L'una, nel 2022, ha totalizzato 13.221 vendite. L'altro, una cifra attorno ai 5,8 milioni di veicoli. L'una è un marchio, l'altro è un Gruppo che di marchi ne ha 14. L'una, tuttavia, è un marchio di lusso, iscritta a un campionato a parte, dove i soldi non mancano mai. L'altro, invece, deve fare i conti con i saliscendi dell'economia globale, e in tempi come questi di certezze ce ne sono poche. Primavera 2023, stagione chiave: per la prima volta, il brand Ferrari supera Stellantis per capitalizzazione in borsa: 49,2 miliardi di euro contro 47,1 miliardi. Non c'è da meravigliarsi, e sai perché?
Ottobre 2015, Ferrari si quota alla Borsa di New York
LE VA DI LUSSO Le straordinarie performance del Cavallino, che dallo scorporo da FCA e la quotazione a Wall Street (ottobre 2015) e Borsa Italiana (gennaio 2016), quando valeva circa 9,2 miliardi di euro, ha nel tempo moltiplicato di oltre cinque volte il suo valore di mercato, crescendo solo negli ultimi 12 mesi di oltre il +64% (da 180 euro per azione a maggio 2022 agli attuali 270 euro), rispecchiano il trend delle maggiori società di beni ad alto e altissimo valore aggiunto. Il caso simbolo è quello di LVMH (Louis Vuitton Moet Hennessy), oggi non solo la più grazie azienda europea per capitalizzazione, ma anche una delle prime dieci al mondo. I grandi Gruppi auto soffrono inflazione, rialzi dei tassi di interesse, perdita del potere d'acquisto della classe media. I brand del lusso, alle dinamiche ''terrestri'', sembrano del tutto estranei. Da qui l'apparente paradosso di una marca che nell'arco di otto anni scalza dalla graduatoria quel conglomerato a cui fanno capo pure gli ex proprietari di Fiat Chrysler (per quanto Exor, la holding della famiglia Agnelli, sia sempre il maggior azionista sia in Stellantis, sia in Ferrari).
Purosangue, asso pigliatutto
IL CAVALLINO VINCENTE Benché benefici dell'appartenenza a una categoria tradizionalmente anticiclica, circoscrivere i successi finanziari di Ferrari esclusivamente alla sua natura di Costruttore di auto di lusso sarebbe riduttivo. Determinanti sono anche strategia di prodotto e filosofia industriale: nemmeno con Purosangue, un modello differente da qualsiasi altra Ferrari mai uscita dai cancelli della fabbrica di Maranello, il management pare voler tradire i propri principi di tiratura limitata e di ricerca della qualità e dell'esclusività, a scapito dei grandi volumi. Una scelta che paga, una bussola che torna utile anche in vista della transizione ''green'' a cui Ferrari, per come la vede la politica, non potrà non partecipare.