Ma allora siamo sorvegliati, dal momento in cui saliamo a bordo della nostra auto, oppure no? Lo siamo, sì, ma - in sintesi - perché scegliamo noi di essere spiati. A pesanti accuse, segue la difesa articolata di uno dei marchi coinvolti nella controversia divampata i giorni scorsi. Ad alcuni di voi sarà forse capitato di leggere a proposito di un report, pubblicato dalla Mozilla Foundation, nel quale si sostiene come diverse Case automobilistiche raccolgano e condividano i dati dei clienti senza il loro consenso, e nel quale si descrivono tutte le nuove auto come ''incubi di privacy su ruote che raccolgono enormi quantità di informazioni personali''. Tra i brand chiamati in causa, figura - oltre a Toyota, Tesla, Nissan, Ford, Subaru e altri - anche BMW. Che a stretto giro di posta, smentisce ora queste affermazioni in una dichiarazione ufficiale.
Automobili ''spione''? Solo se glielo permetti
PRIVACY ON DEMAND A farsi carico di confutare, punto per punto, le accuse di ''spionaggio'', è la filiale nordamericana. Del rapporto Mozilla, BMW North America evidenzia diverse inesattezze. Si sottolinea ad esempio che tutte le interfacce BMW offrono ai clienti la scelta di acconsentire o meno alla raccolta e all'elaborazione dei dati che possono avvenire all'interno del veicolo. I clienti possono cioè disattivare tutta la ''raccolta di dati opzionale'' sui loro veicoli ''in qualsiasi momento'', tramite il sistema iDrive. Anche i trasferimenti di dati ai servizi BMW possono essere interrotti, tuttavia ciò richiederebbe ai proprietari di disattivare la funzionalità eSIM, quindi - automaticamente - disabilitare il servizio di chiamata di emergenza eCall.
O la privacy, o la chiamata di emergenza (entrambe insieme non si può)
FIDATI DI ME Si arriva al punto chiave. Lo studio di Mozilla sostiene che le Case auto condividono e vendono dati personali, BMW risponde che tutti i dati raccolti vengono utilizzati per le proprie ''attività di marketing, obblighi di conformità legale, questioni di applicazione della legge e articoli correlati''. Che inoltre, i suoi clienti possono scegliere di non ricevere comunicazioni di marketing, né acconsentire a raccolte di dati “utilizzati per fare inferenze sulle preferenze e abitudini dei conducenti”. BMW si è anche difesa dalle accuse secondo cui condividerebbe i dati dei clienti con terze parti, come concessionari e fornitori di servizi. ''BMW NA condivide le informazioni personali con i concessionari autorizzati per offrire un servizio migliore ai nostri clienti e i clienti BMW NA scelgono con quali concessionari interagire''. Le terze parti sarebbero peraltro soggetti fidati (come società pubblicitarie o fornitori di servizi di posta elettronica) contrattualmente obbligati a mantenere riservate tutte le informazioni condivise. Qualsiasi informazione personale che BMW può condividere coi partner commerciali verrebbe effettuata, infine, solo ''su richiesta del cliente''.
BMW: dati trasmessi a terze parti solo col consenso del cliente
(R)ASSICURAZIONI Altra accusa, altra difesa. In risposta al passaggio dello studio Mozilla che testualmente recita ''Potresti non volere che la tua compagnia assicurativa sappia del tuo piede anteriore, se non fosse che esiste una probabilità piuttosto alta che lo sappia già'', BMW sostiene di non condividere i dati dei conducenti e le informazioni personali con le compagnie di assicurazione senza esplicito consenso. Se i clienti BMW desiderano condividere i propri dati telematici con le compagnie assicurative, questa sarebbe insomma una loro scelta. ''BMW garantisce semplicemente che tale condivisione di dati avvenga in modo informato, controllato, consentito e sicuro''.
IL CASO (NON) È CHIUSO BMW si discolpa, ma l'impressione è che non sia finita qui. Il report Mozilla sembra aver semplicemente alimentato un dubbio col quale numerosi automobilisti già convivono da tempo. E cioè che, man mano che i veicoli diventano più avanzati e sofisticati, la propria privacy diminuisce. Ed è anche sulla fiducia che i Costruttori sapranno meritarsi in materia di gestione e protezione dei dati personali, che in futuro si misurerà il loro successo, o il loro discredito.