Importi congelati per i primi 6 mesi del 2019 sul 90% della rete nazionale. Ma su alcune tratte i rincari scattano ugualmente
ANNO NUOVO, PREZZI VECCHI Non qualsiasi tradizione merita di tramandarsi, non certo quella dei puntuali rincari del pedaggio autostradale. Buone notizie, perché a questo giro il nuovo anno non porta con sé alcun aumento. Da casello a casello, tariffe 2019 identiche alle tariffe 2018. Almeno per i primi 6 mesi, almeno sul 90% della rete nazionale. Già, perché l'accordo stipulato tra il Governo e le concessionarie (un impegno preso dopo trattative come sempre ricche di ostacoli) esclude pur sempre alcune tratte. Percorse le quali, sarà necessario versare una monetina in più. Come (ahimé) da tradizione.
SACCHE DI RESISTENZA Come comunicato il 31 dicembre dal ministro dei Trasporti Toninelli, il decreto scongiura l'incremento dell'importo del ticket autostradale sulla quasi totalità del network nazionale. Pedaggi congelati perché direttamente collegati con gli investimenti effettivi, e non più presunti. Resta fuori un 10% di rete, quello con le quali il dialogo tra il Mit e le concessionarie non ha dato i frutti sperati.
PEDAGGI FERMI, ANZI NO Ad applicare lo scatto sono l'A6 Torino-Savona (aumenti tariffari del 2,2%), la A5 Autostrada della Valle d'Aosta (+6,32%), la A32 Torino-Bardonecchia (+6,71%), inoltre la rete gestita da Concessioni Autostradali Venete Spa (A4 da Padova Est al bivio con la A57, Passante di Mestre, A57-Tangenziale di Mestre), per la quale i rincari ammontano al 2,06%. Nonostante la fumata nera nella trattativa col Governo, blocca di propria iniziativa l'aumento tariffario del 19% anche la società Strada dei Parchi, titolare di A24 (Roma-L'Aquila) e A25 (diramazione per Pescara). Ma solo fino al 28 febbraio...