Come raccontare in poco più di due ore l’epopea di un uomo che, in 90 anni, ha fatto il pilota, ha dato alla luce una casa automobilistica che è diventata un’icona nel mondo, ha vinto tutto in pista e perso (e neanche poco) nella vita? La risposta al dilemma secondo Michael Mann è stata… scendere nel dettaglio. Così il celebre regista americano, che dopo una gestazione più che ventennale è finalmente riuscito a coronare il sogno di dirigere un film su Enzo Ferrari, piuttosto che perdersi in una biografia classica ha scelto la strada già battuta recentemente da Christopher Nolan in “Oppenheimer”: indagare il particolare, e cioè un periodo di soli quattro mesi tra il marzo e il giugno del 1957, per estrapolare il generale, e cioè i lati più rappresentativi del carattere dell’uomo che ha dato vita al mito del Cavallino.
''Ferrari'', il film di Michael Mann con Adam Driver e Penelope Cruz | Foto: 01 Distribution
OPERAZIONE RIUSCITA Un’operazione estremamente complessa, ma al contempo perfettamente riuscita: non solo perché la primavera del 1957 rappresenta uno snodo fondamentale nella carriera del Ferrari-imprenditore – con il successo alla Mille Miglia che, di fatto, sarà cruciale per salvare il futuro dell’azienda attirando l’interesse della Fiat di Gianni Agnelli (che si sarebbe concretizzato qualche anno dopo) – ma anche nell’epopea del Ferrari-uomo. Quattro mesi che comprendono tutto, dall’elaborazione del lutto per la prematura scomparsa del figlio Dino, allo sgretolarsi del rapporto con la moglie Laura, dai legittimi dubbi dell’amante Lina Lardi sul futuro del figlio Piero – frutto del peccato nell’Italia del secondo dopoguerra e destinato a restare nell’ombra senza il pesante cognome del padre ancora per molti anni – al dolore e ai sensi di colpa per la morte dei troppi piloti al volante delle Rosse.
''Ferrari'', il film di Michael Mann con Adam Driver e Penelope Cruz | Foto: 01 Distribution
LA TRAGEDIA DI GUIDIZZOLO Quattro mesi tragici che culminano con l’incidente di Guidizzolo, innescato dalla foratura che porterà la Ferrari 335 S di Alfonso De Portago a sbandare ad alta velocità fino a travolgere una folla di appassionati (tra cui molti bambini) a bordo strada: moriranno in 11, pilota e copilota compresi, e la Mille Miglia non sarà mai più la stessa. Dilaniato dal senso di colpa ma comunque in grado di apparire cinico e spietato dinanzi alle accuse dei giornalisti, l’Enzo Ferrari dell’ottimo Adam Driver – che non somiglia per nulla alla controparte originale, ma è decisamente credibile nell’impresa di ricreare le movenze e le espressioni del Drake – “alza un muro” per proteggersi dal dolore. Non appare mai come un eroe infallibile, ma è magnetico in tutta la sua contraddittoria fragilità.
''Ferrari'', il film di Michael Mann con Adam Driver e Penelope Cruz | Foto: 01 Distribution
PRO E CONTRO È proprio questo, insieme alla recitazione della maggior parte degli interpreti principali – su tutti, Penelope Cruz è straordinaria nel ruolo di una Laura Ferrari spezzata dal lutto, disperata ma al contempo lucida – uno dei grandi punti di forza del film di Mann, che è tratto dalla biografia “Enzo Ferrari: the Man, the Cars, the Races, the Machine'' pubblicata nel 1991 dal giornalista americano Broke Yates. Se anche le scene “racing” sono molto credibili e ben realizzate (al contrario di quanto accade solitamente in altre pellicole del genere) anche grazie a un’ottima ricostruzione delle auto dell’epoca, sono invece da dimenticare gli effetti speciali: davvero frettolosi e poco realistici soprattutto nella ricostruzione degli incidenti, ma si tratta di un difetto perdonabile considerando che “Ferrari” non è un film d’azione ma un biopic moderno. Nel complesso, merita di sicuro di essere visto, e non soltanto dagli appassionati di corse. Sarà possibile farlo nelle sale di tutta Italia a partire da giovedì 14 dicembre.