C'è un intero ''cluster'' che soffre una crisi senza precedenti ed è l'industria auto tedesca. Ma l'industria auto tedesca, nella sua spirale negativa, non è affatto sola. L'ultimo in ordine cronologico ad unirsi alla cattiva compagnia è il Gruppo Stellantis, che rivede le stime degli utili 2024 a causa di un intreccio di fattori. Non è forse il caso di tenere il punto della situazione? Sotto, in rigoroso ordine cronologico, tutti i Costruttori che correggono le proprie guidance. E tutte le ragioni di un fenomeno che si sa quando inizia e non si sa quando esaurisce i suoi effetti. Leggi, leggi...
VOLVO
Volvo ''soffre'' i dazi UE e USA alle vetture elettriche cinesi
Primo marchio europeo a tagliare le stime 2024 è Volvo Cars, che già a luglio, presentando i conti semestrali, sottolinea il superamento delle stime degli utili operativi del secondo trimestre, ma abbassa le previsioni di vendita al dettaglio per l'intero anno (da una crescita del 15% a una crescita del 12%), citando in special modo l'impatto dei dazi UE sulle auto elettriche prodotte in Cina. Di proprietà di Geely, Volvo infatti produce modelli EV anche in Cina e rischia di subire il fuoco incrociato della battaglia tariffaria non solo tra Bruxelles e Pechino, ma anche tra Pechino e Washington: gli USA impongono ora sulle importazioni di veicoli elettrici made in China un dazio del 100%. Benché la domanda di EX30 viaggi a gonfie vele (è il terzo modello EV più venduto in Europa, dopo Tesla Model Y e Tesla Model 3), le spedizioni procedono perciò a rilento. Almeno fino a quando EX30, in una mossa per aggirare le barriere commerciali stesse, non verrà prodotta anche nel sito di Ghent, in Belgio.
IBRIDE IN DEROGA Dalle stime sul breve periodo agli orizzonti di lungo respiro. A inizio settembre, Volvo comunica di aver abbandonato la sua ambizione di vendere solo auto completamente elettriche entro il 2030, riducendo la quota delle vendite full electric al 90%: anche oltre la scadenza del 2030, veicoli ibridi plug-in e ibridi leggeri rimarranno perciò in gamma (forse fino al 2040).
LOTUS
Costruttori premium, ma anche brand di lusso. Lotus Technology, britannica ma a proprietà cinese (Geely), a fine agosto taglia le sue previsioni di consegne per l'anno di oltre il 50%, citando l'incertezza posta dalle nuove tariffe negli Stati Uniti e nell'Unione Europea. La società, quotata a febbraio dopo essere stata scorporata come divisione EV di Lotus Group, prevede ora di consegnare 12.000 veicoli in tutto il 2024, anziché un volume di 26.000 unità, come in precedenza stimato.
Lotus Theory 1
VOLKSWAGEN
A fine settembre, il Gruppo taglia per la seconda volta nell'arco di alcune mesi le sue previsioni annuali a causa della debole domanda di autovetture. Volkswagen ora stima per il 2024 un margine operativo del 5,6%, in calo rispetto al 7% calcolato a luglio, quando l'azienda abbassava le sue aspettative in gran parte a causa dei costi previsti per la chiusura dello stabilimento Audi di Bruxelles. Anche la crescente concorrenza dalla Cina nei veicoli elettrici sta determinando forti sconti e quindi riducendo i margini, il tutto mentre la fiducia in calo dei consumatori (in Europa così come in Cina, afflitta dalla crisi immobiliare) indebolisce anche la domanda di auto con motore a combustione. Le consegne globali scenderanno perciò a circa 9 milioni di unità nel 2024, da 9,24 milioni nel 2023. Il flusso di cassa netto nella divisione auto raggiungerà circa 2 miliardi di euro, in calo rispetto ai 4,5 miliardi di euro precedenti, in parte a causa di attività di M&A, tra cui una partnership con Rivian Automotive sulle tecnologie EV. I ricavi scenderanno dello 0,7% a 320 miliardi di euro, mentre la società aveva inizialmente previsto un aumento fino al 5%. Volkswagen segnala ulteriori rischi anche per Skoda e Seat, citando un ''deterioramento dell'ambiente macroeconomico''.
Volkswagen nella bufera
VW VS IG METALL Il taglio delle prospettive di VW si aggiunge alle sfide che il CEO Oliver Blume deve oggi affrontare in materia di produzione e occupazione domestiche: Wolfsburg sta valutando per la prima volta nella storia la chiusura di stabilimenti in Germania e ha annullato promesse di sicurezza del lavoro durate decenni, il che apre la strada a un prolungato conflitto coi potenti sindacati tedeschi.
