Mentre il paddock della Formula 1 si appresta a riaccendere i motori a Jeddah per ilGP Arabia Saudita, negli Stati Uniti la Haas è finita al centro di uno scandalo potenzialmente molto grave. La Haas Automation, l’azienda di macchine utensili per l’industria che è sponsor del team F1 oltre che essere la principale fonte di reddito del fondatore Gene Haas, avrebbe infatti continuato a fornire macchinari alla Russia eludendo le sanzioni internazionali. Secondo il report di Simon Ostrovsky per la tv pubblica americana PBS, a beneficiare delle forniture Haas per quasi tutto il 2022 (e, dunque, ben oltre il mese di marzo in cui sono stati imposti i blocchi) sarebbe stata la Ratep, un’azienda russa operante nel settore bellico, che utilizzerebbe i prodotti Haas Automation per fabbricare sistemi di guida da remoto usati sui missili anti-aereo.
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LA SMENTITA La notizia, che di sicuro ha poco a che fare con la Formula 1, ha però inevitabilmente travolto il team guidato da Gunther Steiner che stamattina ha diramato un comunicato ufficiale per respingere le accuse e smentire il report giornalistico. “La storia – si legge nella nota della scuderia statunitense – è semplicemente falsa, sia sul piano generale che in molti dei suoi dettagli. Haas Automation ha sempre agito in conformità al controllo delle esportazioni da parte del governo americano e non ha più inviato macchinari in Russia dal 3 marzo 2022. Le 18 macchine di cui si parla nel report sono state inviate prima dell’invasione russa in Ucraina e l’azienda ha comunque volontariamente chiuso ogni relazione con il proprio distributore russo nonostante quest’ultimo non fosse oggetto di sanzioni. La Haas supporta totalmente l’Ucraina e il suo popolo nella propria difesa contro la Russia”.
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IL CASO MAZEPIN Considerando che il report della PBS parla invece di documenti che attesterebbero la spedizione di macchinari fino all’ottobre 2022, bisognerà probabilmente attendere l’esito delle indagini in merito da parte delle autorità Usa. Va detto che, almeno per quanto riguarda la Haas Formula 1, la risposta all’invasione dell’esercito russo in Ucraina dello scorso anno era stata fulminea: già il giorno dopo l’attacco,la macchina era scesa in pista per l’ultima sessione di test a Barcellona con una livrea bianca, priva dei colori dello sponsor Uralkali (che erano gli stessi della bandiera russa); a distanza di qualche giorno, tagliati i ponti con l’azienda dell’oligarca Dmitry Mazepin,era arrivato poi il licenziamento del figlio Nikita dal ruolo di pilota ufficiale, con l’ingaggio di Kevin Magnussen a poche ore dal via dei test in Bahrain.