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Editoriale

L'Italia rifiuta l'Euro 7. Ed è in buona compagnia


Avatar di Emanuele Colombo, il 22/05/23

1 anno fa - Italia, Francia e altri 6 Paesi in Europa respingono l'Euro 7

Italia & c.: gli otto Paesi europei che respingono l'Euro 7
Euro 7: Francia, Italia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia si oppongono alle nuove norme

L'Italia e altre sette Nazioni dell'Unione Europea, hanno chiesto in un documento congiunto di eliminare dalle norme Euro 7 di prossima introduzione i nuovi limiti previsti per le emissioni di scarico: secondo il gruppo, che comprende anche Francia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia, gli obiettivi fissati sarebbero eccessivamente ambiziosi e irrealistici, e potrebbero dirottare investimenti cruciali per raggiungere l'obiettivo dell'UE di vietare la vendita di nuovi veicoli con motore a combustione dopo il 2035. Di questo avviso anche Carlos Tavares, CEO di Stellantis, secondo cui gli ultimi passi per ridurre la CO2 dalle auto comporterebbero oneri inutili per l'industria e rallenterebbero il passaggio del settore all'elettrificazione.

Tavares, idea IndiaTavares, idea India

GLI OBIETTIVI DELL'EURO 7 Un obiettivo, quello dell'elettrificazione, che però ha già ricevuto uno sgambetto con l'approvazione degli e-fuel richiesta dalla Germania e accettata dalla UE, a ben vedere. Ma che cosa si prefigge, esattamente, l'Euro 7? L'obiettivo del nuovo regolamento è inasprire le norme sugli inquinanti diversi dalla CO2, come il monossido di carbonio CO e gli ossidi di azoto NOx. Le regole mirano anche a contrastare il particolato proveniente da freni e pneumatici, prodotto dal consumo delle pastiglie e del battistrada rispettivamente. L'entrata in vigore è per ora prevista al 1° luglio 2025, ma se in origine l'intenzione era regolamentare gli standard per l'ultima generazione di motori a combustione, il via libera ai carburanti sintetici potrebbe allungare la vita di benzina e Diesel almeno fino al 2040. Se non oltre.

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PUNTO DI PARTENZA Forse proprio in un'ottica di più lungo respiro, i Paesi che si oppongono affermano che è troppo presto per attuare un ulteriore giro di vite sulle emissioni e sostengono che i tempi di consegna sono di almeno tre anni dal momento dell'adozione del pacchetto. Lo stesso presidente francese Emmanuel Macron avrebbe auspicato una pausa nella regolamentazione climatica dell'UE. La preoccupazione è che il passaggio all'elettrico possa comportare la perdita di migliaia di posti di lavoro nel settore e la presa di posizione è netta: ''Ci opponiamo a qualsiasi nuova norma sulle emissioni di scarico (compresi nuovi requisiti per i test o nuovi limiti) per auto e furgoni'', affermano i paesi firmatari del documento. Ma come è accaduto per gli e-fuel questa dichiarazione pare il punto di partenza per una trattativa in cui i colloqui tra il Parlamento Europeo e gli Stati membri devono ancora iniziare. Non si tratta dunque di un ''uno a zero e palla al centro'', ma piuttosto di una dichiarazione pre-partita, che anticipa il calcio d'inizio. Fare pronostici sul risultato è quantomai prematuro.

Fonte: Automotive News Europe


Pubblicato da Emanuele Colombo, 22/05/2023
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