Nel Texas sudorientale i danni al parco circolante sono incalcolabili. Soffrono i concessionari, un po' meno i costruttori
COLPITE E AFFONDATE Morti, feriti, sfollati. Un impianto chimico fortemente minacciato. Uno Stato praticamente in ginocchio. E che ora ha serie difficoltà di spostamento. Perché mezzo milione di automobili sono letteralmente annegate. Se l'uragano Harvey si candida a passare agli annali come il maggior disastro naturale della storia degli Stati Uniti, è anche perché a subirne le conseguenze è e sarà soprattutto il mercato auto, un settore che ha nel Texas, trascinato proprio dall'area metropolitana di Houston, la seconda roccaforte nazionale dopo la California.
AUTO CIMITERO Ebbene, da uno studio riportato dal Detroit News i veicoli sott'acqua, tra autovetture e light truck (i pickup, laggiù popolarissimi), ammonterebbero a oltre 300.000, addirittura 500.000 secondo alcuni esperti. Una cifra in ogni caso assai superiore a quella calcolata dopo il passaggio dell'uragano Sandy nel 2005: allora, le auto danneggiate non superarono quota 250.000. A contare i danni maggior sarebbero i dealers locali, molti dei quali hanno visto i propri piazzali trasformarsi letteralmente in vasche a cielo aperto. Salvi sarebbero invece gli stabilimenti Toyota di San Antonio (solo un breve stop alla produzione, già tornata regolare) e quello General Motors di Arlington, 250 miglia a nord di Houston.
DEEP IMPACT Gli analisti stimano che il ciclone Harvey impatterà sul mercato Usa nella misura del 2% circa. D'altra parte, proprio il Texas pesa da solo per il 9% sul totale delle vendite a Stelle e Striscie, assorbendo il 14% del segmento dei pickup full size. Il crollo delle vendite si spiegherebbe sia con le difficoltà economiche e umanitarie delle popolazioni bersagliate dalle piogge torrenziali, sia con i problemi di logistica e approvvigionamento da parte dei concessionari. Tempi duri, da quelle parti. Anche per l'industria automotive.