Indagine Woolf: sulle strade e le autostrade italiane si contano 23 mila postazioni tra autovelox, tutor e telecamere semaforiche
MONDIALI DI TELERILAVAMENTO Russia 2018 è alle porte, l'Italia resta a casa. Non ci consola più di quel tanto, anzi, ma esiste anche una disciplina nella quale il nostro Paese è ai primi posti del ranking internazionale. Quello dei dispositivi per il rilevamento delle infrazioni stradali. Sommando Tutor, autovelox e semafori con telecamere, fanno 23.000 apparecchi. Siamo terzi al mondo, meglio di noi soltanto Germania e Brasile. Per un podio che - coincidenze - ci riporta amaramente proprio al gioco del pallone.
AUTOVELOX COME FUNGHI A conteggiare gli autovelox fissi e mobili disseminati lungo strade ed autostrade tricolori, oltre ai dispositivi Tutor di vecchia generazione (in attesa che Autostrade per l'Italia prema il pulsante e azioni i nuovi rilevatori), è la start-up Woolf, produttrice del popolare bracciale anti-autovelox per motociclisti. Woolf calcola come il 70% delle postazioni appartenga alla famiglia di autovelox fissi e telecamere semaforiche, mentre la restante quota si divide tra apparecchi in dotazione agli agenti e archi di misurazione Tutor.
VELOCITÀ COME MINIERA D'ORO Autovelox e tutor rappresentano per le casse dei Comuni un'entrata primaria. Nel 2017, le amministrazioni locali hanno realizzato un introito di 1,7 miliardi di euro, in crescita del 20% rispetto a un anno prima. Ogni italiano affronterebbe una spesa media di 33 euro, importo che cresce a oltre 100 euro per gli automobilisti e i motociclisti che si mettono in marcia con frequenza quotidiana. Firenze, Bologna e Milano i capoluoghi che concorrono al titolo di città più esosa: 130 euro procapite in multe per eccesso di velocità.