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Al di là della penalizzazione, restano altri e ben più gravi i problemi Ferrari, solamente occultati dalla bella prestazione canadese
I FATTI Nella giornata di ieri, al 48° giro del Gran Premio del Canada, è accaduto l'ennesimo episodio da turpiloquio per i tifosi della rossa: Sebastian Vettel è andato lungo sull'erba alla curva 3 del tracciato di Montreal rientrando in pista alla curva 4. In quel frangente, cercando di riprendere il controllo della macchina, il ferrarista ha però tagliato per pochi millimetri la strada a Lewis Hamilton, che da dietro lo stava pressando da qualche giro. Il britannico è stato così costretto ad alzare il piede e per questo la manovra del tedesco è stata considerata pericolosa e dunque punita.
MASOCHISMO Giusto? Sbagliato? Sicuramente masochista da parte della FIA. In un campionato già marchiato a fuoco dalla Mercedes, punire il ferrarista che stava lottando con i denti per difendere la posizione conquistata con abilità e merito sin dal favoloso giro di sabato in qualifica, è sembrato fuori luogo ai più, soprattutto in virtù del fatto che c'era un precedente chiaro con protagonista lo stesso Lewis Hamilton, uscito indenne da un episodio analogo ai danni di Daniel Ricciardo occorso nel Gran Premio di Monaco 2016.
REGOLAMENTO Ma c'è un regolamento e va rispettato, e i commissari lo hanno fatto alla lettera (sebbene stoni che lo stesso commissario, Emanuele Pirro, abbia presieduto entrambe le decisioni, quella di ieri e quella di Monaco), nonostante così facendo si rischi di far diventare ancora più impopolare uno sport che non sta vivendo di certo la sua era più fulgida, con il dominio di un solo team da troppo tempo, e con una buona metà delle gare animate solo da episodio del genere e non da vere e proprie lotte in pista.
RICORSO VANO La Ferrari ha manifestato l'intenzione di presentare ricorso alla FIA (ci sono 96 ore di tempo per farlo dalla fine della gara), ma le possibilità che venga accolto sono quasi nulle, così come non fu accolto, sempre nel 2016, quello presentato dalla casa del Cavallino in occasione dei 10" di penalità inflitti a Vettel in Messico, quando il tedesco scontò l'eccesso di difesa su Ricciardo. I due episodi sono ben diversi nella forma e nella sostanza, ma il fatto è un altro: appellarsi a una penalità con la classifica già ufficializzata, non porta praticamente mai a un risultato.
ECLISSI Sarebbe allora meglio evitare di sprecare ulteriori energie nervose e materiali nella tanto cara attitudine del "rosicaggio", incassare l'ennesima sconfitta e rimettersi a lavoro, perché la situazione non è per nulla rosea, da qualunque punto di vista la si guardi. "La Ferrari ha perso il suo peso politico", l'ho sentito dire almeno dieci volte nel breve lasso di tempo che separa la stesura di quest'articolo dalla fine della gara di ieri, e l'ho anche pensato e scritto in qualche chat commentando a caldo quanto accaduto, ma poi ho smesso di guardare il dito e iniziato a osservare la luna, anzi, l'eclissi di luna.
ENNESIMO ERRORE La sconfitta di ieri - perché di questo si tratta, di una sconfitta - brucia a Vettel, alla Ferrari e ai tifosi tutti perché nonostante la macchina inferiore (sottolineo, inferiore) Seb sarebbe riuscito a restare davanti a Lewis, sfruttando l'unica caratteristica vincente che sembra avere in questo momento la SF90 rispetto alla Mercedes: la potenza del motore. Dunque alla base di tutto c'è, ancora una volta, un errore umano, l'ennesimo del pilota tedesco. Peccato, perché stavolta per tutto il weekend era stato davvero bravo.
SOLITE STRATEGIE Auto non all'altezza, errore del pilota, minor peso politico. Tutto pesa sul piatto della bilancia, ma c'è un'altra concausa alla sconfitta di ieri per Maranello, la più grave di tutte perché perennemente reiterata: la strategia sbagliata. Ma come? Per una volta che si azzecca il giro della sosta (il 27°) precedendo di due passaggi quello di Lewis, e si passa da 2" a quasi 5" di margine cosa c'è di sbagliato nella strategia Ferrari? Su quella di Vettel nulla.
PIANO B C'è di sbagliato che Charles Leclerc, che al 27° giro distava 2"3 secondi da Hamilton, e che con un undercut (ovvero entrando ai box subito dopo Vettel e un giro prima del britannico, al 28° passaggio dunque) avrebbe potuto chiaramente insediare la posizione di quest'ultimo, è stato tenuto in pista altri 8 inutili giri, passando a un "piano B" (così l'hanno chiamato via radio) che lo ha fatto restare terzo ma con una decina di secondi di ritardo - irrecuperabili - su Hamilton. E rieccoci al tanto caro gioco dei se e dei rimpianti. Con una strategia più accorta a proteggere la prima posizione di Seb (sì, a proteggere, perché in quel caso il muretto avrebbe congelato le posizioni dei due e Charles rispettato l'ordine, impegnato a difendersi da Lewis) ci sarebbe potuta essere la seconda Ferrari.
COPERTA CORTA "E i passi in avanti mostrati dalla Ferrari in Canada?" Quali passi in avanti? Verrebbe da rispondere. Lo stesso Binotto ha ammesso dopo la bandiera a scacchi, commentando paciosamente la sconfitta, che la macchina è la stessa della Spagna. Semplicemente le alte temperature di aria e asfalto hanno aiutato a superare i cronici problemi che la Ferrari ha nel cogliere la giusta "finestra" per far funzionare le Pirelli sin da inizio anno, e il layout della pista, ben più adeguato alla potenza della Power Unit di Maranello, ha fatto il resto. "Ci saranno altre gare in cui soffriremo", ha messo le mani avanti Binotto, ed è per questo motivo che una sconfitta come quella di ieri brucia ancora di più, perché la coperta rossa, comunque la si guardi, resta sempre corta.