Dieci anni, oggi. Tanto è trascorso da quel 29 dicembre 2013 in cui Michael Schumacher è incappato nell'incidente sulle nevi di Meribel che ha rivoluzionato la sua esistenza e quella dei suoi cari. Da allora, tutto si è detto e tutto si è scritto, probabilmente anche troppo, alla morbosa ricerca di una notizia certa circa le condizioni di salute del campione tedesco. E invece in questi ultimi 3652 giorni sono arrivati solo indizi e frasi sibilline, e soprattutto, non è mai circolata una sola immagine del Michael post-incidente. E per fortuna, ci viene da aggiungere, un sacrosanto riserbo che è stato pagato a caro prezzo dalla famiglia, che ha dovuto tamponare fughe di notizie e fare muro attorno al campione tedesco per proteggerne l'immagine e la serenità.
F1 2008: Michael Schumacher
ITALIA NEL CUORE Tanta e tale curiosità, va detto, nasce anche da una grande componente affettiva. Michael è uno dei campioni più amati della storia della Formula 1, specialmente in Italia, perché è alla guida della rossa di Maranello che ha scritto le pagine più importanti della sua epopea al volante: cinque dei sette titoli iridati che lo hanno consegnato alla leggenda della Formula 1 sono giunti tra 2000 e 2004 al volante della Ferrari, cinque anni d'oro che hanno fatto seguito a quattro anni complicati nei quali un gruppo di illuminati capitanato dal presidente Luca Cordero di Montezemolo, e diretto dal direttore sportivo Jean Todt e dal direttore tecnico Ross Brawn, ha faticosamente costruito i successi futuri della Scuderia.
OGNI VOLTA Negli ultimi dieci anni, proprio questi tre grandi ''amici'' di Schumacher sono stati tra i pochi ad avere avuto la possibilità di fargli visita nella sua gigantesca villa a Gland, dove da allora Michael è assistito quotidianamente da un'equipe medica. A parte i familiari, infatti, si contano sulla punta delle dita le persone che conoscono le reali condizioni di salute del campione, e ogni qual volta una singola parola è uscita dalle loro bocche sull'argomento, è stata prontamente riportata (e, in diversi casi, travisata) sui media, soprattutto sulla stampa scandalistica. E allora limitiamoci all'unica fonte attendibile e discreta a riguardo: la famiglia.
CORINNA E FIGLI La prima linea di difesa per Michael in questi anni è sempre stata rappresentata dalla moglie Corinna Betsch. All'interno di un documentario Netflix (''Schumacher'') sul campione tedesco uscito nel 2021, si può ascoltare forse la frase più significativa tra tutte quelle lette e sentite dopo l'incidente: ''Lui ci ha sempre protetti, ora siamo noi a proteggere lui''. Ed è questa affermazione, forte e delicata al contempo, che ha guidato anche i suoi figli, Gina Maria - nel mentre diventata campionessa di equitazione, e Mick Schumacher, che negli ultimi anni è stato pilota dell'Academy Ferrari, campione di Formula 2 e per un paio di stagioni (2021-22) ha guidato la Haas nel massimo campionato, prima di trovare un posto come test driver in Mercedes e un sedile nell'Alpine Elf Team che partecipa al mondiale WEC. Da entrambi non è mai stata pronunciata una sola parola fuori luogo su loro padre.
ANCHE MENO Di fuori luogo, invece, si è visto parecchio, soprattutto in questi giorni in cui cade l'anniversario dall'incidente. L'emittente tedesca ARD ha persino ricostruito la dinamica dell'incidente, con tanto di esperti e maestri di sci, imputando a Michael due errori fatali. Ma a che pro? Già si sapeva dal giorno stesso dell'incidente che la responsabilità era dello stesso Schumacher, e dunque perché andare a sviscerare una questione già analizzata centinaia di volte? Un altro media tedesco, il tabloid Bild, ha raccolto le dichiarazioni del fratello Ralf, che ha confermato - per l'ennesima volta - come tanto si sia potuto fare, ma nulla sia più come prima. E anche qui: perché continuare questo gioco?
F1 1998, GP Canada: Michael Schumacher (Ferrari)
NESSUNA NOVITÀ E allora, allerta spoiler per tutti: novità sulla questione ''salute di Michael Schumacher'' non ce ne sono e non ce ne saranno, probabilmente neanche nei prossimi anni, a meno di un inauspicabile peggioramento delle condizioni del campione tedesco, oppure di una scelta - inattesa e non certo probabile - della famiglia, che decida di rendere pubbliche nuove informazioni. Ma perché mai dovrebbe crollare questa meravigliosa barriera eretta con tanta fatica da tutti coloro i quali, a Schumi, vogliono bene davvero?
EROE IN PISTA E allora, a dieci anni da quel brutto giorno, l'unica cosa che ci sembra avere veramente senso è continuare a parlare del Michael pilota, esattamente come facciamo e abbiamo sempre fatto per tutti gli altri. Senza retorica e senza voyeurismo, senza esaltarlo più di quanto non facciano già i suoi sette titoli, visto che di temi e di spunti, ce ne sono sempre parecchi. Continueremo a parlare di un campione che vinceva in ogni condizione, sull'asciutto e sul bagnato, senza pit-stop o con quattro pit-stop, e che è entrato nella leggenda il giorno che ha fatto una scelta: balzare da una scuderia vincente a una che non vinceva da anni, contribuendo a portarla alla gloria dopo una faticosissima rincorsa. Un'impresa che, per esempio, non è riuscita a gente come Vettel e Alonso, e che non sembra interessare (peccato) uno come Verstappen.