Se si stima che il traffico sia responsabile dell’inquinamento, in particolare per le emissioni di CO2 nell’atmosfera, soltanto per il 25% del totale, provate a pensare quanto incide il traffico generato dai veicoli storici, un patrimonio di storia utilizzato dagli appassionati proprietari per brevi giri e piccole gite. In genere, più che farci trasportare siamo noi appassionati che portiamo a spasso le nostre auto e le nostre moto storiche, un po’ come capita con il cane di casa. Eppure, ci sono amministrazioni che non riescono a capire la differenza tra veicoli vecchi e veicoli storici, i primi fortemente inquinanti e utilizzati spesso quotidianamente, i secondi utilizzati come dicevo sopra.
- Nasce ASI Green
- Meno dannose delle elettriche
- Riciclo? No, riuso
- La soluzione nei bio carburanti
- La prova con il Bulli
- I danni della demagogia
Auto storiche, a Roma porte aperte (fonte: ASI)
NASCE ASI GREEN
A Roma, ASI ha appena evitato, grazie a una sentenza del TAR, che i veicoli storici non potessero circolare tra gli altri reperti storici per cui Roma è famosa nel mondo. A Milano i veicoli storici non entrano per la maggior parte in Area C e hanno diritto a 25 accessi in Area B, esattamente come i veicoli vecchi. ASI, l’AutoMotoClub Storico Italiano, l’ente che si prende cura di tutelare questo patrimonio ha appena costituito una commissione interna, ASI Green, per impostare su basi scientifiche un percorso per la sostenibilità dei veicoli storici, con il primo obiettivo di liberalizzarne la circolazione. I veicoli storici non sono un problema per l’ambiente se non in misura residuale, sono un patrimonio storico da tutelare.
MENO DANNI DELLE ELETTRICHE
Innanzitutto, è meglio fare chiarezza su cosa significa l’impatto di un veicolo sull’ambiente. Si parla molto di emissioni zero, ci si preoccupa soprattutto, se non soltanto, delle emissioni di anidride carbonica ma si dimentica l’impatto sull’ambiente nella sua totalità, da quando l’auto viene costruita a quando viene rottamata. Certo, un’auto elettrica non ha uno scarico da cui emettere CO2, ma immette nell’ambiente soltanto per la sua produzione tanta CO2 quanto un’auto termica immette nell’ambiente in metà del suo ciclo di vita. Ovvero, si stima che il pareggio venga raggiunto quando un’auto termica ha percorso circa 77.000 chilometri e l’auto elettrica è ancora nella vetrina del concessionario. Senza contare che per la produzione di auto elettriche si stanno sventrando intere aree del nostro pianeta alla ricerca degli elementi necessari per la costruzione di batterie, con effetti decisamente non sostenibili, e non soltanto per l’ambiente, ma anche per l’economia e per il tessuto sociale.
RICICLO? NO, RIUSO
Dopo una breve ricerca personale sui miei veicoli storici ho concluso che le mie moto hanno una percorrenza media annuale di poche centinaia di chilometri, a volte zero, più o meno quanti ne percorre anche la mia auto storica. Pensate al forte impatto ambientale del mio parco storico e dell’impatto che avrebbe demolirlo in termini di energia richiesta, emissioni e non riciclabilità di molte parti. Sarebbe già sufficiente questo per convincere il legislatore attento a consentire la libera circolazione dei veicoli certificati come storici. I veicoli storici sono già campioni di sostenibilità: hanno già ampiamente ammortizzato la CO2 necessaria alla loro produzione e, poiché noi appassionati le teniamo in perfetta efficienza e non abbiamo la minima intenzione di rottamarli, sono un perfetto esempio di riciclo e di riuso, sia dei veicoli nella sua interezza, sia nel riuso di parti che vengono utilizzate come preziosi ricambi.
LA SOLUZIONE NEI BIO CARBURANTI
ASI Green va oltre. Vogliamo essere così miopi da guardare soltanto alle emissioni? Bene, i veicoli storici possono essere alimentati con bio carburanti, prodotti partendo da materia organica (scarti di industrie agroalimentari, rifiuti organici urbani, residui di legna o ramaglie) che altrimenti andrebbero smaltiti. Durante l’ultima edizione di Milano AutoClassica, ASI ha fatto il pieno di bio carburanti prodotti dalla inglese Coryton a due mezzi di natura ed epoca differente, una Corvette C4 e un Volkswagen Bulli, un V8 americano e un boxer tedesco. Le emissioni allo scarico restano, ma la CO2 emessa è compensata da quella utilizzata per produrre i bio carburanti, pari all’80% di quella emessa.
LA PROVA CON IL BULLI
Entrambi i motori non hanno avuto bisogno di alcun adattamento o regolazione e il campione di circa 300 enthusiast inglesi che utilizzano il bio carburante di Coryton sostengono che il motore giri meglio e che consumi anche un poco di meno. Salgo a bordo del Bulli, il motore gira come un orologio e suoi 32 cavalli portano sei adulti in salita senza sforzi, in seconda. Non è un caso che, passato il momento delle elettriche come panacea di tutti i mali ambientali, si parli sempre più di efuel, i carburanti sintetici che possono azzerare le emissioni di CO2 dell’attuale parco circolante. Il problema, a oggi, sta nel prezzo al litro (circa 4 euro per i bio carburanti di Coryton) e nella definizione di uno standard, limiti facilmente superabili pensando seriamente ai carburanti alternativi come una delle soluzioni al problema ambientale.
I DANNI DELLA DEMAGOGIA
Quindi, se già le storiche sono un campione di sostenibilità, si può lavorare anche sulle emissioni o, meglio, sulle già ridotte emissioni che le storiche emettono ogni anno. E non dovrebbero essere necessarie sentenze per rendere libera la circolazione dei veicoli storici, sarebbe sufficiente che chi legifera lo facesse su basi certe e scientifiche e non seguendo l’onda di una demagogia miope e perniciosa: si stima che l’indotto generato dai veicoli storici crei un impatto economico in Italia pari a circa tre miliardi di euro all’anno, di cui il 75% direttamente legato alla filiera dell’automotive e il restante 25% relativo ad altre attività come, per esempio, il turismo.