Opel, 2.100 posti di lavoro in meno entro il 2025, altri 2.000 licenziamenti fino al 2029. I lavoratori FCA devono preoccuparsi?
DOWNSIZING Prima il salvataggio, ora qualche correzione all'ingranaggio. Dai nuovi padroni di PSA, il marchio Opel ha ricevuto tecnologie e nuovo entusiasmo. Ma il progresso è l'auto elettrica, cioè un prodotto la cui costruzione in serie non richiede più un intervento umano così intensivo come accade invece per una vettura a combustibili tradizionali. Meno componenti, meno isole di lavoro in catena di montaggio. Morale: entro 9 anni rimarranno a casa 4.100 dipedenti, dei quali 2.100 da qui al 2025, altri 2.000 circa entro il 2029. L'accordo con i sindacati segue inoltre un precedente negoziato per sfoltire la forza lavoro Opel di 6.000 uomini e donne. In meno di 10 anni, l'organico si ridurrà di oltre il 50%.
QUI GERMANIA, A VOI ITALIA Le vicende che interessano il ramo tedesco di PSA Group, e che in particolare toccano le fabbriche Opel di Russelsheim, Eisenach e Kairserslautern, non possono non provocare un brivido a quella platea di addetti che entro breve, proprio dei lavoratori PSA saranno colleghi diretti. Cala forse, sui dipendenti delle fabbriche italiane FCA, lo spettro di un destino analogo? Calma, innanzitutto. Dal management sono arrivate rassicurazioni: no a chiusure o riorganizzazioni di stabilimenti né in Italia, né in Francia. Tuttavia, sul lungo termine, chissà che i piani non subiscano alcune modifiche.
FCA-PSA, nessun taglio agli stabilimenti. Non nel breve termine
FCA NON È OPEL Perché anche Fiat Chrysler in materia di elettrificazione è un passo indietro nei confronti dei suoi nuovi partner, ed è alquanto probabile (se non addirittura ovvio) che le future EV del maxi-Gruppo (500e a parte) nasceranno sulle piattaforme CMP ed EMP2 di PSA, e non viceversa. Senza contare che la conversione in chiave elettrica del mondo auto nel suo intero implica per sua natura un taglio dell'occupazione trasversale a tutti i marchi. Quindi: per ora, nessun allarmismo. Piano Italia confermato e nessun licenziamento collettivo in vista. Il tema si riproporrà sul medio lungo periodo. E dipenderà dalle fortune e i dati commerciali che ogni brand registrerà in seguito alla fusione.