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AUSTIN, DICIASSETTESIMA TAPPA A due anni dal GP del 2019, la Formula 1 torna in Texas, sul Circuit fo the Americas di Austin, con la sfida iridata tra Max Verstappen e Lewis Hamilton ancora apertissima. Mancano sei gare al termine della stagione e dobbiamo arrivare preparati a ogni weekend. In questo ci aiuta, fortunatamente, la Brembo - l'azienda italiana che fornisce gli impianti frenanti a quasi tutta la griglia, che può guidarci al meglio in questo viaggio! Di seguito troverete la carta d'identità del COTA, i dati delle frenate principali e un focus video sulla frenata più severa della pista americana. Buona lettura!
I SEGRETI DEL CIRCUIT OF THE AMERICAS
- La carta d'identità della pista
- Tutte le frenate
- Le pastiglie dei freni Brembo
- I dati sulle frenate
- La frenata più impegnativa
La carta d'identità della pista
Dopo un anno di assenza, la Formula 1 torna a varcare l’Oceano Atlantico per il 42° GP Usa, nono sulla pista di Austin. Rispetto alle moto le monoposto impiegano una trentina di secondi in meno al giro, potendo percorrere buona parte delle curve ad una velocità superiore, talvolta senza toccare i freni. Secondo i tecnici Brembo il Circuit of the Americas rientra nella categoria dei circuiti mediamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 3, identico alla valutazione ottenuta per le MotoGP, nonostante un uso differente dei freni, sia a livello di singola curva che per l’intero Gran Premio.
- Categoria di frenata: Medium (3 su 5)
- Tempo speso in frenata: 18%
- Lunghezza circuito 5.513 metri
- Numero di giri: 56
- Numero di frenate: 9
- Le tre curve più impegnative: curva 12, curva 1 e curva 11.
Tutte le frenate
Il carbonio dei freni Brembo
In Formula 1 i dischi in carbonio si utilizzano dagli anni Ottanta e in seguito si sono diffusi anche nelle altre competizioni motoristiche. Nessun altro elemento offre, infatti, quella combinazione di leggerezza, elevata conducibilità termica e assenza di dilatazioni anche ai 1.000°C che contraddistinguono i dischi Brembo di F.1. La densità del carbonio è di 1,7 grammi al centimetro cubo, a differenza dei 7,8 grammi dell’acciaio e dei 7,3 grammi della ghisa grigia. Il suo coefficiente di espansione termica è un quindicesimo dell’acciaio e un undicesimo della ghisa. Il punto di fusione del carbonio è superiore ai 3.000°C a fronte dei 1.200°C della ghisa e dei 1.800°C dell’acciaio.
I dischi in carbonio risultano inadeguati all’utilizzo su strada perché l’impianto frenante non raggiunge le temperature minime di esercizio di cui ha bisogno, ma anche per l’elevato consumo. Diversi dei loro benefici sono offerti dai dischi in carbonio-ceramico di cui Brembo, attraverso Brembo SGL Carbon Ceramic Brakes una joint venture con SGL Group, è il principale produttore mondiale. I dischi in carbonio-ceramico consentono risparmio di peso di 5-6 kg rispetto a un disco tradizionale in ghisa. Inoltre la loro durata può arrivare, a seconda del tipo di guida, ad essere addirittura pari alla vita della vettura su cui sono montati. Ma soprattutto il carbonio ceramico assicura una riduzione di circa 3 metri dello spazio di frenata da 100 km/h a 0 km/h rispetto a un disco tradizionale.
Scopri tutti i benefici dei dischi in carbonio-ceramico.
I dati sulle frenate
I piloti di Formula 1 utilizzano i freni solo in corrispondenza di 9 delle 20 curve del Circuit of the Americas, cioè 3 in meno di quanto non facciano i piloti della MotoGP. Grazie all’aderenza garantita dai pneumatici supplementari, le auto non hanno infatti bisogno di frenare alle curve 3, 6 e 16. In un giro completo i freni sono in funzione per poco più di 17 secondi, oltre 20 secondi in meno delle MotoGP. Il carico esercitato da ciascun pilota dalla partenza alla bandiera a scacchi sul pedale del freno non è tra i più alti del Mondiale: 51,1 tonnellate perché solo in 4 frenate al giro supera il quintale.
La frenata più impegnativa
Delle 9 frenate del GP Usa 3 sono considerate altamente impegnative per i freni, una è di media difficoltà e le restanti 5 sono light. La più insidiosa è la curva 12: le monoposto vi arrivano a 332 km/h e i piloti esercitano un carico di 183 kg sul pedale del freno per 2,38 secondi durante i quali subiscono 5,6 g di decelerazione per scendere a 95 km/h. Il tutto peraltro avviene in 120 metri, un’inezia.
In copertina il video dedicato alla frenata più impegnativa del circuito