F1 Gp Giappone 2019: la Ferrari domina le qualifiche ma poi si gioca tutto con una partenza horror. Il commento alla gara di Suzuka
FALSA PARTENZA Chi ben comincia è già a metà dell’opera. Saggezza popolare che in Formula 1 e soprattutto su alcuni circuiti viene talvolta estremizzata: chi ben comincia – meglio, chi bene parte – ha praticamente già vinto. O quasi. Un mantra che oggi, su una pista come quella di Suzuka dove il sorpasso tra monoposto che vanno più o meno con lo stesso ritmo è tutt’altro che banale, risuona quasi come una beffa per gli uomini della Ferrari. Che bene avevano cominciato la domenica monopolizzando tutta la prima fila inqualifica, prima di pasticciare allospegnimento dei semafori, con tanti saluti ai sogni di ritardare la festa del titolo Mercedes proprio su una delle ultime roccaforti d’Argento.
F1 GP Giappone 2019, Suzuka: i festeggiamenti Mercedes per la vittoria del titolo costruttori
TUTTO AL VIA In effetti, nonostante la vera e propria partita a scacchi tra gli strateghi al muretto, l’ordine d’arrivo sul podio delGran Premio del Giapponesi è praticamente deciso al via. Valtteri Bottas ha centrato il suo terzo successo stagionale grazie a uno start a fionda, uno dei suoi, dalla terza piazzola. Tutto al via si è deciso anche per Sebastian Vettel, croce e delizia per i tifosi rimasti incollati alla tv in questa lunga e atipica notte all’insegna della F1: prima una pole position stratosferica e sorprendente – sì, non ci siamo ancora abituati a una SF90 così veloce su tracciati sulla carta molto sfavorevoli – a riaffermare i segnali positivi già lanciati negli ultimi Gp; poi, però, una partenza balbettante, un errore che ha mandato in fumo le speranze di vittoria e per poco (questione di millimetri se non è scattato l’allarme dei sensori e la conseguente automatica penalità) anche quelle di podio. Il secondo posto è alla fine stato strenuamente difeso dagli attacchi di Lewis Hamilton, anche se l’impressione è che la Mercedes abbia richiamato il britannico ai box sprecando la possibilità di ottenere un’altra beffarda doppietta, solo per non costringere il pover Bottas a ingoiare l’ennesimo – inutile, amondiale finito– boccone amaro…
F1 GP Giappone 2019, Suzuka: Charles Leclerc (Ferrari) prima della partenza della gara
DISASTRO LECLERC Tutto al via si è deciso anche e soprattutto per Charles Leclerc: il ventunenne si è distratto con la falsa partenza di Seb ed è stato a sua volta infilato dal missile finlandese. Poi, forse nervoso per lo start, ha anche commesso un errore in curva-2, allargando la traiettoria con un po’ di malizia fino a travolgere l’incolpevole Max Verstappen, che aveva praticamente conquistato la terza posizione all’esterno. Infine, pur richiamato dalla Fia a rientrare ai box per sostituire l’alettone, Charles ha insistito per restare in pista fino a quando l’endplate sinistro (e dopo anche lo specchietto) non si è staccato terminando la sua corsa contro l’Halo di Hamilton. Giusta dunque la doppia sanzione che ha poi fatto perdere il sesto posto al giovane ferrarista. Il quale meriterebbe probabilmente di essere trattato un po’ più da diamante grezzo – come è stato fatto per anni con il coetaneo Max – e un po’ meno da nuovo messia in grado di fare il bello e il cattivo tempo. Anche perché potrebbe essere proprio questo uno dei potenziali limiti della Ferrari nella prossima stagione.
F1 GP Giappone 2019, Suzuka: Sebastian Vettel (Ferrari) dopo il traguardo
PASSO GARA A proposito di limiti, se c’è una cosa che abbiamo capito in questo 2019 è che le impressioni del venerdì raramente si discostano dagli effettivi rapporti di forza. Nelle libere in Giappone, prima che il circuito venisse sigillato in attesa del passaggio deltifone Hagibis, era apparsa chiara la superiorità Mercedes sui long run, al punto che la prima fila rossa era arrivata quasi come un fulmine a cielo sereno. Bottas e Hamilton hanno però confermato in gara di avere un ritmo ben più veloce di quello delle SF90, lame affilatissime in Q3 ma meno efficaci nella gestione delle gomme. Un copione visto oggi a Suzuka, ma anche nelle vittorie di Spa e Monza, con la parziale eccezione di Singapore e Sochi. Aspetto, questo, sul quale i tecnici di Maranello dovranno concentrarsi in ottica 2020, fermo restando che partire (bene) davanti a tutti è spesso un vantaggio non trascurabile. Certo, poi bisogna anche essere affidabili e non pasticciare con le strategie, ma il dato di 8 pole position (solo 3 sono stati però i successi) è di sicuro una solida base su cui costruire il prossimo campionato.