CHIEDO L'AIUTO DEL PUBBLICO Il principio, di per sé, non fa una grinza. Il principio è quello della sperimentazione su larga scala, da parte di una multinazionale, volto ad accelerare lo sviluppo di una determinata tecnologia, in questo caso le tecnologie di guida autonoma a favore della sicurezza sulle strade. Per raggiungere il proprio virtuoso obiettivo, il Costruttore coinvolge perciò nel processo i clienti stessi, che entrano così a far parte di un immaginario ''mega team'' di ricercatori. Senza dover fare assolutamente nulla, in più ricevendo la gratificazione di sentirsi protagonisti di un progetto che migliori la vita delle persone (che addirittura la salvi), quindi una buona (buonissima) causa. Quale, quindi, il rovescio della medaglia? Prima, citiamo il caso scuola.
PAZZA IDEA Per perfezionare l'ecosistema informatico della sua prossima generazione di vetture full electric, Volvo sta ora considerando la possibilità di elaborare i dati provenienti dalle auto dei clienti in tempo reale. Grazie ai dati generati nei milioni di chilometri percorsi da decine di migliaia di conducenti Volvo in tutto il mondo, gli ingegneri riuscirebbero ad approvare le funzioni di guida autonoma per luoghi geografici specifici più rapidamente di quanto non sarebbe possibile con un numero limitato di vetture su una pista di prova. Per elaborare tali dati, Volvo Cars e la controllata Zenseact stanno investendo in una data factory che arriverà a contenere oltre 200 PebiByte (225 milioni di gigabyte) di dati nei prossimi anni. Utilizzando le possibilità offerte dall'intelligenza artificiale (AI), i dati potranno essere analizzati in tempi record.
DO IL CONSENSO Tutto questo, tuttavia, dietro il consenso degli automobilisti stessi: tutti i dati raccolti - tengono a specificare dalla Svezia - saranno aggregati con adeguate tutele per la loro protezione. Ma i clienti potranno anche scegliere se autorizzarla o meno, la raccolta di tali dati prodotti dalle loro vetture. Ecco che entra in gioco il delicato tema della cybersecurity, e più in generale, della privacy.
VEDI SMART ASSISTANT Il sistema di valori in vigore al giorno d'oggi da una parte assegna alla tutela dei dati un'importanza crescente, dall'altra incoraggia gli utenti a condividere una quantità sempre maggiore di informazioni. Firmiamo ogni giorno moduli di consenso informato al trattamento dei dati personali, per poi consegnare alla rete i nostri dati sensibili, su base volontaria e senza preoccuparci delle possibili conseguenze. Si pensi ai sempre più diffusi assistenti vocali domestici, strumenti sempre in ascolto passivo e potenziali fessure digitali attraverso le quali cyber-malintenzionati potrebbero facilmente intrufolarsi per rovistare (e rubare) dalla nostra identità virtuale (e non solo). Sugli smart assistant, le autorità garanti della privacy hanno da tempo acceso i riflettori, imponendo regole molto stringenti e dispensando consigli sul comportamento da adottare da parte degli utenti. E da un device domestico ai software a bordo delle auto, il passo è breve.
AUTOMOBILISTA AVVISATO... Oltre che ispirata da una buona causa, Volvo è anche pienamente consapevole di quanto il percorso di acquisizione di dati personali sia lastricato di ostacoli legali, quindi anche possibile fonte di danni all'immagine, nel caso dovessero scoppiare controversie. In ogni caso, quando il protocollo di monitoraggio dei comportamenti degli utenti fosse pronto a debuttare (tra qualche anno?), molto importante sarà dedicare tempo e concentrazione alla lettura del ''manuale d'uso''. Accertandosi su come e da chi i dati dell'auto verranno raccolti, elaborati, conservati ed eventualmente a chi verranno resi accessibili. Affinché sia per davvero un consenso informato, e affinché ogni individuo possieda gli elementi per scegliere liberamente quale profilo sposare. Perché collaborare allo sviluppo della guida autonoma è una prospettiva affascinante. Purché il prezzo da pagare non si misuri in quote eccessive di privacy donate in beneficienza.