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MOTORI E DIRITTI Lo sbarco della F1 in Arabia Saudita è stato accolto in maniera critica dalle associazioni in difesa dei diritti umani. La locale monarchia non brilla certo in materia, come dimostra il caso della scomparsa e uccisione del giornalista Jamal Khashoggi, e si ritiene che i grandi eventi sportivi internazionali vengano utilizzati per ''ripulire'' l'immagine pubblica del regno. In una simile situazione, c'è da registrare ancora una volta la presa di posizione di Lewis Hamilton, che nel corso della conferenza stampa del giovedì a Jeddah ha affrontato in particolare il tema dei diritti della locale comunità LGBTQ+.
CASCO PER SENSIBILIZZARE Il pilota della Mercedes, che per tutto il trittico finale di gare nei paesi arabi indosserà il casco con la bandiera ''Progress Pride'' già visto nel precedente GP Qatar, si era esposto in prima persona già nel corso del weekend del GP Ungheria, criticando la legge promossa dal governo di Viktor Orban. A Jeddah, Hamilton ha dichiarato: ''Come ho detto all'ultima gara, sento che lo sport e noi abbiamo il dovere di assicurarci di cercare di aiutare a sensibilizzare su alcune questioni che vediamo, in particolare riguardo i diritti umani, in questi paesi. Ciò con il massimo rispetto per tutti quelli che sono qui. Finora ho ricevuto un caloroso benvenuto dalle persone presenti e non posso fingere di essere il più informato o avere una comprensione più profonda di chi, in particolare, è cresciuto nella comunità qui che è pesantemente colpita da certe regole e dal regime. Mi sento a mio agio qui? Direi di sì. Ma non è una mia scelta essere qui. Lo sport ha scelto di essere qui. Che sia giusto o sbagliato, penso che mentre siamo qui credo sia importante cercare di sensibilizzare. Nell'ultima gara, per esempio, avete visto il casco che indossavo. Lo indosserò di nuovo qui e nella prossima perché c'è un problema ed è una legge''.
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LEGGE TERRIFICANTE Dopo questa lunga premessa, Hamilton ha poi affrontato la questione principale inerente l'Arabia Saudita: ''Se qualcuno vuole prendersi il tempo per andare a leggere qual è la legge per la comunità LGBTQ+, è piuttosto terrificante. Ci sono cambiamenti che devono essere fatti. Ad esempio, i diritti delle donne di poter guidare dal 2018. Alcune di loro sono ancora in prigione per aver guidato molti, molti anni fa. Quindi ci sono molti cambiamenti che devono accadere e penso che il nostro sport debba fare di più''.