HISTORIA MAGISTRA VITAE Il posto di lavoro non si tocca. Il posto inteso sia come contratto dipendente, sia anche come luogo fisico. Niente tagli al personale, no a chiusura fabbriche, ovunque esse si trovino. Così disse Tavares ripetutamente in relazione all'eventualità di eliminare dalla mappa di Stellantis lavoratori e impianti. Salvo, ora, osservare come il costo della produzione nelle fabbriche italiane sia maggiore che non in altri Paesi, vedi Spagna, vedi la stessa Francia. È il seme di possibili razionalizzazioni, o peggio ancora di chiusure, di una o di più fabbriche in Italia? Prima di lanciarsi in proiezioni sul futuro, si può sempre interrogare la storia recente, maestra di vita che in più ne capisce anche di auto.
Carlos Tavares (PSA) e Mike Manley (FCA): storico accordo
FCA VS OPEL Quando PSA rilevò Opel da General Motors nel 2017, tra prepensionamenti e uscite volontarie i posti di lavoro evaporati dalle fabbriche tedesche furono qualcosa come 9.000. I francesi sottoposero l'ultima arrivata in famiglia a una dieta lacrime e sangue, ma così facendo, in tre anni la riportarono in salute, cioè al profitto. Certo, il caso Opel era ben diverso: un Gruppo che di fatto acquista un brand da un altro Costruttore, un marchio che versava in condizioni finanziarie preoccupanti, e la cui gamma era da rivedere quasi totalmente, pena la totale assenza di competitività sulla scena europea. Per quanto lungi dal rappresentare un caso scuola, il quadro ex FCA non è affatto allarmante: gli stabilimenti non funzionano a pieno regime, ma l'ombra del fallimento è per adesso totalmente assente. Resta però quella dichiarazione circa i costi, ritenuti troppo alti: l'uscita del CEO franco-portoghese allude a qualche mossa?
MISTERIOSO Secondo una fonte dei sindacati FCA, incontrati a Mirafiori l'ultima settimana di febbraio, Tavares sostiene come i costi più elevati non dipendano dal costo del lavoro, né dai salari netti dei lavoratori. Non sarebbe però sceso nei particolari, non avrebbe cioè comunicato a quali voci invece vada attribuita la scarsa efficienza della produzione made in Italy (un difetto che gli analisti di LMC Automotive misurano in un tasso del 55% di utilizzo rispetto alla effettiva capacità, contro il 68% degli impianti francesi). Né, di conseguenza, avrebbe illustrato un piano per diminuirli, tali costi. Non si può tuttavia negare come la riflessione del contrammiraglio di Stellantis lasci presagire che, degli oltre 5 miliardi di euro di risparmi annui calcolati grazie alla maxi-fusione, risparmi da raggiungere senza chiudere alcun sito, senza lasciare a casa un solo dipendente, anzi riportando alla redditività anche quei marchi oggi in depressione, una buona parte si otterrà intervenendo sull'industria del socio italiano. Come, più nello specifico? Questo il rebus.
Lo stabilimento FCA di Cassino
TRA I DUE LITIGANTI Da escludere, a questo punto, che la produzione di modelli ex PSA possa migrare su linee di montaggio in Italia. Più probabile, semmai, l'esatto contrario, anche se l'annuncio degli investimenti nella fabbrica polacca di Tychy, futura casa del nuovo SUV compatto Jeep-Fiat-Alfa Romeo, già lascia dedurre come un driver di risparmio possa essere la delocalizzazione spinta. Entro i confini dell'Europa, ma pur sempre oltre i confini dei Paesi di origine. Le parole di Tavares non svelano niente né dei suoi pensieri, né della realtà dell'industria italiana. Potrebbero passare quasi inosservate, sempre che dalle parole non si passi ai fatti.