Missione compiuta, anzi no. Dal 2025, cambia tutto. Dovevano servire, gli incentivi auto, ad innescare un circolo virtuoso, a propiziare quella classica win win situation secondo la quale, a un aumento della domanda, corrisponde un aumento dei volumi prodotti. Così non è andata, visto che a un (timido) aumento delle vendite di nuove auto fa oggi da contraltare un drastico calo delle automobili prodotte in territorio nazionale. Urge una correzione del progetto: tipo un ecobonus riservato solo ad automobili prodotte in loco. Più semplice a dirsi, che non a mettersi in pratica.
Produzione auto in calo, l'ecobonus non ha funzionato (non in questo senso)
LUCI E OMBRE Nel corso del Tavolo Automotive riunitosi lo scorso 7 agosto presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, incontro durante il quale il ministro Adolfo Urso ha fatto il punto coi rappresentanti dell'industria di settore e le organizzazioni sindacali, è emersa una parziale soddisfazione per i risultati conseguiti dall'ecobonus 2024 sia lato domanda, sia lato sostituzione progressiva parco circolante. Al tempo stesso, tuttavia, si ammette anche la delusione per un piano che non ha centrato il target di un aumento della produzione nazionale, in forte calo nel primo semestre (-25% sullo stesso periodo 2023). Da qui la proposta di un meccanismo di incentivi che, a partire dalla prossima edizione, ovvero dal 2025, privilegi ''le produzioni a elevato contenuto di componentistica europea'' e che ''garantisca la sostenibilità delle produzioni''. Sempre ispirandosi agli altri due principi cardine, ovvero ''il rinnovo del parco circolante'' e ''il supporto alle famiglie a bassa capacità di spesa'', dal 2025 la priorità verrà assegnata dunque ''al sostegno alla filiera nazionale e all’occupazione'', afferma il ministro Urso. Più di preciso?
Al Tavolo Automotive si è parlato di nuovi incentivi auto. Quali criteri?
QUOTA 40 Sembra che il criterio, da parte dei Costruttori, per poter candidare i propri modelli ai nuovi aiuti di Stato, consista non solo nell'assemblaggio finale in Italia o in altri Paesi UE, ma anche nella prova che almeno il 40% della componentistica provenga da fornitori di origine europea. La misura servirebbe a penalizzare il fenomeno del ''made in Italy'' o del ''made in UE'' che nasconde in realtà - specie in caso di auto elettrica - un processo produttivo in larga parte extra UE, in prevalenza ''made in China''. Il danno e la beffa: dopo i super dazi, l'industria dell'auto della Cina si ritroverebbe quindi un'altra barriera all'ingresso. A seconda della prospettiva, riceverebbe altresì un invito ad aprire filiali in Italia in pianta stabile.
Quali cinesi costruiranno in Italia? Chery? Dongfeng?
MODELLO FRANCIA Le istruzioni per l'uso dei nuovi incentivi 2025 sono ancora (quasi) tutte da scoprire: per ora il Mimit cita uno stanziamento da 750 milioni di euro (a grandi linee, come quello del 2024), ma altre caratteristiche come bonus unitari, fasce di emissioni, reddito famiglie e rottamazione usato, dovrebbero assumere contorni più chiari solo da settembre in avanti. Accontentiamoci per ora di apprendere che il Governo Meloni sembra dell'idea di replicare il ''modello Macron'': in Francia, nel 2024 gli incentivi alle auto elettriche viene modulato anche in base alle emissioni dei veicoli lungo tutto il ciclo vita, una mossa volta indirettamente a ostacolare proprio l'auto elettrica cinese. L'ostilità verso le auto di importazione dalla Repubblica Popolare potrebbe contemporaneamente accelerare il famoso accordo tra il Governo e uno o più Costruttori della Cina per la produzione direttamente in Italia. Accordo in nome del quale, tra agosto e settembre, sono previsti altri meeting. Dongfeng in pole position, ma anche BYD, Chery, forse Aiways? Sì, ma il punto è un altro.
Solo auto ''made in UE''. Ma nuova Panda non verrà assemblata in UE...
FATTA LA LEGGE... Come stabilire quella quota del 40% di componentistica europea? Un attestato? E timbrato da chi? Perché risalire all'origine della componentistica è un processo tutto fuori che banale. E una semplice auto-certificazione si presterebbe a possibili manipolazioni. E poi perché il 40%, e non il 70% (una percentuale a caso)? Infine: solo ''in Unione Europea'', o anche al di fuori? Eh già, visto che nuova Fiat Grande Panda, per esempio, verrà costruita in Serbia, nazione fuori dall'UE. In conclusione: le intenzioni sembrano anche andare nella giusta direzione, tuttavia il sospetto è che una misura del genere possa dar luogo a polemiche, ingiustizie e recriminazioni. In ultima istanza, mancare ancora gli obiettivi: rilanciare gli acquisti di auto, rilanciare la (nostra) industria dell'auto.