SEGRETI E VELENI L'accordo raggiunto tra FIA e Ferrari al termine delle indagini della Federazione sulle presunte irregolarità della power-unit di Maranello ha fatto imbestialire i team che non utilizzano i motori del Cavallino Rampante, tanto che le sette scuderie si sono coalizzate in una protesta sfociata in una lettera destinata alla FIA dai contenuti molto duri. In effetti, il modo in cui è stata gestita la questione ha lasciato particolarmente perplessi, considerando che nessun dettaglio è stato rivelato pubblicamente. Ora, Jean Todt ha deciso di far chiarezza sulla vicenda.
F1: l'amministratore delegato della Ferrari, Louis Camilleri, discute con il presidente della FIA, Jean Todt
LA VERSIONE DI TODT Intervistato da Autosport, il presidente della FIA è andato subito al punto: ''Se me lo chiedete, mi piacerebbe fornire tutti i dettagli della situazione, ma loro (la Ferrari, ndr) si sono opposti. Quindi, voglio dire, sono stati sanzionati, ma non possiamo fornire i dettagli della sanzione. E chiaramente non possiamo dire nulla, ma abbiamo ritenuto che sarebbe stato sbagliato non dire che il caso Ferrari era stato discusso e che ci fosse stata una sanzione. Onestamente, è molto semplice. Molto semplice. Abbiamo fatto molti sforzi per giungere alle nostre conclusioni, sulle quali gli altri team non concordano. Sfortunatamente, è un fatto compiuto di questioni tecniche, perché i nostri tecnici affermano che 'non possiamo certo dimostrare quanto dovremmo il fatto che loro (la Ferrari) non erano legali'''.
L'ACCORDO TRA MERCEDES E FERRARI In una precedente dichiarazione, Todt aveva spiegato che l'accordo con la Ferrari ''era l'unico risultato ragionevole derivante da un'indagine tecnica che ci era stata impartita e che non sarebbe stata conclusiva, così come risultante dalle raccomandazioni dei team tecnici, finanziari, legali e dai consulenti esterni della FIA''. L'ex team principal della Ferrari ha parlato anche della protesta dei sette team non motorizzati Ferrari: ''Ho parlato individualmente con alcune delle sette squadre. Una di loro (la Mercedes), ha deciso di tirarsene completamente fuori. Ho letto sulla stampa che c'è stata una discussione tra due presidenti. Ho ricevuto una lettera in risposta alla mia, in cui hanno confermato di comprendere la posizione della FIA, ma ciò non significava che fossero contenti della posizione della FIA e sarebbero stati felici se la Ferrari avesse consentito di dare la visibilità del caso. Cosa che anche a me piacerebbe, ma non possiamo''. La Mercedes ha ritirato la propria protesta dopo un accordo raggiunto tra il presidente della casa di Stoccarda, Ola Kallenius, e quello di Fiat Chrysler, John Elkann.
Mattia Binotto a Baku insieme al presidente Ferrari, John Elkann
AZIONI E REAZIONI Dunque, ricapitolando, le indagini avviate dalla FIA lo scorso autunno sulla power-unit Ferrari dopo le pressanti richieste dei team avversari hanno portato alla scoperta di alcune effettive irregolarità da parte degli uomini del Cavallino Rampante. Ciononostante, quanto raccolto dai tecnici della Federazione non era sufficiente per definire una completa infrazione delle regole da parte della Ferrari, la quale ha fatto valere il suo peso politico ed economico per impedire che venisse reso pubblico quanto scoperto. La FIA è rimasta così tra due fuochi e il tentativo di venirne fuori con quello sgangherato comunicato uscito non a caso al termine dei test invernali di Barcellona ha solo peggiorato la situazione, scatenando la reazione dei sette team non motorizzati Ferrari. Protesta che infine Todt è riuscito a far rientrare, in parte con discussioni private con i rappresentanti delle scuderie, in parte grazie all'accordo che la stessa Ferrari ha raggiunto con Mercedes e che ha coinvolto addirittura i numeri uno dei gruppi automobilistici che stanno dietro alle due scuderie. Una vicenda che fa poco onore ai protagonisti, ma che infine si è in qualche modo contenuta evitando danni ben maggiori per le parti coinvolte.