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BELLO E CATTIVO TEMPO Quando fai la pole position e sull’asciutto hai dimostrato di avere un passo praticamente inarrivabile per chiunque, la tua unica preoccupazione è che la macchina non abbia problemi di affidabilità e che la gara sia quanto più lineare possibile. Ecco perché uno scroscio di pioggia improvviso e imprevisto che ti costringe a rivedere la strategia mettendoti il dubbio sulle gomme da usare in partenza, è un bene per chi insegue ma non per chi si trova a guidare la macchina più veloce del lotto. La Mercedes e soprattutto Lewis Hamilton, però, fanno storia a parte. E, a prescindere che ci sia il bello o il cattivo tempo, è sempre il 44 a imporre la sua legge.
F1 GP Ungheria 2020, Budapest: Lewis Hamilton (Mercedes) taglia per primo il traguardo
STRATOSFERICO LEWIS Un po’ come accaduto sette giorni fa nel Gp di Stiria, anche stavolta il vero capolavoro è stato quello del sabato: una pole position stratosferica che ha annichilito gli avversari e letteralmente demolito il precedente record della pista. Roba da altro mondo, se solo non fosse che questo Lewis Hamilton in versione cannibale ci ha già abituati a weekend così. Il resto, d’altronde, lo fa una Mercedes perfetta in ogni condizione: velocissima in qualifica, fenomenale nel far lavorare le gomme sin dal primo giro a prescindere dal meteo – oggi quasi tre secondi rifilati sul bagnato a Lance Stroll dopo il via su Pirelli intermedie, nel caso ci fossero dubbi sull’utilità del Das – imprendibile sul passo gara.
F1 GP Ungheria 2020, Budapest: Valtteri Bottas (Mercedes)
LOTTA PER IL TITOLO? Attenzione però a non riconoscere a Lewis i meriti dovuti. Perché, mentre il suo unico credibile antagonista per il titolo, il compagno Valtteri Bottas, da due gare è costretto a giocarsela sul finale con Max Verstappen, lui, il cannibale Lewis, scappa via al primo giro senza praticamente mai essere inquadrato dalle telecamere, se non al pit-stop e nei festeggiamenti dopo la bandiera a scacchi. Un dominio totale che come al solito rischia di minare le (poche) sicurezze del finlandese, gagliardo e convinto all’inizio di ogni mondiale, ma poi velocissimo a sgonfiarsi sotto la pressione. Quello di oggi uno degli esempi più clamorosi: sapevamo che, su una pista dal sorpasso impossibile o quasi, la lotta tra compagni si sarebbe risolta in una sorta di “drag race” verso curva-1. Lewis è scattato rifilando tre secondi a chiunque, Valtteri ha rischiato la penalità per partenza anticipata e poi si è piantato in griglia vedendo sfumare i sogni di vittoria. E sprecando una doppietta Mercedes che, considerando le prestazioni a Budapest, sembrava francamente impossibile perdere. Dopo una brevissima rincorsa durata due gare, il Capitano è già leader della classifica. Quasi una sentenza, anche se c’è ancora tanta strada da percorrere.
F1 GP Ungheria 2020, Budapest: la Red Bull danneggiata da Max Verstappen prima del via
MAX L’ALIENO Stante la solidità del finlandese come uomo squadra, ma anche la sua inconsistenza come aspirante al titolo, il grosso peccato di questa F1 è che Max Verstappen non abbia a disposizione una macchina in grado di stare negli scarichi della Mercedes di Re Lewis. Anche l’olandese è una sorta di alieno in questo campionato. Parliamo di uno che, dopo aver picchiato la macchina contro le barriere nel giro di schieramento, la riporta in griglia (e non ai box) con la sospensione anteriore sinistra totalmente distrutta chiedendo ai meccanici di intervenire, come se niente fosse. Parliamo di uno che poi, ringraziati i ragazzi, senza neppure conoscere le condizioni della sua Red Bull, parte a razzo dalla settima casella, si ritrova in zona podio, attacca Stroll e si difende da Bottas. E ti porta a casa un secondo posto davanti a una Mercedes 2020 (e alle Mercedes 2019) impensabile dopo le qualifiche e totalmente folle da immaginare dopo lo schianto sulle barriere. Fortunato, certo, perché nel 99% dei casi un errore del genere ti costringe al ritiro ancora prima del via. Ma anche una gioia per gli occhi in quanto unica vera variabile impazzita di questo mondiale che altrimenti sarebbe già scritto.
F1 GP Ungheria 2020, Budapest: la Ferrari di Sebastian Vettel durante uno dei pit-stop
CALVARIO ROSSO Chi, purtroppo non ha neppure la possibilità di essere considerata una variabile, è la Ferrari. L’impressione, anzi, è che ieri in Q3 Vettel e Leclerc siano persino riusciti a ottenere più del previsto, con le prestazioni da terza forza in campo poi non confermate nei 70 giri di Budapest, pista che in teoria avrebbe invece dovuto sposarsi bene con le caratteristiche della SF1000. E se da un lato le Red Bull (ma non è una sorpresa) sono tornate a livelli accettabili anche con Albon, dall’altro le scelte strategiche del muretto e anche un po’ di immancabile sfortuna hanno completato il quadro di una domenica da dimenticare. Potremmo parlare dell’errore di mandare in pista Leclerc con gomme Soft e non con Medium – Vettel si è salvato chiedendo esplicitamente via radio le Pirelli “gialle” – o anche del primo stint troppo lungo in attesa della pioggia o dello sfortunato primo pit-stop del tedesco con conseguente perdita di tempo e posizioni. La verità è che questa Ferrari non può far altro che lottare con Renault e McLaren come quarta forza dietro a Mercedes, Red Bull e Racing Point. Chi lo avrebbe mai detto che l'imbarazzante risultato della passata stagione, con Vettel terzo a più di un minuto dal leader, 12 mesi dopo sarebbe stato praticamente un miraggio...