BMW
A seguito di Volkswagen, a comunicare una revisione al ribasso dei dati economico-finanziari 2024 è BMW Group. L'allarme giunge da Monaco di Baviera il 10 settembre, quando il CdA del Gruppo parla di ''venti contrari nel settore auto''. Un clima ostile dovuto in larga parte alla campagna di interventi tecnici legati all'Ibs, il sistema frenante integrato fornito a BMW da Continental, sistema potenzialmente difettoso (pur non mettendo a rischio la sicurezza di chi guida, assicura l'azienda) e che interessa in tutto 1,5 milioni di veicoli. Morale: maxi richiamo, blocco temporaneo delle consegne, costo dell'operazione superiore ai 500 milioni di euro. Ma a pesare sui conti ci si mette anche la solita Cina, mercato afflitto da un sensibile calo della domanda, nonostante le misure di stimolo del Governo locale. Tutto ciò si traduce in ''un lieve calo delle vendite'', anziché in un lieve incremento come originariamente ipotizzato, ma soprattutto in ''un significativo calo dell'utile prima delle tasse'', calcolato in un 6-7% dei ricavi, rispetto alle precedenti stime dell'8-10%. A sua volta, il rendimento del capitale investito (Roce) scende dal 21-26% al 14-16%.
BMW alle prese con la grana Ibs
MERCEDES
È il 19 settembre 2024 e Mercedes-Benz taglia le sue previsioni finanziarie per l'anno, citando ''un rapido deterioramento del business in Cina'', il maggiore mercato della Stella, specie per i modelli a più alto valore aggiunto come Classe S e il sub-brand Maybach. I rendimenti rettificati nell'unità principale delle auto sono ora previsti in un intervallo dal 7,5% all'8,5%, rispetto a una precedente previsione dell'11%. Nella strategia di una Casa che oggi punta forte sui prodotti di lusso per aumentare la redditività, si tratta di una battuta d'arresto importante. D'altra parte, l'ambiente macroeconomico della Cina si è deteriorato a causa dalla persistente crisi nel settore immobiliare, con gli ultimi veicoli elettrici Mercedes che laggiù hanno incontrato una risposta tiepida. Per giunta, in Cina gli utenti più giovani si rivolgono sempre più spesso a marchi nazionali, percepiti come tecnologicamente più avanzati.
Anche Mercedes rivede la sua guidance
GIARDINO SFIORITO Mentre gli affari in Cina piangono, anche in Europa le vendite devono sopportare una forte pressione. Le consegne Mercedes in tutta l'area sono crollate del -13% ad agosto e sono diminuite del -3% nei primi otto mesi. Tagliare le stime 2024 era un gesto logico.
ASTON MARTIN
Anche Aston Martin abbassa le sue previsioni per l'anno in corso. Il marchio inglese accusa le interruzioni della catena di fornitura e la debole domanda in Cina e a fine settembre prevede che le vendite annuali saranno di circa 1.000 veicoli in meno rispetto a quanto stimato in precedenza. Gli utili rettificati prima di interessi, imposte e ammortamenti (Ebitda) saranno leggermente inferiori al livello dell'anno scorso. Negativo, nel secondo semestre, anche il flusso di cassa libero.
Aston fa di nuovo i conti, a fine anno mancheranno 1.000 vendite
STELLANTIS
Ultima in ordine di tempo a unirsi alla lista di Costruttori che tirano il freno a mano è dunque Stellantis, che il 30 settembre taglia le sue previsioni di margine di profitto per l'anno, citando ''costi più elevati per rilanciare le attività Jeep e Dodge negli Stati Uniti'', la ''concorrenza cinese'' e ''un rallentamento globale generale nel settore auto''. Il margine di profitto rettificato dovrebbe ora essere compreso tra il 5,5% e il 7,0%, in calo rispetto al livello ''a due cifre'' precedentemente previsto. A sua volta, il free cash flow industriale dovrebbe ora essere compreso tra 5 e 10 miliardi di euro, in calo rispetto a una precedente proiezione ''positiva''. Il margine di profitto sarà infine intaccato da ''vendite inferiori alle attese nella seconda metà dell'anno nella maggior parte delle regioni''.
Gruppo Stellantis sotto pressione anche negli USA
GRANA USA Per quanto riguarda gli Stati Uniti, mercato nel quale il CEO di Stellantis Carlos Tavares è stato recentemente sottoposto a una pressione particolarmente intensa da parte di investitori, concessionari e sindacati a causa di vendite in calo, una gamma di veicoli datata e un inventario ''gonfio'', il Gruppo sostiene di aver ''accelerato il piano di normalizzazione dei livelli di stock, con l’obiettivo di non più di 330.000 unità in giacenza presso la rete entro la fine del 2024, rispetto al precedente termine del primo trimestre 2025''. Il Gruppo, si legge in una nota ''continuerà a far leva ed espandere i propri differenziatori competitivi ed è convinto che le azioni di recupero poste in essere si tradurranno in performance operative e finanziarie più robuste nel 2025 e oltre''.
IN SINTESI
Le Case auto europee lottano con una domanda di veicoli elettrici in calo che impone loro di ricorrere a misure che includono, come extrema ratio, tagli al personale e chiusure di fabbriche. Le tensioni commerciali con la Cina e lo spettro di miliardi di euro di multe da parte dell'Unione Europea legate a norme più severe sulla CO2 non aiutano a rasserenare il quadro. Si profila un autunno movimentato.