioni piccate dei diretti interessati. Ad Hamilton ha risposto uno dei più famosi esponenti della tauromachia, Cayetano Rivera: ''Il signor Hamilton non ama la corrida. E allora? Prima di criticare la cultura di qualcuno, dovresti almeno imparare un po' di cosa stai parlando''. Anche Francisco Rivera, altro torero e fratello di Cayetano, non è stato tenero con il sei volte campione del mondo: ''Lo vedo come un attacco e una mancanza di rispetto per la Spagna, per tutti gli spagnoli e per le nostre tradizioni. Non ha passato nemmeno un minuto della sua vita andando in una scuola di corrida per vedere cosa viene insegnato''. Critiche anche dal mondo della cultura, con lo scrittore e conduttore televisivo Fernando Sanchez-Drago che ha dichiarato: ''Ma non è necessario un minimo di intelligenza per ottenere la licenza per correre?''.
ATTIVISMO NON COMUNE Al di là delle idee personali di ognuno sul tema, Hamilton conferma di non aver timori nello schierarsi apertamente a favore di una o più cause, sfruttando la sua enorme popolarità per sensibilizzare l'opinione pubblica. Un attivismo non nuovo nel mondo dello sport, ma molto meno comune tra i piloti di F1, dei quali troppo spesso le idee e le parole vengono filtrate dagli uffici stampa delle squadre.